Egitto: la Sharia entra nella nuova Costituzione, insorgono le opposizioni
L'Assemblea costituente egiziana sta votando la nuova Costituzione, che dovrà poi
essere approvata con un referendum popolare; oggi è arrivato il sì all'unanimità all'articolo
2, che fa riferimento ai "principi della sharia", la legge islamica, come base per
le leggi nel Paese. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
L'Assemblea
costituente egiziana ha detto sì ai "principi della sharia", la legge islamica, come
base per le leggi nel Paese. Una radicalizzazione che era stata, già nei giorni scorsi,
paventata dai liberali, dai rappresentanti dalla sinistra laica e da quelli delle
Chiese d’Egitto. Tutti avevano abbandonato l’Assemblea, parlando di “tirannia” di
Morsi. Al voto della nuova Carta costituzionale si è arrivati in accelerazione, con
un iter che in un primo tempo prevedeva 2 mesi di tempo per varare la bozza del testo.
Secondo la bozza, presentata alcune settimane fa ai mezzi di comunicazione, verrà
adottato un sistema semi-presidenziale, simile a quello francese, e un decentramento
territoriale. Ieri lo stesso presidente, cercando di far scendere la tensione, aveva
definito temporanei i poteri accentrati nelle sue mani. Il nodo verrà sciolto, comunque,
stasera quando Morsi parlerà alla Nazione: al centro del suo intervento il controverso
decreto emanato la scorsa settimana, le ragioni per le quali è stato emanato e le
sue conseguenze. Resta il fatto che l’Egitto è oggi un Paese paralizzato dal punto
di vista politico, istituzionale e soprattutto economico, con forti ripercussioni
sui due settori trainanti: il turismo e l’industria tessile. In questa situazione,
diventa necessario sostenere le finanze del Paese in un’altra maniera, come sottolinea
l’analista di economia internazionale Francesco Carlà:
“Ricorrere
al debito e agli aiuti finanziari internazionali, anche per l’Egitto, in questo momento
sembra la giusta soluzione; mi riferisco ad un prestito del Fondo Monetario Internazionale,
che è però subordinato all’accettazione di tutta una serie di condizioni che, nel
caso dell’Egitto – a differenza della Grecia, ad esempio – sono oltre che di natura
economica, anche di natura istituzionale, politica. Quello che si richiede, in questo
momento è la stabilizzazione. Di certo, all’interno del Fondo Monetario Internazionale,
gli Stati Uniti fanno la parte del leone ed hanno tutto l’interesse di aiutare Il
Cairo, per avere una piattaforma importante nel mondo arabo”.