Percorsi comuni per la famiglia: musulmani e cristiani del Nord Italia. Incontro ieri
a Brescia
Una giornata-laboratorio sul tema della famiglia a cui partecipano circa 2000 persone,
cristiane e musulmane, provenienti da tutto il Nord Italia: è ciò che si è vissuto
a Brescia. L’iniziativa, frutto di una rete di rapporti e di amicizie maturate negli
anni, è stata co-promossa dal Movimento dei Focolari e da varie organizzazioni islamiche.
Il servizio di Adriana Masotti:
Una nuova tappa
di reciproco riconoscimento e di dialogo della vita che attinge all’ideale di fraternità
universale a cui si ispirano i Focolari e persone di fede islamica appartenenti a
diverse comunità in Italia. Sulla Giornata di Brescia, intitolata “Percorsi comuni
per la famiglia”, così l’imam Kamel Layachi, responsabile del dipartimento
formazione e dialogo interreligioso nel Crii e imam delle comunità islamiche del Veneto:
“‘Percorsi comuni per la famiglia’ è una tappa che si inserisce all’interno
di un progetto più ampio. Brescia 2012 coinvolgerà 50 città del Nord Italia, ma in
contemporanea ci sono preparativi in corso in altre regioni d’Italia per far fare
questa esperienza a famiglie musulmane e famiglie cristiane del Movimento dei Focolari,
e dopo però prendere un impegno per costruire qualcosa di buono nelle proprie città”.
Ma
perché la scelta di costruire un percorso comune proprio a partire dalla realtà della
famiglia? Sentiamo Youssef Sbai, imam di Massa Carrara e vicepresidente nazionale
Ucoii:
“Per noi, la famiglia è il nucleo essenziale nella costruzione della
società. La società, per andare avanti, ha bisogno della famiglia, della famiglia
che ha figli, della famiglia che dia una buona educazione ai figli affinché diventino
buoni cittadini per questo Paese. Secondo me non c’è tanta differenza tra le problematiche
che vive la famiglia musulmana e quelle che vive la famiglia cristiana. Per questo
noi, secondo me, stiamo dando una grande lezione alle famiglie che saranno presenti,
dimostrando che possono collaborare tra di loro, anche per aiutarsi nell’educazione
dei figli. Penso che la mancanza del sentimento della presenza di Dio nella famiglia
è un valore che manca nella famiglia e che, a volte, crea crisi all’interno di essa.
Spesso le crisi si risolvono quando si torna alla spiritualità della famiglia”. Brescia 2012comepunto d’arrivo, ma che già guarda a un evento
nazionale a Roma nel maggio 2013, per continuare a costruire un futuro che è comune.
Roberto Catalano, corresponsabile per il dialogo interreligioso del Movimento
dei Focolari:
“La giornata di Brescia è un punto d’arrivo di un lavoro di
dialogo che si è fatto in questi anni, in Italia, a diversi livelli. Il dialogo del
Movimento è nato e si è sviluppato per anni proprio a livello di dialogo della vita,
quindi nel quotidiano. Ed è sulla base di questi tipi di rapporti che si è sviluppato
tutto questo movimento di dialogo tra Focolari e comunità islamiche e che ha portato
a questo evento di Brescia. Sarà un momento di valutazione, di confronto e di prospettiva
futura. E’ stata scelta la famiglia perché la famiglia è forse l’istituzione che all’interno
dell’islam e all’interno del cristianesimo, sebbene in prospettive diverse, attraversa
un momento particolarmente delicato. Quindi, c’è l’interesse da entrambe le parti
ad un approfondimento della problematica della famiglia, forse anche di un arricchimento
reciproco che si potrebbe trovare. Se viviamo questo momento come un momento di comunione,
può essere veramente un momento di integrazione. L’integrazione è sempre reciproca,
non è mai unilaterale …”.
Lavorare insieme per il bene comune: in che modo
questo impegno coinvolge le comunità islamiche residenti in Italia? Ancora l’imam
Layachi:
“Ma senz’altro ci coinvolge, perché oggi l’Italia la sentiamo
il nostro Paese, il nostro secondo Paese. E’ il Paese dove i nostri figli stanno crescendo,
dove vanno a scuola e noi abbiamo il dovere di creare le condizioni per un’Italia
migliore. Noi abbiamo questo compito, abbiamo questa responsabilità. Dobbiamo farlo
assieme, perché insieme si lavora meglio e si va in profondità ai problemi veri della
società. Per questo noi abbiamo avuto sempre un grande interesse a trovare quei momenti
di sintesi con l’Ente pubblico, con la società civile, con il no-profit: appunto per
risolvere i problemi che riguardavano l’integrazione. Abbiamo diffuso all’interno
delle nostre comunità un concetto chiaro: noi non vogliamo sentirci vittime, nemmeno
quando i toni si alzano, quando ci sono polemiche sui giornali. Noi cerchiamo di essere
propositivi, abbiamo deciso di passare dalla protesta alla proposta. E quindi, lavorare
per progetti significa anche mettersi in rete con gli attori, pubblici e privati,
dei contesti in cui ci troviamo a vivere”.