"La fine del mondo? I credenti la aspettano come piena realizzazione"
Mons. Giacomo Canobbio, docente di teologia sistematica, Facoltà teologica Italia
settentrionale Ovviamente
è un'illusione quella di poter fissare una data per la presunta fine del mondo e sarebbe
interessante capire, come mai, se si parla di fine del mondo per il prossimo 21 dicembre,
si dice anche che una certa piccola regione italiana sarà preservata. Ma che fine
del mondo è quella che lascia intatto un lembo di terra? Parlando seriamente, noi
credenti dobbiamo pensare alla fine del mondo come al compimento di tutta la realtà
che Dio stesso vuole realizzare. E il compimento, proprio perché non è dato, non ci
appartiene, lo aspettiamo nella fiducia che quello che Dio dispone per noi non sia
distruzione, ma piena realizzazione del desideri di vita che tutti noi portiamo dentro.
Mi sembra che queste notizie, non solo non abbiano alcun fondamento, ma
esprimano un desiderio inconscio degli uomini: quello di dominare, controllare il
tempo. Forse perché ci accorgiamo che è l'unica cosa che sfugge al nostro potere.
L'illusione di poter stabilire una data per la fine del mondo è già stata 'smagata'
da Gesù stesso. Quando, negli Atti degli Apostoli, i discepoli gli chiedono se è questo
il tempo in cui stabilirà il regno di Israele la sua risposta è chiara: "Non spetta
a voi conoscere i tempi e i momenti perché questo è fissato dal Padre mio". E ancora
nel Vangelo di Marco, a questo proposito, Gesù dice:"Quanto poi a quel giorno e a
quell'ora nessuno lo conosce, neppure gli angeli di Dio, neppure il Figlio, ma solo
il Padre". (Intervista a cura di Fabio Colagrande)