Svizzera: conclusa la Plenaria dei vescovi su ecumenismo e tutela della vita
Dare priorità alla tutela della vita umana, rilanciare l’urgenza dell’ecumenismo,
porre attenzione alla solidarietà finanziaria, riflettere sulla nuova evangelizzazione:
sono state queste le linee-guida della Plenaria dei vescovi svizzeri (Ces) svoltasi
dal 3 al 5 dicembre a Fischingen. Nel documento finale pubblicato al termine dei lavori,
si ribadisce innanzitutto che “la Chiesa cattolica ha come priorità la tutela della
vita e si impegna contro l’accettazione generalizzata dell’interruzione di gravidanza”.
Alla base di ciò, spiega la nota, ci sono “motivi di diritto naturale e motivi religiosi”:
la Chiesa, infatti, “considera l’aborto come un peccato grave che comporta danni permanenti
sia ai diretti interessati che alla società”. L’omicidio “di un bambino non ancora
nato”, continua la Ces, “non costituisce mai, umanamente parlando, una buona soluzione
ad una situazione di difficoltà”. In questo senso, i vescovi svizzeri auspicano “un
cambiamento di mentalità dei cittadini e sostengono con tutte le loro forze coloro
che si impegnano nella tutela della vita, dal concepimento fino alla morte naturale”.
I presuli elvetici, poi, si soffermano sull’iniziativa popolare “Finanziare l’aborto
è una questione privata”: lanciata nel luglio 2011, essa chiede che le compagnie assicurative
sanitarie obbligatorie non coprano più le spese per gli interventi abortivi. Nello
specifico, la Ces giudica tale iniziativa “positiva” perché “combatte la normalità
istituzionale dell’aborto”; tuttavia, i presuli mettono in luce che “la discussione
sul piano finanziario non è sufficiente”, perché ciò che occorre è “innanzitutto lottare
per i diritti delle donne incinte in difficoltà e per i diritti dei loro figli”, considerando
anche che “l’interruzione di gravidanza è un’esperienza traumatica”. L’appello della
Chiesa svizzera, dunque, è che “la società prenda le parti dei bambini non ancora
nati e aiuti delle donne incinte in difficoltà, affinché per loro l’aborto non sia
più una scelta”. Altro punto in esame durante la Plenaria è stato quello dell’ecumenismo,
del quale i presuli sottolineano l’urgenza: in particolare, dopo un incontro con il
Pastore Gottfried Locher, presidente del Consiglio della Federazione delle Chiese
protestanti di Svizzera, i vescovi elvetici hanno affrontato la questione della perdita
d’importanza del cristianesimo nella società attuale ed hanno richiamato la necessità
di un cammino ecumenico che non sia solo “unità nella diversità”, ma anche “vera ricostruzione
dell’unità in una sola Chiesa”. Quindi, l’Assemblea dei vescovi elvetici ha riflettuto
su un’altra particolare questione, denominata “Iniziativa delle parrocchie”, i cui
firmatari lanciano una sorta di “appello alla disobbedienza” sulla base di quelle
che chiamano “evidenze”, ovvero prassi abitudinarie nella vita parrocchiale, come
la distribuzione della comunione ai divorziati risposati. Tuttavia, pur considerando
molto seriamente i problemi sollevati dall’iniziativa, la Ces afferma di non poterli
accettare come “evidenze” e ricorda che “l’unità con il Papa resta decisiva”. “Una
pratica pastorale in contraddizione con la dottrina della Chiesa e le direttive dei
vescovi conduce ad un’impasse”, si legge nel documento episcopale. E ancora: durante
la Plenaria i presuli hanno richiamato il principio di solidarietà e collaborazione
finanziaria tra gli organismi della Chiesa, così come l’importanza della nuova evangelizzazione,
sulla scia del 13.mo Sinodo generale svoltosi ad ottobre, il quale e che ha ribadito
che “nel mondo, oggi, c’è una notevole presa di coscienza del fatto che il Vangelo
debba essere annunciato senza sosta e in condizioni sempre nuove e che la Chiesa non
può permettersi di non evangelizzare”. Infine, la Ces ha dato disposizioni per la
revisione delle traduzioni della Bibbia sia in francese che in tedesco. (I.P.)