Egitto: cresce la tensione fra Morsi e i giudici. Ancora scontri nel paese
Nuovi scontri ieri al Cairo fra polizia e manifestanti dell’opposizione, dopo l’oceanica
protesta di martedì contro il decreto con cui il presidente Morsi si è attribuito
poteri quasi illimitati. La tensione si è ora trasferita ai vertici del potere. La
Suprema Corte costituzionale ha accusato il presidente di una campagna denigratoria
contro la stessa consulta. Intanto, ieri la presidenza della Repubblica ha ribadito
la natura temporanea delle misure del 22 novembre e un comunicato dell’ambasciata
egiziana a Roma spiega che Morsi ha emanato decreti al fine di proteggere la transizione
democratica. Il servizio di Amina Belkassem:
Si fa sempre
piu' profonda la crisi che sta paralizzando l'Egitto, da quando una settimana fa il
presidente Mohamed Morsi si e' conferito nuovi poteri. Mentre nelle strade va avanti
la protesta, anche i giudici della Corte Costituzionale e della Corte d'appello hanno
deciso di entrare in sciopero fino alla revoca del decreto presidenziale. Intanto,
nuovi scontri sono avvenuti anche oggi in Piazza Tahrir, dove ormai da giorni sono
accampati i militanti dei movimenti laici e liberali. Almeno tre persone sono rimaste
uccise nelle violenze dell'ultima settimana. Ieri un militante e' morto al Cairo a
causa dei lacrimogeni sparati dalle forze di sicurezza, mentre un centinaio di persone
sono rimaste ferite a Mahalla, dove e' stata assaltata la sede del partito dei Fratelli
musulmani. La Confraternita' scendera' in piazza sabato insieme ai salafiti per sostenere
Morsi, mentre la Costituente ha annunciato che la bozza della nuova Costituzione sara'
presentata stasera e votata domani. Un tentativo per fermare la crisi, secondo alcuni,
mentre associazioni dei diritti umani parlano gia' di un documento avventato che rischia
di aggravare la situazione.
Al Cairo, un tribunale per i reati contro la sicurezza
dello Stato ha condannato a morte il reverendo Usa Terry Jones – noto per avere bruciato
in passato copie del Corano - e altri sei imputati egiziani copti emigrati negli Stati
Uniti, per il coinvolgimento nella diffusione del film 'L'innocenza dei musulmani'.