Bangladesh: lavoratori chiedono sicurezza dopo l'incendio che ha fatto 112 vittime
Migliaia di operai hanno protesto ieri nella zona industriale di Dacca, in Bangladesh
per chiedere che vengano incriminati i responsabili dell'incendio nella fabbrica di
abbigliamento in cui sono rimaste uccise 112 persone lo scorso weekend. Le fiamme
hanno divorato una seconda industria la scorsa notte, senza fortunanatamente provocare
alcuna vittima. Episodi che portano alla luce una situazione terribile sul fronte
della sicurezza sul lavoro, in un Paese che ha attratto investimenti internazionali,
proprio in seguito a un abbassamento indiscriminato del costo del lavoro. Salvatore
Sabatino ha chiesto un commento a Riccardo Moro, docente di Politiche dello
Sviluppo dell’Università degli Studi di Milano:
R. - Purtroppo,
non avviene solo in Bangladesh. In molti di questi Paesi che complessivamente stanno
migliorando le loro condizioni economiche - almeno si è visto in termini aggregati
- abbiamo una forte disparità interna, ma dall’altra parte abbiamo tuttora una tutela
non adeguata: dei diritti delle persone in generale e dei lavoratori nello specifico.
A volte, quindi, anche questa crescita è favorita da una possibilità di presentarsi
con prezzi particolarmente competitivi all’estero, il cui vantaggio però è pagato
da chi partecipa al processo produttivo, cioè dai lavoratori, dalle persone che non
sono adeguatamente tutelate. Finché le cose vanno bene, non ci sono problemi. Ma quando
c’è una difficoltà come quella del Bangladesh, queste sono le persone che sacrificano
la loro vita, magari per dare a noi la possibilità di avere accesso a beni che gradiamo
a prezzi particolarmente convenienti.