Messa del cardinale Bertone per i dipendenti dello Ior
Lavorando insieme si risolvono tutti i problemi. E l’Istituto per le Opere di Religione,
lo Ior, nonostante un anno tribolato, lo sta dimostrando, continuando a svolgere il
proprio servizio come una buona famiglia, in unità di intenti, per il bene della Chiesa.
È l’augurio che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha espresso alla
comunità dello Ior, ieri mattina, in occasione della Messa celebrata in preparazione
al Natale. All’inizio del rito – riporta un articolo dell’Osservatore Romano - il
direttore generale Paolo Cipriani ha ringraziato il porporato e tutti i suoi collaboratori,
per la disponibilità "nei nostri confronti ogni volta che ne facciamo richiesta" e
"per tutto quello che sta facendo per il nostro Istituto e per le nostre famiglie".
"La vostra è una comunità di lavoro peculiare" — ha proseguito il porporato— perché
opera, "si potrebbe dire, quasi nel Palazzo Apostolico e, come per ogni comunità che
si riconosce nei valori della religione e quindi della fede, deve coltivare nel suo
seno quel modo di essere che supera le relazioni solamente materiali e umane e che
si radica nella vita dello spirito".
Quindi ha fatto riferimento alla "lettera
del beato Giovanni Paolo II sul significato del lavoro prestato alla Sede apostolica,
di cui ricorre il trentesimo anniversario", ricordando come sia un testo che "sottolinea
'il rapporto interiore col lavoro' che nel dipendente della Sede apostolica deve esistere
in misura tutta speciale". Del resto "il magistero della Chiesa da sempre — ma soprattutto
nelle encicliche sociali degli ultimi Papi, senza contare i carismi di numerosi santi
— ha evidenziato che per il cristiano anche il lavoro è fonte di vita spirituale,
tanto quanto la vita di preghiera e di penitenza". E la fatica che questo comporta
— ha spiegato il cardinale Bertone — "offre al cristiano la possibilità di partecipare
nell’amore all’opera che il Cristo è venuto a compiere per mezzo della sofferenza
e della morte di croce. Ogni lavoratore si dimostra vero discepolo di Gesù, portando
a sua volta la croce ogni giorno nell’attività che è chiamato a compiere".
"Questo
modo di rapportarsi con il proprio lavoro, visto come servizio al prossimo, come mezzo
per compiere il bene verso la propria famiglia e più ancora verso la società circostante,
spesso smarrita e incredula, è inscritto — ha aggiunto il cardinale — nell’ampio progetto
del bene comune tanto auspicato anche nella sfera economica, ed è precisa volontà
di Dio". Così "la mèta di una spiritualità del lavoro consiste in una 'pastoralità'
feriale, alla quale tutta la Chiesa partecipa, vescovi, sacerdoti e laici, ciascuno
impegnato affinché nessuno si senta escluso, non considerato, oppure, per la nostra
indifferenza, senta lontano o inesistente anche l’amore di Dio". E il segretario di
Stato ha invitato a pensare "a quanti non aspettano altro che di essere 'cercati'
per intraprendere la via del ritorno verso Dio".
Quindi il cardinale Tarcisio
Bertone ha ricordato che l’11 dicembre si celebra san Damaso, un Papa che – afferma
- "consolidò il prestigio della Sede apostolica, espressione coniata proprio sotto
di lui. Fu intransigente nel volere che le sorti della Chiesa non fossero legate al
potere politico". Proprio a san Damaso — "un lavoratore nella vigna del Signore come
direbbe Benedetto XVI" — il cardinale ha chiesto l’"intercessione per quell’aspetto
specifico del nostro lavoro che si svolge in stretta armonia con le finalità proprie
della Sede Apostolica o Santa Sede".