Tibet: un’altra auto-immolazione. Gli studenti scendono in piazza contro Pechino
Un uomo di 31 anni, sposato e con due figli piccoli, si è dato fuoco questa mattina
nella parte orientale del Tibet per protestare contro l'occupazione cinese della regione
e chiedere il ritorno in patria del Dalai Lama. Una fonte del Phayul conferma l'auto-immolazione,
che porta il numero totale dei suicidi a 89. Nel frattempo, la popolazione scende
in piazza contro il pugno di ferro adottato dalle autorità. L'ennesima tragedia -
riferisce l'agenzia AsiaNews - è avvenuta davanti agli uffici governativi della regione
di Luchu. Tsering Tashi lascia la moglie Choekyong Tso e i figli Dorjee Kyi (7 anni)
e Kalsang Dolma (3). Si tratta della terza auto-immolazione in 10 giorni in questa
regione e la 27ma nel solo mese di novembre. Secondo diversi analisti, l'atteggiamento
di Pechino spinge alla disperazione la popolazione locale: invece di ascoltarne le
richieste, infatti, il regime ha ordinato una nuova stretta contro ogni forma di autonomia
locale. L'esasperazione dei tibetani è confermata anche dall'aumento delle proteste
pubbliche contro le politiche cinesi. Lo scorso 26 novembre, migliaia di studenti
di una scuola di medicina nella provincia tibetana del Qinghai si sono ribellati contro
un questionario politico e le classi di "educazione patriottica" imposti dal regime
cinese agli studenti tibetani. La polizia è intervenuta per bloccare le manifestazioni:
con i gas hanno disperso gli studenti chiusi nella scuola e hanno iniziato a bastonarli.
Le vittime sono circa 20, di cui 4 in gravi condizioni. La protesta è esplosa nella
Prefettura autonoma di Tsolho dopo che le autorità hanno imposto alla scuola una sessione
di studio sulla "cricca separatista del Dalai Lama". Subito dopo, i funzionari inviati
hanno consegnato dei questionari da compilare in cui erano presenti domande come "Qual
è la natura delle auto-immolazioni?" e "Quali sono le conseguenze delle dimostrazioni
illegali?". Pechino accusa il leader del buddismo tibetano di fomentare proteste e
auto-immolazioni per "creare il panico" nella regione. Le manifestazioni del Qinghai
sono una spia d'allarme dell'insofferenza della popolazione nei confronti del regime
comunista. Nel 2008, un'enorme manifestazione di massa guidata dai monaci buddisti
ha scatenato gli scontri peggiori mai verificatisi in Tibet dal 1989, anno in cui
l'allora Segretario comunista locale Hu Jintao - poi divenuto il leader della nazione
- diede l'ordine di reprimere nel sangue le proteste. (R.P.)