Dimissioni di Monti, sale lo spread. Mons. Bregantini: a rischio la coesione sociale
Pesantissimo effetto della crisi politica sui mercati. Lo spread tra Btp decennali
e Bund tedeschi equivalenti, si attesta a 353 punti, dopo aver toccato un massimo
a quota 363, sulla scia delle incertezze per il dopo Monti. Il contagio si è esteso
anche ai bonos spagnoli. In netto calo la Borsa di Milano, anche se gli indici sono
risaliti rispetto ai minimi della mattinata: l’Ftse Mib ha ceduto il 2.2%. Il servizio
di Giampiero Guadagni:
Quelle dei mercati
sono reazioni da non drammatizzare. Da Oslo Monti prova a rassicurare i partner europei,
preoccupati e sorpresi da una fine legislatura così repentina. Dal presidente del
Consiglio europeo Van Rompuy al presidente della Commissione Ue Barroso il coro di
elogi è unanime.“Monti ha restituito fiducia verso l’Italia e ha contribuito a mantenere
la stabilità nell’Eurozona”. A tutti Monti garantisce: “L’Italia, anche dopo l’Esecutivo
tecnico, avrà un governo molto responsabile e continuerà ad essere un protagonista
attivo della costruzione europea”. Piuttosto, “bisogna affrontare i rigurgiti del
nazionalismo e il rischio di derive populistiche presenti in ogni Paese”. Monti teme
esplicitamente “mistificazioni” nella prossima campagna elettorale sulle terapie attuate
dal suo Governo. Glissa invece sull’ipotesi della sua candidatura alle elezioni politiche
che, sembra ormai certo, si svolgeranno il 17 o il 24 febbraio insieme alle regionali.
L’inquilino di Palazzo Chigi dirà qualcosa di più preciso dopo l'approvazione della
legge di stabilità e del decreto Ilva. Tutti attendono la decisione di Monti. Per
il candidato premier del centrosinistra Bersani ”sarebbe meglio che Monti rimanesse
fuori dalla contesa”. Sull’altro fronte, Berlusconi attacca i risultati del Monti
tecnico e dice di non temere il Monti politico. A guardare con grande attenzione e
speranza alle prossime mosse di Monti è il Centro, alla ricerca di una nuova offerta
politica.
E in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il presidente
della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, afferma che “il
governo tecnico ha messo al riparo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose”
e che “non si può mandare in malora i sacrifici di un anno”. Sentiamo in proposito
mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e presidente della
Commissione Lavoro, Giustizia e Pace della Cei. L’intervista è di Debora Donnini:
R. - Credo che
sia condividibile in pieno la sua preoccupazione, anche perché non è di natura personale,
ma di natura sociale. In questo momento, il mandare a spasso Monti è una mossa sbagliatissima!
Va completato un cammino in maniera diversificata: bisogna dare la giusta chiusura
all’esperienza di Monti, al normale compimento del suo mandato per il rinnovo delle
elezioni parlamentari. Il senso dovrebbe essere compiere e non interrompere, tantomeno
in maniera così brusca e tantomeno in maniera così polemica.
D. - Il cardinale
Angelo Bagnasco parla anche di preoccupazione per la tenuta del nostro Paese, per
la coesione sociale. Lei condivide questa preoccupazione?
R. - La si sente
diffusissima, perché si coglie che c’è bisogno di mantenere alti gli ideali di coesione
sociale, di bene comune. Certamente le situazioni sono difficili, ma sono difficili
non per la realtà specifica del governo, che tra l’altro - in tutte le sue esperienze
e decisioni economiche - è stato appoggiato da tutti i partiti, anche da quelli che
oggi non lo appoggiano più; hanno sempre dato il loro pieno assenso e quindi non si
può improvvisamente dire: è colpa di Monti se è avvenuto questo. Ma bisogna fare in
modo che, davanti a un problema come questo, si mantenga questa capacità di consapevolezza
di essere tutti insieme, tutti uniti, tutti in cordata davanti alle cime da conquistare.
Questo è il punto di riferimento: una consapevolezza d’insieme, che va mantenuta intatta,
che va anzi custodita e accompagnata.
D. - Tra l’altro, in Europa si chiede
che l’Italia continui sulla strada intrapresa finora…
R. - Certamente ed hanno
piena ragione: è anche quello che noi tutti vorremmo! Sono contento che il mondo cattolico
prenda una posizione netta in questo momento: non di contrapposizione, ma di scelta.
Bisogna andare avanti in questa linea e poi, quando sarà il momento delle elezioni
di primavera, i cittadini sceglieranno secondo lo svolgersi delle cose. La forte presenza
alle primarie del Pd ha, tra l’altro, dimostrato che c’è voglia di politica: di una
politica positiva, sana, progettuale; non di nostalgie vecchie e retrive, ma di coraggio
per il futuro, verso formule nuove scelte dalla gente ma in linea di continuità.
D.
- Oggi, però, i dati sulla produzione industriale sono preoccupanti, perché si registra
un calo del 6,2 per cento su base annua. L’Italia, sul fronte della produzione, è
ancora debole…
R. - Questo è uno degli elementi decisivi, però anche qui io
credo in una inversione di tendenza se si continuerà con questa linea di coraggio,
di partecipazione dal basso, anche con la magistratura, che collabora alla questione
di Taranto - che è molto complessa - e che deve sciogliere, a mio giudizio, il nodo
in positivo e far riprendere in pieno lo stabilimento, pur con le dovute garanzie
sul futuro a livello di risanamento ecologico. Bisogna, però, che sblocchi la situazione:
ci deve essere un senso di consapevolezza che le industrie camminano se il Paese le
fa sue, perché le industrie sono “nostre”, né tue, né sue, né di altri. Allora è probabile
che anche la produzione industriale, sulla spinta culturale e sociale, possa crescere,
come ci auguriamo e come io personalmente sono convinto che avverrà, perché questo
calo - a detta degli esperti - era probabilmente prevedibile. Una sola cosa aggiungerei:
che questo Natale sia un Natale di consapevolezza - come ha detto il Papa in questi
giorni - non di spreco, ma nemmeno di pessimismo!