Appello della Fao ai Paesi più poveri: sostenete gli agricoltori per vincere la fame
Investire nell’agricoltura per un avvenire migliore, titola il rapporto della Fao
2012 sullo stato mondiale dell’alimentazione e dell’agricoltura, presentato oggi a
Roma. Il servizio di Roberta Gisotti:
Gli agricoltori
dei Paesi a basso e medio reddito investono 170 miliardi l’anno nelle loro aziende,
150 dollari ciascuno. Quattro volte di più rispetto ai contributi pubblici che ricevono,
e 50 volte di più rispetto agli aiuti ufficiali allo sviluppo di questi Paesi. Un
dato incredibile, scritto nero su bianco nel Rapporto della Fao. Negli ultimi 20 anni
– si legge - i Paesi con maggiori investimenti in agricoltura hanno registrato maggiori
progressi nel dimezzare la fame, mentre le regioni in cui la povertà estrema è più
diffusa nell’Asia meridionale e nell’Africa Sub-Sahariana hanno visto ristagnare o
calare tali investimenti. Non è certo una novità il richiamo della Fao “ad investire
in agricoltura per un avvenire migliore, per ridurre la fame e la povertà e salvaguardare
l’ambiente”. Che cosa dovrebbe allora finalmente convincere i governi? Jacob Skoet,
economista della Fao:
R. – Sì, non è una novità, ma c’è un riconoscimento crescente
da parte di tanti Paesi. La novità di questo Rapporto è la molta enfasi che viene
data all’importanza degli investimenti pubblici degli aiuti allo sviluppo. Quello
che noi facciamo presente è che in fondo quelli che investono di più nell’agricoltura
sono gli agricoltori stessi. Sono proprio queste centinaia di milioni di piccoli agricoltori
sparsi nei Paesi in via di sviluppo ad essere i principali investitori nell’agricoltura.
Loro investono in macchinari, utensili, ecc. per migliorare il rendimento delle loro
terre. Bisogna metterli in condizioni di potere investire meglio anche nelle loro
attività produttive. I governi devono creare le condizioni che permettano loro di
fare questo.
D. – Quindi il richiamo è rivolto agli stessi Paesi in via di
sviluppo così come anche, secondo le loro possibilità, ai Paesi sviluppati?
R.
– Anzitutto ai Paesi in via di sviluppo ma certamente anche ai Paesi donatori per
facilitare questo processo. Però la sfida è soprattutto quella di mettere in atto
le politiche in questi Paesi che creino le condizioni piuttosto che un richiamo solamente
a fondi addizionali, che sono senz’altro importanti ma ci vuole molto di più.
D
- In questo momento c’è ottimismo in casa Fao?
R. – Penso di sì dobbiamo per
forza essere ottimisti. I problemi esistono e permangono in tante parti del mondo
però vediamo che i progressi sono possibili. Tanti Paesi hanno fatto progressi importanti
riguardo al problema della fame e questi Paesi sono quelli che hanno investito maggiormente
nel settore agricolo. Questo è un fattore di ottimismo importante anche se riconosciamo
che i problemi rimangono ancora vasti e ci vuole uno sforzo imponente per sradicare
la fame nel mondo.