2012-12-06 14:11:42

Filippine in ginocchio per il tifone Bopha, quasi 500 morti


Nelle Filippine, è salito a 475 vittime il bilancio del tifone Bopha, il più potente degli ultimi anni, che ha colpito in modo particolare l’isola di Mindanao. Centinaia i dispersi mentre continuano incessanti i soccorsi: 4 le persone estratte vive oggi dalle macerie. Ammontano a 250 milioni di euro i danni alle piantagioni di banane: le Filippine sono il terzo esportatore al mondo. La Caritas locale si è già attivata e molte parrocchie hanno messo a disposizione strutture per l'accoglienza e per la distribuzione di generi di prima necessità. Le diocesi cattoliche del Mindanao orientale hanno lanciato un appello per sostenere le famiglie colpite dal tifone. Al microfono di Benedetta Capelli la testimonianza di padre Giovanni Vittoretto, missionario del Pime, raggiunto telefonicamente nelle Filippine:RealAudioMP3

R. – Mi trovo in una zona a 70 km a ovest di Davao. Siamo stati lasciati fuori dall’occhio del tifone però abbiamo sentito gli effetti sia del vento che della pioggia. Non ci sono più case in piedi. Non ci sono più tetti sopra le case. Le chiese, gli uffici comunali e i vari negozianti che avevano i loro capannoni, tutto è rimasto per aria. Le piante sono cadute lungo la strada, nei campi. Le piante di noci di cocco, che sono alte di solito anche 10, 20 metri, sono state rase al suolo, sono cadute tutte per terra, anche le piante di banane. Ci sono i danni all’agricoltura, i danni alle infrastrutture… Per non parlare della cosa principale che sono i morti e i dispersi. Immaginiamo quanti sono gli evacuati… Il problema degli evacuati è che quando è arrivata la notizia, che è arrivata in alcune zone probabilmente troppo tardi, alcuni non hanno fatto in tempo a raggiungere i centri di evacuazione. In certi casi chi li ha raggiunti ha poi visto crollare il proprio centro per il passaggio dall’uragano.

D. - Sappiamo che i soccorsi sono anche molto difficili perché molte aree sono rimaste isolate. Avete contatti, ad esempio, con i volontari della Caritas, con il personale delle diocesi e delle parrocchie delle aree più devastate?

R. - Noi abbiamo contatti con la zona di Davao, dove abbiamo gruppi e organizzazioni che fanno alcuni tipi di servizi al di là delle catastrofi naturali. Loro fanno “medical mission” nei villaggi, vanno a gestire le scuole che sono in zone poco raggiungibili. Adesso sono in un certo senso allertati, sono già in moto, alcuni sono già arrivati nei luoghi dove stanno dando portando soccorsi insieme alle organizzazioni statali perché non si muovono solo quelle private ma anche lo Stato.

D. - Le autorità del Paese hanno anche lanciato un allarme per il pericolo di epidemie?

R. - Molte fosse comuni sono state scavate e riempite. A preoccupare però sono le miniere abusive, che sono migliaia nella zona colpita, e che potrebbero portare inquinamento, ci sono infatti metalli che mescolati insieme potrebbero essere deleteri per la salute dell’uomo.

D. – Le Filippine sono un Paese spesso colpito dai tifoni, le persone di solito come reagiscono di fronte a queste catastrofi, riusciranno a rialzarsi?

R. – Chiaramente è uno shock per tutti, specialmente per chi perde i propri cari durante queste emergenze, questi disastri. Però fa parte della cultura, della natura, dello spirito dei filippini, di non sedersi, di non abbattersi, di non disperarsi, di continuare a camminare. Dalle immagini di quello che è successo, trasmesse adesso in televisione, si vede già che dopo due giorni la gente comincia a tirare i teli sui tetti delle case, comincia a mettere su le pareti con quello che può. Vuol dire che la gente non è che si sente perduta, comincia da sé ad aiutarsi ma poi l’aiuto arriverà anche da fuori, dal governo, dalle istituzioni private... Insomma non si perdono per strada, continuano. Sono tenaci. La fede è ciò che sostiene lo spirito di reazione di questo popolo perché lo sostiene in momenti di catastrofi come questa e riesce a farli “risorgere” dopo una caduta che non è sempre facile da accettare.







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