Magia dell'Opera per i bambini: Falstaff nel centenario di Tito Gobbi
Torna anche per il 2013 l’appuntamento con Magia dell’Opera il progetto che da nove
anni l’Associazione musicale Tito Gobbi destina ad allievi di scuole materne e dell’obbligo,
accompagnandoli attraverso un percorso didattico preliminare all’apprezzamento di
un capolavoro. Per l’edizione 2013 è stato scelto il Falstaff: l’occasione è il bicentenario
della nascita di Giuseppe Verdi e il centenario di Tito Gobbi suo celebre interprete,
ma la scelta deriva anche dal carattere specifico del Falstaff. Come spiega al microfono
di Gabriella Ceraso, Cecilia Gobbi presidente dell’Associazione che
porta il nome di suo padre:
R. - Una delle
grandi motivazioni della scelta è onorare questa duplice ricorrenza, ma l’altra motivazione
è che il Falstaff è un’opera straordinaria e, nell’ambito del repertorio verdiano,
quella a cui si possono far avvicinare i bambini con maggiore facilità. Con questa
straordinaria leggerezza e l’ironia delle situazioni della vita può far sorridere
i bambini e non solo: c’è una grandissima umanità, c’è un portato filosofico straordinario
che i bambini non apprezzeranno nella sua interezza oggi, ma è un seme che si butta.
D. - Il parlare ai bambini attraverso l’opera, significa anche far conoscere
loro qualcosa della lingua italiana che, forse, oggi non è più parlata nella maniera
più corretta…
R. - Nella parte introduttiva al percorso didattico, ogni anno,
facciamo una piccola panoramica sull’opera, sotto forma di pillole adatte ai ragazzi,
e in quel contesto spieghiamo che cosa l’Opera ha significato, perché le storie che
racconta e i sentimenti che esprime fanno parte della nostra identità. Certo c’è anche
un recupero del linguaggio, ma più in generale credo che l’Opera possa dare un contributo
alla crescita e allo sviluppo di un giovane, possa aprire finestre sui sentimenti,
sulla vita e sui valori. Non abbiamo infatti adottato un approccio didattico serioso,
non vogliamo che i bambini diventino degli storici della musica: noi vogliamo solo
offrire l’opportunità di avvicinare questo mondo e farlo diventare una cosa nostra.
D. - Suo padre le ha mai spiegato l’opera, la bellezza di questo mondo, come
voi fate con i ragazzi?
R. - Mi viene da dire che non c’è stato bisogno: a
sei anni sapevo a memoria tutto il Rigoletto e non perché qualcuno mi avesse detto
di impararlo, ma perché vedevo le prove, vedevo le recite, mi appassionavo e le imparavo
a memoria. A me ha dato una ricchezza enorme nella vita.
D. - A chi dice -
per quanto riguarda l’opera - che è un linguaggio che non funziona più, perché oggi
c’è bisogno di altro cosa si sente di rispondere?
R. - La cultura dell’uomo
si costruisce nella progressione e determinati valori ritornano. Sì, si può vivere
benissimo avendo un buon lavoro, comprandosi dei bei vestiti, guardando la televisione
e andando in vacanza al mare. La vita, però, non è solo consumi materiali: la vita
dovrebbe essere anche vita dell’anima; godere della bellezza può dare molta più felicità,
ma costruire una sensibilità ai valori e all’arte, significa anche lavorare in direzione
di una società migliore.