Il voto all'Onu, Israele reagisce: sì a tremila alloggi per coloni. Abu Mazen, basta
colonizzazione
A 24 ore dal sì allo status di Stato osservatore all'Onu alla Palestina, in Israele
continuano le critiche e la linea dura, con l’annuncio di tremila nuovi insediamenti,
mentre in Italia il centro destra polemizza con il governo dichiaratosi favorevole.
E il ministro Terzi sottolinea: l’Italia resta amica di Israele. Servizio di FrancescaSabatinelli :
"Gli israeliani,
contrariati dal voto, rilanciano e annunciano il via libera a oltre tremila nuovi
alloggi per coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme est, la parte araba. La decisione,
precisa la stampa, era però già stata presa da Israele, ieri. Per l’Olp si tratta
di una ritorsione per il sì all’Onu e un attacco ad uno stato del quale il mondo
si deve assumere la responsabilità. Interviene il presidente dell’Anp: si riprendano
i negoziati, ma si metta fine alla colonizzazione. Ora la Palestina, aggiunge Abu
Mazen, ha il diritto di ricorrere alla Corte penale internazionale, ma lo farà solo
in caso di aggressione di Israele.
Il centro-destra italiano intanto polemizza
con il governo per aver votato a favore, risponde il ministro degli esteri: la decisione
di palazzo Chigi è stata ponderata l’Italia resta certa dell’amicizia con Israele.
Terzi ritiene poi utile che il governo riferisca in parlamento sul voto.
Gli
Stati Uniti, uno dei nove paesi che hanno votato contro, seguono la linea di Gerusalemme:
il conflitto israelo-palestinese si potrà risolvere solo attraverso negoziati diretti
e non attraverso atti unilaterali. Washington però garantisce che il piano degli aiuti
alla Palestina non sarà interrotto. Di tenore completamente differente le dichiarazioni
da Bruxelles. Secondo Martin Schulz, presidente dell’europarlamento, il voto renderà
le rivendicazioni palestinesi ancora più forti. A Ramallah intanto dove per ore si
è festeggiato oggi è tornata la calma e con essa un importante interrogativo, a quando
l’uscita dei coloni?"
Sulla portata della decisione dell'Onu sulla Palestina,
l'opinione di MariaGraziaEnardu, docente di Storia delle Relazioni
internazionali all’Università di Firenze. L’intervista è di MassimilianoMenichetti:
R.
– Questa decisione ha una portata storica ed è l’unica iniziativa internazionale corale
che possa riportare le due parti – che sarebbero tre, considerando Hamas – al tavolo
di un negoziato serio e costruttivo. Ne avevano bisogno tutti e due, sia l’Autorità
palestinese, per essere incoraggiata a proseguire sulla strada della non violenza,
sia Israele, i cui governi negli ultimi anni hanno perso tempo e continuato a costruire
sul terreno. E molto importante anche per la percezione che avrà l’elettorato di Israele,
che va a votare tra due mesi, perché bisogna scegliere partiti e posizioni più costruttivi.
D.
– A questo punto, questa decisione potrà portare anche Hamas ad un atteggiamento più
dialogante?
R. – Il voto dovrà costringere Hamas a guardare tutto il tavolo
e la scena internazionale e a prendere decisioni, speriamo di riavvicinamento all’Autorità
nazionale palestinese, perché se si parla di negoziato per creare uno Stato palestinese,
il rischio, senza Hamas, è che si arrivi ad un nulla che creino due pezzi di Stato
– uno a Gaza e uno in parti della Cisgiordania.
R. – Questa decisione ha una
portata storica ed è l’unica iniziativa internazionale corale che possa riportare
le due parti – che sarebbero tre, considerando Hamas – al tavolo di un negoziato serio
e costruttivo. Ne avevano bisogno tutti e due, sia l’Autorità palestinese, per essere
incoraggiata a proseguire sulla strada della non violenza, sia Israele, i cui governi
negli ultimi anni hanno perso tempo e continuato a costruire sul terreno. E molto
importante anche per la percezione che avrà l’elettorato di Israele, che va a votare
tra due mesi, perché bisogna scegliere partiti e posizioni più costruttivi.
D.
– A questo punto, questa decisione potrà portare anche Hamas ad un atteggiamento più
dialogante?
R. – Il voto dovrà costringere Hamas a guardare tutto il tavolo
e la scena internazionale e a prendere decisioni, speriamo di riavvicinamento all’Autorità
Nazionale palestinese, perché se si parla di negoziato per creare uno Stato palestinese,
il rischio, senza Hamas, è che si arrivi ad un nulla che creino due pezzi di Stato
– uno a Gaza e uno in parti della Cisgiordania.