La Siria esclude l’utilizzo di armi chimiche. Ancora morti e feriti, grave l'emergenza
umanitaria
Nessun accordo raggiunto tra Russia e Turchia sulla Siria,al termine del faccia a
faccia di questa sera a Istanbul. Il regime intanto, da cui ha disertato il portavoce
del ministero degli Esteri, ribadisce che in nessuna situazione userà le armi chimiche
contro il popolo, ma che lotterà accanto ad esso per difenderlo dai terroristi di
al Qaeda. Il messaggio è stato diffuso in diretta tv dopo l’out out del segretario
di stato Usa, Clinton. Sul terreno continua la battaglia: l’Onu ha deciso di ritirare
per le crescenti difficoltà, il personale non essenziale, mentre raid aerei continuano
a colpire al confine con la Turchia. almeno 90 le vittime. 133 mila i profughi accolti
da Ankara. Altro fronte caldo quello libanese dove opera, in sostegno dei profughi,
anche l’ong GVC. Ai nostri microfoni la direttrice dei progetti Dina Taddia:
R. – Il nostro
personale sta registrando proprio nelle ultime settimane un ulteriore afflusso di
famiglie, che provengono dalla valle di Homs, una delle città più colpite dai combattimenti.
Questo afflusso fa sì che i bisogni di tipo umanitario, soprattutto per quanto riguarda
la problematica dell’alloggio, del riscaldamento, delle cure sanitarie, aumentino
di giorno in giorno. Contrariamente a quanto si pensa, in quell’area fa freddo, è
inverno, quindi soprattutto le donne, i bambini e gli anziani risentono particolarmente
di questa situazione. Noi cerchiamo di aiutare anche i libanesi che stanno continuando
a fronteggiare un flusso continuo di persone. Per quanto riguarda invece la Siria,
ad Aleppo abbiamo del personale locale, qui l’approvvigionamento di cibo e di materiale
sanitario diventa sempre più difficile. I nostri operatori sono presenti anche nelle
scuole, in cui si stanno radunando le famiglie che scappano dalle aree del conflitto,
ma le difficoltà sono enormi. Ci sono zone altamente insicure, dove comunque le Nazioni
Unite riescono a far entrare camion con generi di prima necessità, anche se con grandissime
difficoltà. La situazione è molto complessa, molto difficile, in certi momenti è difficile
capire chi siano gli interlocutori con cui trattare.
D. – Quarantamila morti
dall’inizio della crisi. Che cosa bisognerebbe fare per questo conflitto, che spesso
passa quasi sotto silenzio? Cento morti al giorno, lo ricordiamo...
R. – E’
un conflitto che continua e corre il rischio di essere dimenticato. Si fa fatica in
questo momento ad immaginare una soluzione vicina. La situazione geopolitica nell’area
è molto critica. Purtroppo, tutto questo viene giocato sulla pelle della popolazione
siriana, che in questo momento è indifesa ed è in balia di forze che forse con il
benessere del popolo non hanno tanto a che vedere. Non vedo, purtroppo, via d’uscita,
se non quella di trovare al più presto il mondo di avviare una tregua, che possa far
sì che le varie parti si siedano e cerchino una soluzione.