Tensione all'Ilva di Taranto. Mons. Santoro: lo Stato faccia la sua parte
Si fa sempre più tesa la situazione all’Ilva di Taranto, dove l’azienda ha deciso
di chiudere lo stabilimento. Nel pomeriggio l’azienda ha riabilitato i badge ai lavoratori
dell'area a freddo, disattivati lunedì, nonostante l'attivita' nell'area resti in
gran parte sospesa. In segno di solidarietà con i colleghi pugliesi i lavoratori del
sito produttivo di Genova hanno bloccato un casello autostradale. Per Confindustria
è a rischio tutto il settore dell’industria pesante in Italia. Ieri sera incontro
tra il presidente Napolitano e il premier Monti: i due – riferiscono fonti del Quirinale
– si sono detti d’accordo che se necessario saranno presi provvedimento dall’esecutivo
nel Consiglio dei ministri convocato per giovedì. Da parte sua il ministro dell’Ambiente,
Clini, si è detto fiducioso del fatto che sempre giovedì ci possa essere un accordo,
nell’incontro a Palazzo Chigi con l’azienda. Sulla stessa linea, il presidente dell’Ilva
Ferrante. Il servizio di Alessandro Guarasci:
Per il ministro
Cilini un punto rimane fermo: Bisogna applicare la procedura Aia per far coincidere
tutela della salute e lavoro. Ma Clini se la prende anche con la magistratura, che
ieri ha arrestato sette dirigenti. Di qui la decisione dell’azienda di chiudere. Per
il ministro l’obiettivo della procura di Taranto è bloccare l'attuazione dell'Aja.
Intanto gli operai hanno occupato la direzione dello stabilimento e annunciato un
presidio davanti Palazzo Chigi per l’incontro di giovedi con l’azienda. Giorgio
Santini, segretario confederale della Cisl, si aspetta un decreto
“Che
dia forza alla autorizzazione integrata ambientale, che peraltro è stata già approvata
da tutti i ministeri e da tutte le istituzioni competenti, che ovviamente vincoli
l’azienda al rispetto di tutte le bonifiche e di tutti gli interventi contro l’inquinamento
e contro la nocività ambientale; e, dall’altra, dia garanzia alla magistratura che
questi interventi si facciano veramente, tenendo aperti gli impianti: con gli impianti
chiusi, purtroppo, non si fa alcuna bonifica, perché non c’è la possibilità concreta
di dare agli investimenti l’operatività e la effettività”.
Lo stesso governo
si è detto pronto a un intervento legislativo d’urgenza. La Chiesa in questo momento,
come in altri, è vicina ai lavoratori. Il vescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro,
intervistato da Fabio Colagrande:
“L’iniziativa dello Stato sia
chiara. In questo momento i tarantini non possono essere lasciati da soli. L’iniziativa
è proprio nelle mani dello Stato, allo Stato fa capo la magistratura, allo Stato fa
capo il governo e allo Stato deve rispondere anche l’impresa”
Sono a rischio
i posti degli 11mila addetti che lavorano a Taranto. Ma è in gioco anche la credibilità
dell’industria siderurgica italiana