Congo: i ribelli avanzano verso Bukavu. Grave l'emergenza umanitaria. Forte appello
dei vescovi locali
Precipita la situazione nella Repubblica Democratica del Congo. Civili in fuga di
fronte all’avanzata dei ribelli del gruppo M23, appoggiati, sembra, da mercenari ruandesi,
verso la città di Bukavu, nel sud Kivu. Anche l’Onu sta facendo evacuare tutto il
personale a rischio. Intanto, di fronte a questa nuova tragedia, che sta provocando
una gravissima emergenza umanitaria, accorato l’appello dei vescovi del Paese africano.
Ci riferisce Giulio Albanese:
Il copione è
quello di sempre nella Repubblica Democratica del Congo. L’ennesima guerra combattuta
per il controllo delle immense ricchezze del sottosuolo. Lo hanno denunciato perentoriamente
i vescovi congolesi proprio mentre migliaia di civili sono in fuga dalla città di
Sake, dopo i pesanti combattimenti tra i ribelli dell’M23 e le forze governative congolesi.
L’avanzata degli insorti non si arresta dunque, nonostante l’appello congiunto a fermare
l’offensiva arrivato al termine di un vertice che si è tenuto a Kampala tra i presidenti
del Ruanda, del Congo e dell’Uganda, e rilanciato ieri dall’Alto rappresentante Ue
per la Politica estera, Catherine Ashton. Fonti missionarie dicono di aver visto decine
di corpi senza vita lungo affermando che la situazione umanitaria nel Nord Kivu è
disperata. Intanto le Nazioni Unite stanno tentando di evacuare il loro personale
civile, mentre il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha espresso nuovamente preoccupazione
per le notizie secondo cui continua il sostegno esterno al movimento dell’M23. A riprova
che i ribelli congolesi combattono con il sostegno di mercenari, molti dei quali provenienti
dal vicino Ruanda.
Come abbiamo sentito, forte la denuncia dei presidenti delle
Conferenze episcopali africane: “Lo sfruttamento illegale delle risorse naturali -
affermano - è la principale causa di questa guerra” che sta provocando una catastrofe
umanitaria. Xavier Sartre ha intervistato il presidente della Conferenza episcopale
congolese, mons. Lola Nicola Djomo:
R. – Il y avait
un camp très important au Nord de Goma … C’era un campo grande, a Nord di Goma,
sulla via per Rutshuru, ad una diecina di km dalla città, e in questo campo vivevano
circa 70 mila persone. Queste persone hanno dovuto lasciare il campo, domenica, perché
i belligeranti si stavano avvicinando, e si sono riversate nella città di Goma. Quando
la città è caduta, ci sono stati momenti di grande panico e molti sono fuggiti nella
foresta nel tentativo di raggiungere il confine per rifugiarsi in Rwanda. Quindi,
le stesse famiglie di Goma che avrebbero dovuto accogliere tutte queste persone in
fuga, già si trovavano esse stesse in un clima di instabilità; la gente fugge, alcuni
si sono riparati nelle scuole ma il fenomeno più grave riguarda il fatto che le ong
presenti – una cinquantina – hanno dovuto lasciare la città a causa della mancanza
di sicurezza: adesso, qui, è rimasta soltanto la Caritas; quindi tutto il supporto
umanitario che avrebbe dovuto accogliere ed assistere queste persone, non c’è. Immaginatevi
la situazione: si tratta di migliaia di persone senza alcuna assistenza. E’ presente
la nostra Caritas che cerca di fare quello che può!
D. – Che cosa è riuscita
a fare la Caritas a Goma, a tutt’oggi?
R. – Actuellement, la Caritas à Goma
… Attualmente, la Caritas di Goma si occupa sostanzialmente di portare l’assistenza
di emergenza. Le Caritas sorelle del Nord e del Sud stanno operando al fine di definire
le priorità e fare arrivare il loro contributo il più presto possibile. Stiamo lavorando.
D.
– Quali sono le necessità concrete della Caritas nella regione di Goma e di Sake?
R.
– Les besoins les plus urgents, il s’agit de trouver des abris, la nourriture, … Le
necessità più urgenti riguardano l’alloggio, il cibo, i medicinali, l’acqua potabile
… Sicuramente lei sa che a Goma non ci sono acqua né elettricità, non c’è acqua potabile
e questo fa sì che la gente vada a prendere acqua non potabile per bere … Quindi,
sono necessità elementari. Ora c’è il rischio-colera e ci sono i feriti di guerra
… Ecco, queste sono le necessità cui dobbiamo fare fronte in questo momento.