2012-12-10 14:25:08

Dimissioni di Monti, sale lo spread. Mons. Bregantini: a rischio la coesione sociale


Pesantissimo effetto della crisi politica sui mercati. Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti, si attesta a 353 punti, dopo aver toccato un massimo a quota 363, sulla scia delle incertezze per il dopo Monti. Il contagio si è esteso anche ai bonos spagnoli. In netto calo la Borsa di Milano, anche se gli indici sono risaliti rispetto ai minimi della mattinata: l’Ftse Mib ha ceduto il 2.2%. Il servizio di Giampiero Guadagni: RealAudioMP3

Quelle dei mercati sono reazioni da non drammatizzare. Da Oslo Monti prova a rassicurare i partner europei, preoccupati e sorpresi da una fine legislatura così repentina. Dal presidente del Consiglio europeo Van Rompuy al presidente della Commissione Ue Barroso il coro di elogi è unanime.“Monti ha restituito fiducia verso l’Italia e ha contribuito a mantenere la stabilità nell’Eurozona”. A tutti Monti garantisce: “L’Italia, anche dopo l’Esecutivo tecnico, avrà un governo molto responsabile e continuerà ad essere un protagonista attivo della costruzione europea”. Piuttosto, “bisogna affrontare i rigurgiti del nazionalismo e il rischio di derive populistiche presenti in ogni Paese”. Monti teme esplicitamente “mistificazioni” nella prossima campagna elettorale sulle terapie attuate dal suo Governo. Glissa invece sull’ipotesi della sua candidatura alle elezioni politiche che, sembra ormai certo, si svolgeranno il 17 o il 24 febbraio insieme alle regionali. L’inquilino di Palazzo Chigi dirà qualcosa di più preciso dopo l'approvazione della legge di stabilità e del decreto Ilva. Tutti attendono la decisione di Monti. Per il candidato premier del centrosinistra Bersani ”sarebbe meglio che Monti rimanesse fuori dalla contesa”. Sull’altro fronte, Berlusconi attacca i risultati del Monti tecnico e dice di non temere il Monti politico. A guardare con grande attenzione e speranza alle prossime mosse di Monti è il Centro, alla ricerca di una nuova offerta politica.

E in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, afferma che “il governo tecnico ha messo al riparo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose” e che “non si può mandare in malora i sacrifici di un anno”. Sentiamo in proposito mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e presidente della Commissione Lavoro, Giustizia e Pace della Cei. L’intervista è di Debora Donnini:RealAudioMP3

R. - Credo che sia condividibile in pieno la sua preoccupazione, anche perché non è di natura personale, ma di natura sociale. In questo momento, il mandare a spasso Monti è una mossa sbagliatissima! Va completato un cammino in maniera diversificata: bisogna dare la giusta chiusura all’esperienza di Monti, al normale compimento del suo mandato per il rinnovo delle elezioni parlamentari. Il senso dovrebbe essere compiere e non interrompere, tantomeno in maniera così brusca e tantomeno in maniera così polemica.

D. - Il cardinale Angelo Bagnasco parla anche di preoccupazione per la tenuta del nostro Paese, per la coesione sociale. Lei condivide questa preoccupazione?

R. - La si sente diffusissima, perché si coglie che c’è bisogno di mantenere alti gli ideali di coesione sociale, di bene comune. Certamente le situazioni sono difficili, ma sono difficili non per la realtà specifica del governo, che tra l’altro - in tutte le sue esperienze e decisioni economiche - è stato appoggiato da tutti i partiti, anche da quelli che oggi non lo appoggiano più; hanno sempre dato il loro pieno assenso e quindi non si può improvvisamente dire: è colpa di Monti se è avvenuto questo. Ma bisogna fare in modo che, davanti a un problema come questo, si mantenga questa capacità di consapevolezza di essere tutti insieme, tutti uniti, tutti in cordata davanti alle cime da conquistare. Questo è il punto di riferimento: una consapevolezza d’insieme, che va mantenuta intatta, che va anzi custodita e accompagnata.

D. - Tra l’altro, in Europa si chiede che l’Italia continui sulla strada intrapresa finora…

R. - Certamente ed hanno piena ragione: è anche quello che noi tutti vorremmo! Sono contento che il mondo cattolico prenda una posizione netta in questo momento: non di contrapposizione, ma di scelta. Bisogna andare avanti in questa linea e poi, quando sarà il momento delle elezioni di primavera, i cittadini sceglieranno secondo lo svolgersi delle cose. La forte presenza alle primarie del Pd ha, tra l’altro, dimostrato che c’è voglia di politica: di una politica positiva, sana, progettuale; non di nostalgie vecchie e retrive, ma di coraggio per il futuro, verso formule nuove scelte dalla gente ma in linea di continuità.

D. - Oggi, però, i dati sulla produzione industriale sono preoccupanti, perché si registra un calo del 6,2 per cento su base annua. L’Italia, sul fronte della produzione, è ancora debole…

R. - Questo è uno degli elementi decisivi, però anche qui io credo in una inversione di tendenza se si continuerà con questa linea di coraggio, di partecipazione dal basso, anche con la magistratura, che collabora alla questione di Taranto - che è molto complessa - e che deve sciogliere, a mio giudizio, il nodo in positivo e far riprendere in pieno lo stabilimento, pur con le dovute garanzie sul futuro a livello di risanamento ecologico. Bisogna, però, che sblocchi la situazione: ci deve essere un senso di consapevolezza che le industrie camminano se il Paese le fa sue, perché le industrie sono “nostre”, né tue, né sue, né di altri. Allora è probabile che anche la produzione industriale, sulla spinta culturale e sociale, possa crescere, come ci auguriamo e come io personalmente sono convinto che avverrà, perché questo calo - a detta degli esperti - era probabilmente prevedibile. Una sola cosa aggiungerei: che questo Natale sia un Natale di consapevolezza - come ha detto il Papa in questi giorni - non di spreco, ma nemmeno di pessimismo!







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