In mostra a Roma, Vermeer e il secolo d'oro dell'arte olandese
Resterà aperta fino al prossimo 20 gennaio la mostra alle Scuderie del Quirinale “Vermeer.
Il secolo d’oro dell’arte olandese”. L’esposizione, che presenta una preziosa selezione
di capolavori del Maestro di Delft e circa cinquanta opere dei pittori olandesi
del Seicento, è la prima nel suo genere mai organizzata in Italia. Il servizio è di
Paolo Ondarza:
Una pittura
intima, privata, specchio di un mondo silente e operoso quella di Johannes Vermeer,
maestro olandese del Seicento la cui produzione, per quanto esigua – 40 quadri in
circa 25 anni di attività - e di piccolo formato, ha lasciato un segno indelebile
nella Storia dell’Arte. La mostra romana ne ripercorre l’intero itinerario poetico:
dal vedutismo alla pittura di interni, fino alla rarissima rappresentazione di soggetti
sacri. Un tema quest’ultimo poco conosciuto e legato alla conversione del pittore
al cattolicesimo, avvenuta dopo il matrimonio: svolta che i biografi, finora per lo
più olandesi e anglosassoni, hanno sempre letto come dettata da motivi di bassa convenienza
a causa dell’indigenza del pittore. Non la pensa così, invece, la curatrice della
mostra delle Scuderie del Quirinale, Sandrina Bandera:
“I cattolici
conducevano una vita molto difficile. Dovevano stare non proprio segregati, ma quasi.
Quindi non credo che la sua sia stata una scelta motivata esclusivamente dal desiderio
di cambiare gruppo sociale; ci poteva essere l’affetto per la moglie – spesso rappresentata
nei suoi quadri – o forse l'interesse per una visione religiosa diversa dalla sua.
Sta di fatto che i temi di Vermeer sono profondamente attenti alla visione morale
ed etica”.
Lentissimo nel dipingere, poco attento ai guadagni, ma richiestissimo
dai committenti, mercanti, panettieri e birrai, che con le sue opere volevano abbellire
le loro abitazioni, Vermeer, pur attento osservatore della realtà, genera una pittura
evocativa e quindi contemplativa. Ancora Bandera:
“Vermeer non rappresenta
ma evoca. È come leggere una poesia. Sono quadri asciutti, essenziali. Chiunque si
intenda di pittura sa benissimo che un quadro tanto è più contemplativo quanto più
l’immagine è asciutta, concentrata”.
Il blu e il rosso, il giallo in tonalità
accese illuminate dalla fredda luce del nord caratterizzano la pittura di Vermeer.
Capolavoro indiscusso la "Ragazza con il cappello rosso" della National Gallery of
Art di Washington:
“Ne La Ragazza con il cappello rosso,
c’è una grande attenzione a capire i sentimenti di questa ragazza senza voler far
parte del quadro, come se Vermeer si limitasse ad essere il più possibile obiettivo
davanti alla freschezza di questa fanciulla, rappresentando l’attimo fuggente della
luce… Questo è un aspetto che definirei una ricerca di eticità da parte dell’artista”.
Un’occasione
imperdibile, la prima in Italia, quella offerta dalla Mostra delle Scuderie del Quirinale
per conoscere Vermeer e il suo rapporto con la pittura olandese a lui contemporanea.