Scarsa assistenza sanitaria, torture e sparizioni forzate, un suicidio ogni 43 minuti,
discriminazione e persecuzione delle minoranze religiose: sono le più gravi violazioni
dei diritti umani evidenziate in India nel rapporto 2012 del Working Group on Human
Rights (Wghr) in India. Donne, bambini e dalit le maggiori vittime delle violenze
che spesso coinvolgono le forze dell’ordine, sempre più aggressive nei confronti dei
manifestanti pacifici. Come citato dall'agenzia AsiaNews, la Chiesa Cattolica indiana
ha riflettuto ieri, in occasione della Giornata internazionale per i diritti umani,
su tutte queste violazioni dei diritti umani. Padre Cedric Prakash, direttore del
Centro gesuita per i diritti umani, la giustizia e la pace “Prashant”, ha lanciato
un duro monito contro l’omertà, dichiarando che “la società civile indiana deve farsi
sentire e denunciare le bugie ostentate dai governi. Il nostro silenzio ci rende complici”.
Un invito collegato al tema della Giornata scelto dalle Nazioni Unite, “La mia voce
conta”, per sottolineare l’importanza del diritto di partecipazione alla vita pubblica.
Un diritto che secondo padre Charles Irudayam, segretario dell’ufficio Giustizia,
pace e sviluppo della Conferenza episcopale indiana (Cbci), “è fondamentale per ogni
società democratica”. (L.P.)