2012-11-27 07:58:00

Egitto. Morsi accetta il compromesso: inappellabilità solo su questioni di sovranità


In Egitto è ancora alta la tensione. Il Presidente Morsi ha tentato di disinnescare la miccia accesa con il decreto che, di fatto, accresce i suoi poteri. Dopo un incontro con i vertici della magistratura, ha annunciato, in serata, di aver accettato una soluzione di compromesso, che limita l'inappellabilità alle sole questioni di sovranità. La Casa Bianca ha tuttavia espresso le sue preoccupazioni, esortando le parti alla calma. Amina Belkassem:RealAudioMP3

Tenta di calmare gli animi Mohamed Morsi. Dopo un incontro ieri in serata con i vertici della magistratura, il presidente egiziano ha accettato un piccolo compromesso, precisando che l'inappellabilità delle sue decisioni si limita alle questioni di sovranità. Di fatto però, il decreto presidenziale all'origine delle proteste che nei giorni scorsi hanno fatto 2 morti e centinaia di feriti, rimane. E per oggi sono attese nuove proteste. Tre marce dei movimenti laici e liberali confluiranno ancora una volta in piazza Tahrir. Mentre i Fratelli musulmani e i Salafiti hanno annullato in extremis le manifestazioni a sostegno di Morsi, dicendo di voler evitare nuove violenze. Intanto, la Casa Bianca ha espresso preoccupazione per le misure adottate dal presidente per allargare i suoi poteri mentre l'ambasciata americana al Cairo ha deciso di chiudere i battenti proprio in vista delle manifestazioni di oggi.

L’Egitto si mostra, dunque, diviso al suo interno tra i Fratelli Musulmani e le molte anime dell’opposizione. Su questo Benedetta Capelli ha intervistato Remigio Benni, collaboratore dell’Ansa Al Cairo:RealAudioMP3

R. – Chiaramente, il tutto è abbastanza complesso. Un esempio: i movimenti di protesta erano, a un certo punto, diventati 150. Se pensiamo che alle elezioni, che hanno poi portato a questo parlamento e a Morsi – erano 55 partiti diversi – abbiamo idea di come sia frammentata la realtà egiziana e di come sia difficile unificare le istanze. E’ sicuro che c’è stata una necessità, una forte richiesta di liberarsi dai freni che il vecchio regime aveva imposto, e su questo poi i Fratelli musulmani hanno raccolto molti consensi. Il problema è capire quanto, in questo Paese, i Fratelli musulmani costituiscano una forza di movimento piuttosto che una forza di oppressione e di arretramento. Certo è che, da parte del popolo, c’è molta richiesta, sia pure confusa, non organizzata, soprattutto di miglioramento delle condizioni di vita, perché esse sono state tenute a un livello molto basso, durante il regime di Mubarak, e in questo periodo non sono migliorate perché la crisi economica sta consumando le risorse del Paese. Il costo della vita è molto alto, soprattutto per le classi più umili, meno abbienti. C’è tanta disoccupazione e c’è una grande tensione, che si sfoga proprio nelle manifestazioni di piazza.







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