In Egitto è scontro aperto contro Morsi e la sua svolta autoritaria. Onu preoccupata
L’Egitto è in attesa del discorso del presidente Morsi, in una giornata scandita
da forti tensioni, soprattutto al Cairo, contro la svolta autoritaria dei Fratelli
musulmani, al potere nel Paese. Questa sera il Fronte di salvezza nazionle, che riunisce
l'opposizione egiziana, ha invitato a manifestare in tutte le piazza egiziane, domani,
per chiedere di annullare il decreto presidenziale e il referendum sulla costituzione.
Servizio di FrancescaSabatinelli:
Gli egiziani
aspettano le parole del loro presidente, in un giorno di proteste contro la svolta
autoritaria dei Fratelli Musulmani. Mentre Morsi era a colloquio con il premier Qandil,
e le principali cariche politiche e militari, nella capitale, stamattina continuavano
le manifestazioni di centinaia di persone, sia pro sia contro Morsi, dopo una notte
di scontri che hanno visto la morte di sette persone. La situazione al Cairo è ancora
confusa, carri armati e blindati stazionano davanti al palazzo presidenziale, i militari
hanno garantito che non useranno violenza contro le proteste, ma hanno imposto il
divieto di manifestare. Nonostante ciò tre cortei anti-Morsi si sono diretti nel pomeriggio
verso il palazzo presidenziale. A Morsi è arrivata la richiesta dal principale ateneo
egiziano, l’università di al-Azhar, di sospendere immediatamente il decreto e di avviare
un dialogo con l’opposizione. Il capo del Fratelli Musulmani, Moahmed Badie, ha lanciato
un appello all’unità del popolo, a evitare divisioni delle quali potrebbero beneficiare,
ha detto, “i nemici della Nazione”. Si è intanto dimesso il vicepresidente del Partito
Libertà e Giusitizia, dei Fratelli Musulmani, Rafiq Habib, consigliere di Morsi. Stessa
decisione, per protesta contro la gestione del Paese, è stata presa dal presidente
della tv di stato egiziana. Preoccupazione per la crescente tensione è stata intanto
espressa da Ginevra dall’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navy Pillay, che
ha ricordato al governo egiziano il dovere di proteggere i manifestanti pacifici e
di vietare e perseguire l'incitazione all'odio.
Della difficile situazione
in Egitto Fausta Speranza ha parlato con il prof. Paolo Quercia, del
centro militare Studi Strategici:
R. - La tensione
è alta e questo è il primo grande scoppio di violenza di piazza dopo la caduta di
Mubarak, che poi vede varie fazioni delle forze dell’ordine scontrarsi in un mix un
po’ complesso. La situazione è preoccupante, anche per la delicata fase di transizione
costituzionale in cui il Paese si trova.
D. - Ma davvero è la Costituzione
il problema o il problema di fondo sono i Fratelli musulmani che hanno preso il controllo
del Paese, e la scelta di Morsi di attribuirsi in questa fase poteri speciali?
D.
- Direi che effettivamente è così. Il presidente Morsi ha messo il Paese di fronte
ad una sorta di ricatto: o viene accettata questa Costituzione così come è stata elaborata
da parte dell’Assemblea costituente, dominata comunque dagli islamisti, o altrimenti
permangono i poteri eccezionali che si è arrogato il presidente. Quindi, a questo
punto il referendum, che si potrebbe tenere a dicembre o subito dopo, prevede una
alternativa tra una forma di dittatura o di forte autoritarismo e l’accettazione di
questa Costituzione. Costituzione che poi è di per sé ambigua: non è un testo così
pericoloso in quanto tale, ma presenta sicuramente numerosi punti di ambiguità, soprattutto
sul ruolo delle religioni all’interno del sistema costituzionale egiziano.
D.
- Ci dica di più di questo…
R. - Una parte dei partiti è uscita dall’Assemblea
costituente, che era rappresentativa di un po’ tutte le forze politiche del Paese,
post-rivoluzionarie. Quindi una parte di queste forze sono uscite dall’Assemblea costituente
in protesta per alcune clausole di questa Costituzione, perché hanno ritenuto che
non tutelassero sufficientemente la libertà religiosa nel Paese. Io non sono in grado
di pronunciarmi esattamente su quanto questa limitazione o islamizzazione della Costituzione
sia così forte. Ricordiamoci, però, che i Fratelli musulmani ci hanno abituato ad
una forte ambiguità e ad un uso tattico tanto dei documenti scritti che dei processi
elettorali. Probabilmente c’è una parte del Paese che teme una islamizzazione strisciante.
I Padri costituenti di questa nuova Costituzione sicuramente sono islamisti, come
d’altra parte lo è la maggioranza del Parlamento.
D. - La Guardia Repubblicana
assicura che non ci sarà repressione: secondo lei, si può davvero uscire da questa
impasse senza ulteriori prese di posizioni forti, violenza o repressione?
R.
- Questo dipende da come andranno le vicende della piazza. Un altro elemento importante
di quello che sta avvenendo in questi giorni è proprio il ruolo dei militari: sostanzialmente
le azioni antidemocratiche del presidente Morsi e il percorso costituzionale sono
difesi dai militari, così come era difeso il regime di Mubarak. Da questo punto di
vista, il metodo con cui tenere il Paese sotto controllo non sembra molto cambiato.
Credo che, però, siano cambiati i rapporti di forza: sicuramente i Fratelli musulmani
hanno un sostegno popolare molto più alto di quello che aveva Mubarak e quindi non
si dovrebbe - immagino - arrivare ai livelli di violenza o di disordine che abbiamo
visto nella caduta del regime.