"Desidero incoraggiare
particolarmente la vita e la presenza dei cristiani in Medio Oriente dove devono poter
vivere liberamente la fede e lanciare un nuovo appello urgente per la pace nella regione.
La Chiesa incoraggia tutti gli sforzi per raggiungere la pace nel mondo e nel Medio
Oriente, pace che non sarà effettiva se non si baserà su un autentico rispetto dell'altro".
Così Benedetto XVI in occasione dell'incontro in Vaticano con i nuovi cardinali,
tra i quali il Patriarca dei Maroniti del Libano, Bechera Rai. Da Gerusalemme il
gesuita David Neuhaus, Vicario episcopale della Chiesa Cristiana latina, racconta
che "adesso il clima è migliorato. Abbiamo vissuto giorni difficilissimi. Speriamo
che la tregua regga. Anche se la calma è 'tesa', il popolo ne ha bisogno.La
distruzione a Gaza è enorme. Si piange sui morti e sui feriti. Adesso, ancora una
volta, si deve ricominciare a ricostruire tutto. Dobbiamo credere allo sforzo di riconciliazione.
Ma dobbiamo continuare a pregare molto specialmente per il cuore dei capi. Io
credo che il popolo delle due parti è pronto per un processo di dialogo e riconciliazione
ma dobbiamo convincere i leaders politici". Sulla situazione dei pellegrinaggi in
Terrasanta P. Neuhaus precisa che "diversi gruppi li hanno annullati ma nel complesso
ancora arriva gente. Vogliamo dire di continuare a visitarci e rafforzarci. Soprattutto
in questo tempo di Avvento alle porte in cui dobbiamo imparare ad aspettare attivamente
per l'arrivo del Cristo". Aldo Baquis, collaboratore Ansa a Tel Aviv, descrive
gli umori a pochi giorni dal voto sulla richiesta all'Onu da parte dell'Anp di riconoscere
alla Palestina lo status di 'Paese non membro', e le reazioni dopo poche ore dalle
dimissioni a sorpresa del ministro israeliano della difesa Ehud Barak. "A Gaza
questa notizia è stata accolta come un segno dell'ammissione da parte di Israele di
non essere riuscito ad ottenere nella Striscia il successo sperato. L'uscita di Barak
dalla politica attiva lascia un grande vuoto non tanto perché lui fosse a capo di
una formazione politica di rilievo, ma perché è considerato l'uomo politico più importante
di Israele dopo lo stesso Netanyahu, soprattutto come coordinatore degli sforzi per
impedire all'Iran di dotarsi di armi nucleari e come trait-d'union con gli Stati Uniti".
(di Antonella Palermo)