Madagascar: le ostetriche tradizionali aiutano a salvare le partorienti
Il Madagascar si trova ad affrontare una triplice sfida: rapido incremento demografico,
crescente povertà e instabilità politica. E’ quanto emerge dal rapporto del Fondo
delle Nazioni Unite (Unfpa) sullo Stato dell’Ostetricia nel mondo. Nel Paese africano
ci sono circa 3 mila centri sanitari, ma molti sono in stato di abbandono o chiusi
a causa della crisi politica. Ci sono solo 4 ostetriche professioniste ogni 1000 nati
vivi e, nonostante vi siano 21 scuole di ostetricia, dove si insegnano le norme igieniche
per partorire e far fronte ad eventuali complicazioni, il numero di laureati non soddisfa
il fabbisogno. In molte aree del Paese - riferisce l'agenzia Fides - le donne fanno
affidamento su levatrici tradizionali, conosciute come ‘matrone’ che, spesso, vengono
accusate di non essere in grado di far fronte alle complicazioni, minacciano il parto
sicuro o fanno partorire in ambienti malsani. Tuttavia nel Centre Sante de Base (CSB
II) a Betraka, un piccolo villaggio 50km a nord della città costiera di Manakara,
attualmente le matrone vengono reclutate per una campagna a favore del parto in clinica
o in ospedale, con l’obiettivo di ridurre il tasso di mortalità materno e neonatale.
Per far fronte alle precarie infrastrutture e alla mancanza di personale qualificato
soprattutto nelle province, il governo del Madagascar ha fatto della salute materna
e neonatale una priorità assoluta. Nel 2008 ha lanciato un piano nazionale che prevede
assistenza sanitaria gratuita alla nascita, compresi i costosi parti cesarei, oltre
all’incremento di personale ostetrico competente. Molte zone sono ancora lontane da
questo obiettivo e, convincendo le ‘matrone’ a promuovere il parto negli ospedali,
gli operatori sanitari hanno trovato un alleato prezioso. (R.P.)