Processo Sciarpelletti: depositata la sentenza. Padre Lombardi: la pena è definitiva
Rese note le motivazioni della sentenza del Tribunale dello Stato della Città del
Vaticano sul caso di Claudio Sciarpelletti, il tecnico informatico della Segreteria
di Stato, condannato a quattro mesi di reclusione per favoreggiamento, con pena ridotta
a due per le attenuanti generiche. Sabato mattina, il briefing del direttore della
Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Lo ha seguito per noi Paolo Ondarza:
La sentenza
è definitiva. Questa la notizia data oggi da padre Lombardi ai giornalisti: il 27
novembre, infatti, Sciarpelletti ha rinunciato alla richiesta di appello precedentemente
presentata lo scorso 13 novembre. Stesso discorso per l’altra persona che poteva presentare
appello, ovvero il promotore di Giustizia di secondo grado, prof. Giovanni Giacobbe,
che nelal stessa giornata di sabato – ha detto il direttore della Sala Stampa Vaticana
– ha comunicato di non voler ricorrere:
“E’ da considerare un capitolo in
sé terminato”.
Un capitolo chiuso dunque, “ma le indagini sulla fuga dei
documenti continueranno?”, ha chiesto un giornalista. Questa la risposta di padre
Lombardi:
“Nessuno mi ha detto che fosse stata archiviata o formalmente
conclusa per altri motivi, quindi è un’istruttoria che è aperta”.
Alla
domanda se la conclusione di questa sentenza possa aprire alla possibilità della concessione
della grazia da parte del Papa, padre Lombardi ha risposto:
“Adesso, naturalmente,
anche le notizie di oggi sulla sentenza, sul fatto che non ci sono appelli, è un’informazione
che il Papa avrà a sua disposizione per fare le sue considerazioni”.
La
sentenza – ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana – è stata depositata questa
mattina presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Una gran parte del
documento consegnato ai giornalisti riporta una descrizione tecnica dettagliata della
vicenda giuridica. Per quanto riguarda il merito della vicenda, si ricordano le diverse
versioni, anche contrastanti tra loro, fornite da Sciarpelletti circa la busta ritrovata
in un cassetto della sua scrivania con il timbro dell’Ufficio informazione della Segreteria
di Stato e una scritta che indicava Paolo Gabriele, maggiordomo del Papa, condannato
per furto di documenti riservati. Il Tribunale ricostruisce gli eventi da quanto emerso
nel corso dei dibattimenti e specifica le ragioni per cui il comportamento di Sciarpelletti
sia da configurare come reato di favoreggiamento. Il Tribunale ritiene che la tesi
dell’accusa sia giustificata e che quindi ci sia motivo di procedere alla condanna:
quattro mesi, ricorda padre Lombardi, con pena ridotta a due per le attenuanti generiche.
I magistrati hanno anche concesso la sospensione della pena “per cinque anni” e la
non menzione della condanna nel casellario giudiziario, a patto che Sciarpelletti
non commetta altri reati. Inoltre, il tecnico informativo è tenuto a farsi carico
delle spese processuali.