Il cardinale Ouellet: rinnovare lo slancio missionario nel continente americano
“Siamo venuti a ravvivare il dono della fede che abbiamo ricevuto 500 anni, fa il
patrimonio più prezioso che unisce il Sud al Nord dell’America. Ora possiamo dirci
pronti a diffondere il messaggio del Vangelo con ardore nuovo, modi e linguaggi rinnovati”:
è quanto ha affermato martedì sera il cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia
Commissione per l’America latina, nella Chiesa romana di Santa Maria in Traspontina,
in occasione Messa di chiusura del Congresso internazionale “ Ecclesia in America”
apertosi in Vaticano il 9 dicembre scorso alla presenza di delegati da tutto il continente.
Il porporato ha auspicato che tutti i battezzati d’America proclamino la loro fede
nel rispetto della libertà altrui ma coscienti di doverla passare alle nuove generazioni
dell’era digitale. Nelle sue parole anche il ricordo delle due indigene d’America
canonizzate, l’ultima, nell’ottobre scorso, a cui il cardinale Ouellet ha affidato
l’unità del continente americano e la diffusione della fede cattolica nel mondo, auspicando
il fiorire di nuovi santi. Quindi la lode della Vergine di Guadalupe, nel giorno della
sua festa, patrona delle Americhe, invocata ieri anche dal Papa all’udienza generale.
Olivier Tosseri ha chiesto al cardinale Marc Ouellet di fare un bilancio
del Congresso:
R. – Ce fut un Congrès très riche… E’ stato un Congresso
molto ricco, molto ricco nella metodologia e anche nella qualità della comunione che
si è creata tra i partecipanti che provenivano da tutta l’America. Inoltre, c’è stato
come un risveglio in relazione all’unità che ci è stata donata attraverso il Battesimo.
Quindi, con questa responsabilità di testimoniare il nostro Battesimo, abbiamo anche
la responsabilità missionaria, cioè di curare la comunione della Chiesa che è fondata
sul Battesimo e poi anche di portarla agli altri. E’ per questo che, verso la fine,
il Congresso ha avuto uno slancio missionario: l’obiettivo principale era quello di
risvegliare la comunione ma allo stesso tempo di fare di noi, nello spirito dell’assemblea
di Apareçida, discepoli missionari.
D. – Quali sono gli ostacoli alla comunione
della Chiesa nel continente americano? Forse la secolarizzazione che avanza, i modi
diversi di vivere la fede nel continente?
R. – Certainment que la sécularisation…
Certo, la secolarizzazione è una sfida enorme, ma anche la diseguaglianza e le
leggi ingiuste, per esempio in relazione all’immigrazione: ne abbiamo parlato molto.
La fede, infatti, è ricevuta e mantenuta in America anche grazie all’arrivo dei latinos
che pure hanno bisogno di attenzione pastorale. Noi ci siamo soffermati su queste
sfide che sono numerose, perché l’attenzione era incentrata sulla presa di coscienza
che la nostra forza è nella fede e dunque in Cristo, ed è a partire da Lui che possiamo
trovare la grazia, il coraggio e anche mezzi per impegnarci nella trasformazione della
società.
D. – Secondo lei, l’immigrazione è una possibilità per il continente
e per questo slancio missionario di cui parlava?
R. – C’est à la fois un défi
et une chance… E’ una sfida e una possibilità insieme. Se penso all’America del
Nord è certamente una possibilità, perché la secolarizzazione è più avanzata e l’arrivo
dei latinos ci riporta alle nostre radici cristiane. E’ una grande sfida perché la
capacità di assorbimento di una società ha limiti ben precisi, e quindi è soprattutto
lì che la Chiesa deve impegnarsi di più per creare comunità di accoglienza e permettere
a queste popolazioni di integrarsi socialmente, di trovare lavoro, di riunire le famiglie
e conservare il loro patrimonio religioso e culturale.
D. – E per quanto riguarda
il dialogo tra le diverse Chiese e le diverse confessioni che ci sono nel continente
americano?
R. – Là-dessus nous nous sommes arretés… Lì ci siamo soffermati
senza attardarci molto, pur mettendo l’accento sul Battesimo: noi siamo un continente
di battezzati e questo riguarda tutte le diverse comunità cristiane. C’era, in sottofondo,
una sorta di pensiero ecumenico: c’è, da parte della Chiesa cattolica, una grande
apertura nei riguardi di tutti coloro che sono stati battezzati e che nel profondo
aspirano, a volte senza saperlo, all’incontro con la Madre di Dio, che è il cuore
della Chiesa, e con l’Eucaristia, che è il dono per eccellenza del Risorto. Credo
che l’ecumenismo rimanga una grande sfida per questa testimonianza di unità che potrà
rendere il continente più credibile agli occhi del resto del mondo.