Giornata nazionale del Parkinson: 250mila i malati in Italia
E' stata celebrata ieri la Giornata nazionale della malattia di Parkinson, descritta
per la prima volta da James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese del XIX secolo,
nel suo documento "Trattato sulla paralisi agitante”. In Italia, i malati sono circa
250 mila. Contrariamente a quanto si possa pensare, non è una patologia prerogativa
dell’anziano. Nel 10% dei casi esordisce sotto i 40 anni. La Limpe, Lega italiana
per la lotta contro il Parkinson, avvia uno studio per prevenire le cadute delle persone
affette da Parkinson, dovute al loro instabile equilibrio ed esorta a inviare un sms
al 45596 per sostenere le ricerche su questa patologia. Partecipa allo studio anche
il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. La dottoressa Anna Rita
Bentivoglio, illustra il progetto e gli obiettivi della ricerca. L'ntervista è
di Eliana Astorri:
R. – La malattia
di Parkinson è una malattia che colpisce il sistema nervoso centrale e in particolare
colpisce alcuni nuclei nella profondità del cervello, che sono particolarmente coinvolti
nel controllo dei movimenti. E’ come se alcune cellule invecchiassero prima delle
altre in modo selettivo.
D. – E si conoscono le cause?
R. – In una
piccola parte dei pazienti ci sono delle cause genetiche note e nella gran parte dei
pazienti, però, questa è una malattia che si presenta non in forma familiare, ma in
forma cosiddetta sporadica. Ci sono molte ipotesi sia sui fattori ambientali che sui
fattori di predisposizione genetica, ma una causa precisa per le forme più frequenti
di Parkinson, che sono quelle della persona in età medio avanzata e che non ha familiarità
per la malattia, ancora non è nota.
D. – La ricerca farmacologica, sostenuta
anche da iniziative come quella della Giornata nazionale, è volta verso quali obiettivi?
R.
– Quello che sarebbe il nostro sogno è di trovare delle strategie terapeutiche, che
possano fermare il processo degenerativo o almeno rallentarlo in modo significativo.
Ad oggi esistono delle sostanze interessanti che, usandole in laboratorio, hanno dato
risultati straordinari e che noi somministriamo anche nella pratica clinica, vedendo
che i nostri pazienti stanno meglio. Quello che dovremmo fare, però, nel prossimo
futuro sarà senz’altro trovare delle sostanze che interferiscano con il processo di
degenerazione cellulare e questo, certo, non solamente per il Parkinson, ma anche
per le altre malattie neurodegenerative. Non ci dimentichiamo poi che, oltre alle
strategie farmacologiche, che riguardano la stragrande maggioranza dei pazienti, esistono
anche terapie chirurgiche, che noi possiamo mettere in atto per pazienti selezionati
che abbiano dei problemi particolari. Tra questi due estremi – terapie farmacologiche
per bocca e terapie neurochirurgiche – esistono strategie per il paziente con sintomi
di una certa importanza e quadri particolarmente complessi, in cui possiamo mettere
pompe da infusione con un rilascio continuo di farmaci direttamente nell’intestino
oppure altri farmaci, che possono essere somministrati attraverso pompe per infusione
sottocutanea. Un po’ come fanno le persone affette da diabete con le pompe da insulina.