Proteste a piazza Tahrir: contro le misure eccezionali di Morsi e il peso della Sharia
nella Costituzione
Non accenna ad abbassarsi la tensione in Egitto, dove in migliaia, al Cairo come in
altre città, sono già scesi in piazza per dar vita a una manifestazione in appoggio
al presidente Mohammed Morsi che nel pomeriggio riceverà il testo della nuova Costituzione
alla quale dovrà apporre la sua firma. Il servizio di Roberta Barbi:
Appartengono
a vari gruppi islamisti, Fratelli musulmani su tutti, ma ci sono anche formazioni
salafite, i manifestanti che sono scesi in piazza stamattina al Cairo, come pure ad
Alessandria e nella provincia di Assiut, per esprimere il loro appoggio al presidente
Morsi, che nel pomeriggio firmerà la nuova carta costituzionale del Paese, approvata
ieri all’alba dopo un’eccezionale maratona di votazioni. La nuova legge fondamentale
dello Stato, sostituirà quella sospesa in seguito alla caduta del regime di Mubarak,
ma dovrà poi essere sottoposta a referendum entro due settimane. Intanto, dall’altra
parte del Nilo, continua il sit-in cui gli oppositori dei partiti laici e liberali
hanno dato vita in piazza Tahrir dal 23 novembre scorso, dopo che il presidente emise
un decreto per rafforzare i propri poteri. Si tratta della più grave crisi in Egitto,
dopo le elezioni del giugno scorso in cui salì al potere Mohammed Morsi, in un Paese
che appare sempre più diviso.
Sul testo della nuova Costituzione, Fausta
Speranza ha riflettuto con il prof. Claudio Lo Jacono, direttore della
rivista Oriente moderno:
D. - E’ aumentato
il riferimento alla Sharia, che è l’insieme delle norme del Corano e di quelle della
tradizione che si riferiscono innanzitutto a Maometto, ma anche ad alcuni subito dopo
di lui. Questo riferimento esisteva già nella Costituzione egiziana - già all’epoca
di Mubarak - diciamo dell’Egitto più laico di quello che oggi noi possiamo giudicare,
vedendo la vittoria dei fratelli musulmani e della presidenza Morsi. L’aumento ci
sarà sicuramente, bisogna vedere in quali campi si renderà possibile l’applicazione
della norma sharaitica, perché possiamo immaginare delle cose orripilanti – la lapidazione
per l’adultero o per l’apostata... – ma, possiamo anche immaginare una serie di norme
che sono molto più ragionevoli nella Sharia e che corrispondono un po’ a quelli che
sono i sentimenti di giustizia universali. La Sharia ed il Corano fanno riferimento
anche a delle cose molto nobili.
D. – C’è un distacco tra questa politica
che procede con il decreto presidenziale e questo testo costituzionale e il sentire
della gente…
R. – Certo. Per esempio, se questo va ad invalidare una serie
di conquiste, che l’Egitto ha realizzato in passato, già all’epoca di Sadat, come
ad esempio, per la condizione della donna c’era una legislazione estremamente avanzata
rispetto a quasi tutto il resto del mondo islamico. Se si mettono, quindi, in discussione
certi valori, che noi oggi definiamo di civiltà, questo non può che provocare una
reazione forte di tutta la parte dell’Egitto che pur essendo musulmana non si riconosce
nei valori più estremi dell’Islam politico, come quello rappresentato dai Fratelli
musulmani.
D. – Parliamo di donne, ma anche di minoranze...
R. – Tutto
ciò riguarda anche le minoranze. Se si parla di copti, minoranze per modo di dire,
perché non sono mai stati fatti dei censimenti, perché c’è sempre stata paura a rivelare
quali potessero essere le forze del cristianesimo copto in Egitto. Si parla, senz’altro,
di più di 10 milioni e non hanno mai rappresentato una minoranza né nel dibattito
né nel gioco politico egiziano. Bisogna ricordare che l’Egitto, dall’epoca di Mehmet
’Ali, che era un musulmano, ha sempre avuto grandi personaggi cristiani nell’amministrazione
dello Stato: Visir e poi i primi ministri. La stessa rivoluzione del ’19, una delle
più nobili rivoluzioni dell’Egitto, ha visto insieme musulmani e cristiani. In qualche
modo li ha visti anche durante la cosiddetta “Primavera”: c’erano segni di lavoro
comune da fare.
D. – Vogliamo ricordare, comunque al di là di tutto, l’importanza
di questo voto della costituzione visto che c’è una sorta di vuoto, di limbo in questo
momento politico in Egitto, dal punto di vista proprio costituzionale...
R.
– Una Camera che è stata sciolta, un’altra che ancora va un po’ avanti; dovrà, in
qualche modo, essere colmato questo vacuum. In questo momento, l’assemblea
costituente sta svolgendo un compito per il quale si erano impegnati tutti quelli
che manifestavano contro Mubarak. Si tratta di una nuova Costituzione, in un Paese
che sta in una fase di lunga transizione, che probabilmente non finirà prima del riassetto
completo di quelli che sono gli organi costituzionali, con una nuova Costituzione,
sicuramente un po’ formalmente più islamica. Bisogna vedere questo “un po’ più” se
va a toccare, appunto, valori imprescindibili della civiltà universale, non soltanto
di una parte del mondo; valori relativi per esempio all’uguaglianza anche tra i sessi,
dal punto di vista giuridico-politico. L’Egitto, in questo momento, è in una fase
non stabile, di grande trasformazione: può andare verso il meglio o può andare verso
il peggio, ma questo ce lo dirà soltanto il tempo.
L’obiettivo del provvedimento,
si sostiene in Egitto, è di rendere la Sharia il fondamento delle leggi nel Paese.
E’ quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il gesuita egiziano, padre
Samir Khalil Samir: R. - Questo è il
progetto, da sempre, dei Fratelli Musulmani, dei Salafiti e di tutta la tendenza islamista,
che è assai forte in Egitto e che, d’altra parte, è sostenuta finanziariamente, anche
militarmente in alcuni casi, da Paesi arabi ricchi, in particolare l’Arabia Saudita
e il Qatar. Questo progetto è inaccettabile non solo per i non musulmani, cioè i cristiani
e qualche altra minoranza, ma ancor più per una gran parte dei musulmani che vogliono
distinguere tra la fede, che dice che una cosa è un male e non deve essere fatta,
e la società politica che dice che una cosa sarà punita.
D. - In quale contesto
storico è nata la Sharia?
R. - La Sharia è stata stabilita in varie forme,
almeno in quattro scuole sunnite ed una scuola sciita, nel IX-X secolo, basandosi
su alcuni versetti del Corano, ma non sempre. Faccio l’esempio più chiaro e più grave.
L’apostata - dice la Sharia - deve essere ucciso: chi essendo musulmano, abbandona
l’islam per un'altra religione o per l’ateismo e si dichiara tale deve essere ucciso.
Ora, io sfido chiunque a trovare nel Corano un solo versetto che dica questo. Questo
non c’è. E’ per questo che anche i musulmani giustamente, spesso, rifiutano la Sharia
perché non corrisponde alla cultura attuale dei musulmani, ma corrisponde alla cultura
del Medioevo in cui la Sharia è stata elaborata e non alla rivelazione dell'islam.
D.
- Come leggere, nell’Egitto di oggi, la decisione di riconoscere i principi della
Sharia?
R. - Ciò che è stato fatto oggi è un trucco. Stanno approfittando del
fatto che il Parlamento provvisorio è a maggioranza islamista per votare. E per questo
il presidente Morsi si è dato un potere inammissibile, cioè ha tutti i poteri. Nemmeno
la magistratura, adesso, lo può condannare. Dunque tutta questa situazione è inaccettabile,
illegale in sé.
D. - Questo Articolo della Costituzione fa riferimento ai principi
della Sharia. Da un punto di vista giuridico sembra un primo passo. Dove si vuole
arrivare?
R. - Si vuole arrivare all’applicazione di tutti i particolari della
Sharia, non solo i principi. I principi, si potrebbe dire, sono orientamenti generici.
Loro vogliono dire concretamente: si taglia la mano a chi fa questo, si punisce di
morte chi fa questo, eccetera. Entrare in tutti i particolari è il secondo passo.
Ma una volta votato il primo, il secondo rischia di arrivare. Il punto qual è? La
Sharia, come tale, è in contrasto con il pensiero attuale dei musulmani di un Paese
come l’Egitto. Il popolo - si è visto pochi giorni fa quando c’è stata una fortissima
manifestazione di migliaia di giovani - dice: hanno tradito la rivoluzione del gennaio
2011.
D. – Molti egiziani, cristiani e musulmani, sono uniti nel difendere
i diritti umani...
R. – Per questo i cristiani lottano. Non solo perché sono
cristiani e perché questa è un’ingiustizia per loro. Ma perché è un’ingiustizia contro
l’umanità, contro le donne in particolare, contro tutte le minoranze, contro gli atei,
contro gli omosessuali, che dovrebbero andare in prigione. E’ una decisione dei fondamentalisti
islamici che vogliono imporre ai musulmani e ai cristiani e agli altri una concezione
della religione che non è quella di tutti i musulmani. Vogliono imporre un islam medievale.
E’ un grande pericolo per la società egiziana e può diventarlo per altre società musulmane.