Diagnosi preimpianto. Il governo presenta ricorso all'Ue. Soddisfatto il Movimento
per la Vita
E’ acceso il dibattito in Italia dopo che il governo, mercoledì sera, allo scadere
del termine previsto, ha presentato ricorso alla Grande Camera della Corte europea
dei diritti dell'uomo contro la sentenza che bocciava la Legge 40 in merito alla diagnosi
preimpianto degli embrioni. Il servizio di Paolo Ondarza:
L’atteso ricorso
del governo alla Grande Camera alla fine è arrivato. Il caso ha origine lo scorso
agosto quando la Corte Europea di Strasburgo, in merito ad una coppia, portatrice
sana di fibrosi cistica, che chiedeva di accedere alla diagnosi preimpianto, aveva
rilevato un’incoerenza tra la legge italiana che consente l’aborto a chi ha malattie
genetiche e la Legge 40 che vieta la diagnosi preimpianto finalizzata a prevenire
la nascita di figli malati. In gioco – si legge in una nota di Palazzo Chigi che motiva
il ricorso - c’è la salvaguardia dell'integrità e della validità del sistema giudiziario
nazionale”. Soddisfatto il presidente del Movimento per la Vita Carlo Casini
che solo una settimana fa ai nostri microfoni aveva sollecitato un intervento del
governo:
R. – Sono molto soddisfatto. Il ricorso è fatto bene e noi cercheremo
di appoggiarlo. Temevo molto. Esitazioni debbono esserci state, perché il ricorso
è stato presentato l’ultimo giorno. Faremo in modo che questo processo, che non sarà
comunque semplice, perché conosco l’ambiente europeo, abbia l’esito che speriamo.
D.
– La Corte europea aveva bocciato la Legge 40, definendola incoerente. La decisione
del governo italiano di presentare appello alla Grande Camera, si fonda sulla necessità
di salvaguardare la validità e l’integrità del sistema giudiziario nazionale...
R.
– La Corte europea può valutare se ci sia stata violazione dei diritti dell’uomo,
come sanciti nei trattati internazionali, ma non può giudicare la coerenza di una
legge interna dello Stato. In altri termini, la Corte non poteva dire “se c’è una
legge che consente l’aborto a coppie portatrici sane di fibrosi cistica, allora dobbiamo
ammettere anche la diagnosi genetica preimpianto”. Infine, vi è la cattiva interpretazione
della Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e cioè che la legge italiana
sull’aborto ammetterebbe l’aborto eugenetico. Lo Stato italiano sostiene che non è
ammesso e quindi la sentenza di primo grado si fonda su un errore di fatto.
D.
– Per voi, chiaramente, oltre a questo aspetto giuridico, il ricorso è importante,
perché in sostanza blocca la legittimazione da parte della Corte Ue della diagnosi
preimpianto...
R. – Naturalmente, bisogna sostenere la parte sostanziale, e
cioè proprio il fatto che la diagnosi genetica preimpianto è lesiva della vita umana
in modo gravissimo!