Il Papa all'udienza generale: Dio è in mezzo a noi, ma il mondo è distratto
Benedetto XVI, durante l’udienza generale di stamani, ha continuato a parlare della
Rivelazione di Dio, “come comunicazione che Egli fa di Se stesso e del suo disegno
di benevolenza e di amore. Questa Rivelazione di Dio – ha affermato - si inserisce
nel tempo e nella storia degli uomini: storia che diventa «il luogo in cui possiamo
costatare l’agire di Dio a favore dell’umanità. Egli ci raggiunge in ciò che per noi
è più familiare, e facile da verificare, perché costituisce il nostro contesto quotidiano,
senza il quale non riusciremmo a comprenderci» (GIOVANNI PAOLO II, Enc. Fides et ratio,
12)”.
L’evangelista san Marco – ha osservato – “riporta, in termini chiari
e sintetici, i momenti iniziali della predicazione di Gesù: «Il tempo è compiuto e
il regno di Dio è vicino» (Mc 1,15). Ciò che illumina e dà senso pieno alla storia
del mondo e dell’uomo inizia a brillare nella grotta di Betlemme; è il Mistero che
contempleremo tra poco nel Natale: la salvezza che si realizza in Gesù Cristo. In
Gesù di Nazaret Dio manifesta il suo volto e chiede la decisione dell’uomo di riconoscerlo
e di seguirlo. Il rivelarsi di Dio nella storia per entrare in rapporto di dialogo
d’amore con l’uomo, dona un nuovo senso all’intero cammino umano. La storia non è
un semplice succedersi di secoli, di anni, di giorni, ma è il tempo di una presenza
che le dona pieno significato e la apre ad una solida speranza”.
Il Papa ha
rimarcato che la Sacra Scrittura “ è il luogo privilegiato” per leggere le tappe di
questa Rivelazione di Dio. Quindi ha aggiunto: !vorrei - ancora una volta - invitare
tutti, in questo Anno della fede, a prendere in mano più spesso la Bibbia per leggerla
e meditarla e a prestare maggiore attenzione alle Letture della Messa domenicale;
tutto ciò costituisce un alimento prezioso per la nostra fede”.
“Leggendo l’Antico
Testamento – ha rilevato il Papa - possiamo vedere come gli interventi di Dio nella
storia del popolo che si è scelto e con cui stringe alleanza non sono fatti che passano
e cadono nella dimenticanza, ma diventano “memoria”, costituiscono insieme la “storia
della salvezza”, mantenuta viva nella coscienza del popolo d’Israele attraverso la
celebrazione degli avvenimenti salvifici. Così, nel Libro dell’Esodo il Signore indica
a Mosè di celebrare il grande momento della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto,
la Pasqua ebraica, con queste parole: «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo
celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come
un rito perenne» (12,14). Per l’intero popolo d’Israele ricordare ciò che Dio ha operato
diventa una sorta di imperativo costante perché il trascorrere del tempo sia segnato
dalla memoria vivente degli eventi passati"... "Nel Libro del Deuteronomio, Mosè si
rivolge al popolo dicendo: «Guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi
hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai
anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli» (4,9)"... "La fede è alimentata dalla
scoperta e dalla memoria del Dio sempre fedele, che guida la storia e che costituisce
il fondamento sicuro e stabile su cui poggiare la propria vita. Anche il canto del
Magnificat, che la Vergine Maria innalza a Dio, è un esempio altissimo di questa storia
della salvezza"... "Maria nel Magnificat esalta l’agire misericordioso di Dio nel
cammino concreto del suo popolo, la fedeltà alle promesse di alleanza fatte ad Abramo
e alla sua discendenza; e tutto questo è memoria viva della presenza divina che mai
viene meno (cfr Lc 1,46-55)”.
Il Papa ha quindi affermato che “per Israele,
l’Esodo è l’evento storico centrale in cui Dio rivela la sua azione potente. Dio libera
gli Israeliti dalla schiavitù dell’Egitto perché possano ritornare alla Terra Promessa
e adorarlo come l’unico e vero Signore. Israele non si mette in cammino per essere
un popolo come gli altri" ma "per servire Dio nel culto e nella vita" e "testimoniarlo
in mezzo agli altri popoli. La celebrazione di questo evento è un renderlo presente
e attuale, perché l’opera di Dio non viene meno. Egli tiene fede al suo disegno di
liberazione e continua a perseguirlo, affinché l’uomo possa riconoscere e servire
il suo Signore e rispondere con fede e amore alla sua azione”.
“Dio – ha spiegato
- quindi rivela Se stesso non solo nell’atto primordiale della creazione, ma entrando
nella nostra storia, nella storia di un piccolo popolo che non era né il più numeroso,
né il più forte. E questa Rivelazione di Dio, che va avanti nella storia, culmina
in Gesù Cristo: Dio, il Logos, la Parola creatrice che è all’origine del mondo, si
è incarnata in Gesù e ha mostrato il vero volto di Dio. In Gesù si compie ogni promessa,
in Lui culmina la storia di Dio con l’umanità. Quando leggiamo il racconto dei due
discepoli in cammino verso Emmaus, narratoci da San Luca, vediamo come emerga in modo
chiaro che la persona di Cristo illumina l’Antico Testamento, l’intera storia della
salvezza e mostra il grande disegno unitario dei due Testamenti"... "Gesù, infatti,
spiega ai due viandanti smarriti e delusi di essere il compimento di ogni promessa:
«E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò
che si riferiva a lui» (24,27). L’Evangelista riporta l’esclamazione dei due discepoli
dopo aver riconosciuto che quel compagno di viaggio era il Signore: «Non ardeva forse
in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava
le Scritture?» (v. 32)”.
Benedetto XVI ha poi sottolineato che “il Catechismo
della Chiesa Cattolica riassume le tappe della Rivelazione divina mostrandone sinteticamente
lo sviluppo (cfr nn. 54-64): Dio ha invitato l’uomo fin dagli inizi ad un’intima comunione
con Sé e anche quando l’uomo, per la propria disobbedienza, ha perso la sua amicizia,
Dio non l’ha abbandonato in potere della morte, ma ha offerto molte volte agli uomini
la sua alleanza (cfr Messale Romano, Pregh. Euc. IV). Il Catechismo ripercorre il
cammino di Dio con l’uomo dall’alleanza con Noé dopo il diluvio, alla chiamata di
Abramo ad uscire dalla sua terra per renderlo padre di una moltitudine di popoli.
Dio forma Israele quale suo popolo, attraverso l’evento dell’Esodo, l’alleanza del
Sinai e il dono, per mezzo di Mosè, della Legge per essere riconosciuto e servito
come l’unico Dio vivo e vero. Con i profeti, Dio guida il suo popolo nella speranza
della salvezza" che nella sua pienezza si realizza in Cristo.
Ha infine ricordato
l’agire di Dio nella storia dell’uomo, “per mostrare le tappe di questo grande disegno
di amore testimoniato nell’Antico e nel Nuovo Testamento: un unico disegno di salvezza
rivolto all’intera umanità, progressivamente rivelato e realizzato dalla potenza di
Dio". Questo "è fondamentale per il cammino di fede. Siamo nel tempo liturgico dell’Avvento
che ci prepara al Santo Natale. Come sappiamo tutti, il termine “Avvento” significa
“venuta”, “presenza”, e anticamente indicava proprio l’arrivo del re o dell’imperatore
in una determinata provincia. Per noi cristiani la parola indica una realtà meravigliosa
e sconvolgente: Dio stesso ha varcato il suo Cielo e si è chinato sull’uomo; ha stretto
alleanza con lui entrando nella storia di un popolo; Egli è il re che è sceso in questa
povera provincia che è la terra e ha fatto dono a noi della sua visita assumendo la
nostra carne, diventando uomo come noi. L’Avvento ci invita a ripercorrere il cammino
di questa presenza e ci ricorda sempre di nuovo che Dio non si è tolto dal mondo,
non è assente, non ci ha abbandonato a noi stessi, ma ci viene incontro in diversi
modi, che dobbiamo imparare a discernere. E anche noi con la nostra fede, la nostra
speranza e la nostra carità – ha concluso - siamo chiamati ogni giorno a scorgere
e a testimoniare questa presenza, in un mondo spesso superficiale e distratto, e far
risplendere nella nostra vita la luce che ha illuminato la grotta di Betlemme”.