Ore convulse per la politica italiana: appello di Napolitano
Giornata di particolare agitazione, quella di ieri per la politica italiana: Berlusconi
annuncia il suo rientro in campo e il Pdl, diviso, sembra intenzionato ad uscire dalla
maggioranza che sostiene il Governo Monti. Il capo dello Stato Napolitano chiede alle
forze politiche di non mandare a picco il lavoro dell'ultimo anno, ma assicura: la
tenuta istituzionale dell'Italia non è in discussione. In serata il Consiglio dei
ministri vara le misure in tema di liste pulite mentre l'aula della Camera vota sì
alla fiducia chiesta dal governo sul dl costi della politica. Servizio di Giampiero
Guadagni:
Era
nell'aria da alcuni giorni. Berlusconi ha deciso di togliere l'appoggio al governo
Monti, accusato dall'ex premier di avere portato l'Italia sul baratro. Accusa rinviata
al mittente dal ministro Passera. Una polemica che ha indotto il Pdl a non votare
la fiducia al Senato sul decreto crescita e alla Camera su quello riguardante i costi
della politica. Non tutti nel Pdl condividono la scelta: tra le prese di distanza
più autorevoli, quella dell'ex ministro degli esteri Frattini. Ma neanche troppo
sullo sfondo ci sono anche altre questioni: la richiesta del Pdl di election day;
e soprattutto il nodo della incandidabilità: proprio ieri sera il Consiglio dei ministri
ha dato il via libera al decreto “liste pulite”. Pd e Udc giudicano irresponsabile
il comportamento dell’ex premier. Monti attende le valutazioni del Capo dello Stato
dopo l'annunciata visita al Colle del segretario del Pdl, Alfano. Il premier per ora
si limita a dire che il suo Governo ha “lavorato sodo per mettere in sicurezza l'Italia”.
Un modo per attenuare la reazione dei mercati, con lo spread che è tornato a salire.
E così anche il Capo dello Stato ha sottolineato che la tenuta istituzionale dell’Italia
non è in discussione. Napolitano addebita le tensioni all’avvicinarsi delle scadenze
elettorali , ma chiede alle forze politiche di evitare una fine convulsa della legislatura,
lasciando andare tutto a picco e oscurando i risultati raggiunti in quest'ultimo anno.
La
possibile ricandidatura di Berlusconi e le relative dichiarazioni del ministro Passera
sono state la miccia che ha scatenato quella che nei fatti è una crisi della maggioranza.
Alessandro Guarasci ha chiesto un commento a Luca Diotallevi, vicepresidente
del Comitato organizzatore delle Settimane Sociali.
D. – Questa
vicenda dimostra che il Paese ha difficoltà rinnovare la propria classe politica?
R.
- Non c’è dubbio ma il rinnovamento della classe politica non dipende dalle intenzioni,
dipende dalle regole. I Paesi democratici - gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la
Francia, la Germania - dispongono di regole che non solo favoriscono ma - pensiamo
al caso del presidente degli Stati Uniti che non può andare oltre due mandati - obbligano
al rinnovamento. La nostra classe politica conservatrice si è blindata. I cittadini
italiani con il referendum, negli ultimi 20 anni, hanno provato più volte a forzare
questa blindatura ma non ci sono riusciti e la resistenza al rinnovamento continua.
ll tentativo di cambiare l’attuale orribile legge elettorale, in un senso che addirittura
la peggiora, ovvero quello che toglie ai cittadini il potere di scegliere il presidente
del Consiglio e dà loro le preferenze, l’arma principale della corruzione politica,
dimostra che il tentativo della classe politica è quello di blindarsi nelle proprie
posizioni di rendita.
D. – Una parte del Pdl sembra non riuscire a fare meno
di Berlusconi. Questo è possibile?
R. – Non si può a priori precludere a una
persona la possibilità di fare politica. Naturalmente, poi, saranno gli elettori a
giudicare la validità, la bontà, delle sue proposte ed eventualmente saranno coloro
che intendono sostenerlo a decidere se questa cosa è nei loro interessi, oppure no.
L’attenzione andrebbe spostata dalle persone che intendono schierarsi alle linee di
partenza alle regole attraverso le quali queste persone sono scelte, i programmi e
poi i contendenti finali.
D. – Le dichiarazioni di Passera questa mattina su
Berlusconi sono state la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, insomma
c’è di più dietro?
R. – I cosiddetti tecnici si presentavano al governo dichiarando
che non avrebbero fatto politica. Se noi pensiamo che stanno fondando partiti, valutano
la possibilità di candidarsi, ci rendiamo conto nel modo più plateale possibile che
quello di dirsi “tecnici” è un tentativo di correre partendo da una posizione di vantaggio.
In politica la tecnica non esiste. Esiste o il mandato popolare o forme di cooptazione
dall’alto.