Sudan. Mons. Gassis: “La Chiesa faro di speranza per i civili dei Monti Nuba
“I bombardamenti sono giornalieri e quello che mi rattrista di più è che tutti sembrano
essersi dimenticati di noi, delle popolazioni dei Monti Nuba. Almeno ricordateci nella
preghiera dei fedeli delle Messe domenicali!”. È il grido di dolere affidato all’agenzia
Fides da mons. Macram Max Gassis, vescovo di El Obeid, nel cui territorio ricadono
i Monti Nuba, nel Sud Kordofan, Stato del Sudan dove da tempo è in corso una guerra
tra il governo di Khartoum e l’Spla-Nord (Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese-Nord).
“Le prime vittime di questa guerra sono i civili, specie donne, bambini e anziani”
afferma il vescovo. “Proprio l’altro ieri è stata bombardata la chiesa di Heban, che
grazie al cielo ha riportato danni limitati. Nel solo mese di novembre, che non è
ancora finito, l’aviazione di Khartoum ha lanciato 330 bombe, che hanno provocato
36 morti, in maggioranza donne e bambini, e 22 feriti. Solo in questo mese sono state
distrutte 30 abitazioni e 92 coltivazioni”. “Nessuna organizzazione umanitaria è presente
sui Monti Nubi” lamenta mons. Gassis. “La Chiesa è l’unica presenza di speranza per
queste popolazioni, con le nostre suore e 4 medici e chirurghi (2 americani, un tedesco
ed un inglese). L’unica struttura medica nella zona è l’ospedale da me fondato, che
da 80 degenti per i quali era costruito ne accoglie ora ben 500. Non possiamo costruire
una nuova corsia perché abbiamo dovuto rimpatriare i lavoratori keniani e non abbiamo
cemento”. “I miei sacerdoti percorrono le piste che portano dai Monti Nubi alla nostra
struttura che abbiamo creato nel Sud Sudan a Yida nello Stato di Unity, per prendere
le provviste e i medicinali. Il viaggio dura 8 ore all’andata ed 8 al ritorno, sotto
la minaccia dei bombardieri sudanesi. Solo grazie al coraggio di una suora della Misericordia
australiana, di origine italiana, che è tornata appositamente, è ancora aperta la
nostra scuola di formazione e quella primaria". Mons. Gassis è appena tornato da un
tour intorno al mondo per perorare la causa delle popolazioni dei Monti Nuba. “Sono
stato in Irlanda, dove ho incontrato il Presidente e il suo predecessore, a Londra
(dove sono stato ascoltato dalla Camera dei Comuni e da quella dei Lord, dalla Conferenza
episcopale e sono stato intervistato dalla Bbc), e poi a Bruxelles, Parigi, Berlino,
Washington, New York, Oslo, in Lussemburgo e infine a Ginevra, dove sono stato ascoltato
dalla Commissione per i Diritti Umani dell’Onu". “A tutti ho chiesto che la comunità
internazionale imponga al regime di Khartoum di fermare i bombardamenti sui civili,
e permetta di aprire corridori aerei e terrestri per portare cibo e medicinali alle
popolazioni stremate” conclude mons. Gassis. (R.P.)