2012-12-04 13:32:32

Filippine: "Settimana della pace" a Mindanao


Dopo “l’accordo quadro” siglato fra governo filippino e ribelli musulmani per arrivare alla pace nelle Filippine Sud, “si deve costruire anche un ‘quadro di fiducia’, che aiuti le persone a immaginare cosa è necessario per un accordo di pace definitivo e che, soprattutto, aiuti a cambiare i rapporti fra cristiani, musulmani e lumads (indigeni) a Mindanao”: è quanto dice in una nota inviata all’agenzia Fides, padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime, da oltre 30 anni nelle Filippine, fondatore del movimento di dialogo interreligioso “Silsilah” a Zambonaga, sull’isola di Mindanao. Il missionario presenta a Fides la “Settimana della pace a Mindanao”, in corso dal 29 novembre al 5 dicembre 2012, incentrata sulla domanda “Pace, dove sei?”. La Settimana coinvolge comunità, associazioni cristiane e musulmane, istituzioni, scuole e università in iniziative, conferenze, marce di pace, in diverse località di Mindanao. Il missionario spiega a Fides che il cammino più importante è quello della riconciliazione: “Molti credono che l'accordo quadro sulla nuova regione ‘Bangsamoro’, firmato il 15 ottobre 2012 tra governo e Moro Islamic Liberation Front, sia una buona occasione per giungere a una pace definitiva. In effetti questo resta solo un ‘accordo quadro’, da riempire di contenuti. Lo sforzo di base è quello di dire al nostro popolo che è possibile costruire la pace a Mindanao se vi è una visione comune per armonizzare le differenze di culture e religioni. Questo è il viaggio più lungo, ed è più importante rispetto all’accordo di pace siglato sulla carta. Urge un cammino di purificazione dei cuori, delle menti e della memoria. Si tratta di un processo di riconciliazione, di amicizia e di amore”. Padre D’Ambra nota difficoltà e ostacoli in questo cammino: “Molti non sono pronti a usare il termine ‘Moro’; altri credono che alcune minoranze ora abbiano più diritti della maggioranza. Nuove idee religiose radicali stanno entrando a Mindanao per alimentare divisioni fra musulmani e cristiani”. L’isola resta “malata di tumori” come “il sistema della divisione feudale in clan, la cultura delle proliferazione di armi o il business dei sequestri”. In tale situazione, conclude il missionario, è bene ricentrare la riflessione sull’essere “tutti parte della stessa famiglia umana” e riavviare una sforzo comune per costruire insieme un futuro di pace. (R.P.)







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