A Bruxelles, dopo quasi tredici ore di lavori, l'Eurogruppo e il Fmi hanno raggiunto
l’accordo per ridurre il debito della Grecia e sbloccare una nuova tranche di aiuti.
La decisione sarà formalizzata a dicembre. Soddisfazione del presidente del Consiglio
greco, Antonis Samaras. Il servizio di Massimiliano Menichetti:
La Grecia plaude
all’accordo tra Eurogruppo e Fondo monetario internazionale (Fmi) sui 43,7 miliardi
di euro di aiuti che saranno formalizzati il 13 dicembre, dopo che i parlamenti nazionali,
tra cui quello tedesco, si saranno pronunciati e dopo che “ci sarà stata una valutazione
di una possibile operazione di “buyback”, ovvero di riacquisto di titoli, da parte
di Atene stessa. Dopo più di dodici ore di confronto, è stato varato un mix di misure
per risollevare il Paese ellenico, tra cui il taglio di 100 punti base degli interessi
sui prestiti bilaterali, una moratoria di 10 anni sui tassi dei finanziamenti concessi
dal Fondo salva-Stati, un'estensione di 15 anni delle scadenze dei prestiti e uno
slittamento di 10 anni per i pagamenti degli interessi. Inoltre, gli Stati rinunciano
ai loro profitti sui bond greci e li verseranno direttamente ad Atene in un conto
bloccato. Infine, il Fondo ha acconsentito a rivedere la soglia del debito: l'obiettivo
iniziale del 120% entro il 2020 è stato portato al 124%, per poi scendere drasticamente
al 110% nel 2022. Soddisfazione per la maratona notturna a Bruxelles è stata espressa
dal presidente del Consiglio greco, Antonis Samaras. “Tutti i greci hanno lottato
insieme per questa decisione - ha detto - domani sarà un giorno nuovo”. Lo stesso
direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ha sottolineato
che “le iniziative varate puntano ad appoggiare il programma di riforme economiche
di Atene e contribuiscono in modo sostanziale alla sostenibilità del suo debito”.
Da parte sua, il presidente dell'eurogruppo, Jean Claude Juncker, ha evidenziato che
le misure “prevedono sforzi da parte di tutti”.
Sulla decione di Bruxelles
abbiamo raccolto il commento del collega greco, Dimitri Deliolanes:
R. - E’ una
boccata di ossigeno e va nella direzione giusta. Il paradosso è che nel 2010 è stata
la Germania a voler coinvolgere il Fondo monetario internazionale negli affari dell’Eurozona
e adesso è proprio Berlino a doversi scontrare con le proposte del Fmi. E questo la
dice lunga sulla mancanza di un’adesione a lungo termine da parte della leadership
tedesca.
D. - La Grecia è messa nella condizione di poter sviluppare una propria
economia, oppure è una mera boccata di ossigeno?
R. – Si è allentato il "cappio"
del debito e dei tassi di interesse da dover soddisfare immediatamente, prima ancora
di dover immaginare di investire nello sviluppo. Però, ovviamente, né il governo greco
né tantomeno i governi europei sono in grado oggi di definire una strategia programmatica.
E’ stato fatto il primo passo: non c’è l’ansia di restituire il debito e i suoi interessi,
ma c’è ancora da definire insieme con i partner europei, tutti quanti insieme, una
vera strategia di sviluppo.
D. - All’interno della Grecia, però, ci sono state
anche delle resistenze nei confronti delle proposte di Samaras per i piani di austerità...
R.
- Ci sono state fortissime resistenze e, infatti, c’è stata la solenne promessa dello
stesso premier Samaras che queste misure durissime, approvata qualche settimana fa,
saranno le ultime. E adesso le perplessità riguardano se questa boccata di ossigeno
esigerà delle nuove misure di austerità. Per il momento, il governo greco smentisce
categoricamente questa ipotesi, ma noi sappiamo che queste cose non le annuncia il
governo greco, ma la trojka (Ue, Bce, Fmi), che visita periodicamente la Grecia.
D.
- I cittadini greci sarebbero disposti ad accettare altre restrizioni?
R. -
No, assolutamente no. C’è il fortissimo rischio di una profonda destabilizzazione
sociale e politica della Grecia: c’è tanta violenza, c’è tanta rabbia, c’è tanta disperazione
che potrebbe esplodere. Assistiamo già a fenomeni di razzismo crescenti e abbiamo
una criminalità dilagante: se dovessero comprimere ancor di più la società greca,
non so quale sarebbe il futuro del Paese.