2012-11-26 16:42:51

Medio Oriente, calma tesa


RealAudioMP3 "Desidero incoraggiare particolarmente la vita e la presenza dei cristiani in Medio Oriente dove devono poter vivere liberamente la fede e lanciare un nuovo appello urgente per la pace nella regione. La Chiesa incoraggia tutti gli sforzi per raggiungere la pace nel mondo e nel Medio Oriente, pace che non sarà effettiva se non si baserà su un autentico rispetto dell'altro". Così Benedetto XVI in occasione dell'incontro in Vaticano con i nuovi cardinali, tra i quali il Patriarca dei Maroniti del Libano, Bechera Rai. Da Gerusalemme il gesuita David Neuhaus, Vicario episcopale della Chiesa Cristiana latina, racconta che "adesso il clima è migliorato. Abbiamo vissuto giorni difficilissimi. Speriamo che la tregua regga. Anche se la calma è 'tesa', il popolo ne ha bisogno. La distruzione a Gaza è enorme. Si piange sui morti e sui feriti. Adesso, ancora una volta, si deve ricominciare a ricostruire tutto. Dobbiamo credere allo sforzo di riconciliazione. Ma dobbiamo continuare a pregare molto specialmente per il cuore dei capi. Io credo che il popolo delle due parti è pronto per un processo di dialogo e riconciliazione ma dobbiamo convincere i leaders politici". Sulla situazione dei pellegrinaggi in Terrasanta P. Neuhaus precisa che "diversi gruppi li hanno annullati ma nel complesso ancora arriva gente. Vogliamo dire di continuare a visitarci e rafforzarci. Soprattutto in questo tempo di Avvento alle porte in cui dobbiamo imparare ad aspettare attivamente per l'arrivo del Cristo". Aldo Baquis, collaboratore Ansa a Tel Aviv, descrive gli umori a pochi giorni dal voto sulla richiesta all'Onu da parte dell'Anp di riconoscere alla Palestina lo status di 'Paese non membro', e le reazioni dopo poche ore dalle dimissioni a sorpresa del ministro israeliano della difesa Ehud Barak. "A Gaza questa notizia è stata accolta come un segno dell'ammissione da parte di Israele di non essere riuscito ad ottenere nella Striscia il successo sperato. L'uscita di Barak dalla politica attiva lascia un grande vuoto non tanto perché lui fosse a capo di una formazione politica di rilievo, ma perché è considerato l'uomo politico più importante di Israele dopo lo stesso Netanyahu, soprattutto come coordinatore degli sforzi per impedire all'Iran di dotarsi di armi nucleari e come trait-d'union con gli Stati Uniti". (di Antonella Palermo)







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