2012-11-23 18:07:18

Percorsi comuni per la famiglia: musulmani e cristiani del Nord Italia. Incontro ieri a Brescia


Una giornata-laboratorio sul tema della famiglia a cui partecipano circa 2000 persone, cristiane e musulmane, provenienti da tutto il Nord Italia: è ciò che si è vissuto a Brescia. L’iniziativa, frutto di una rete di rapporti e di amicizie maturate negli anni, è stata co-promossa dal Movimento dei Focolari e da varie organizzazioni islamiche. Il servizio di Adriana Masotti:RealAudioMP3

Una nuova tappa di reciproco riconoscimento e di dialogo della vita che attinge all’ideale di fraternità universale a cui si ispirano i Focolari e persone di fede islamica appartenenti a diverse comunità in Italia. Sulla Giornata di Brescia, intitolata “Percorsi comuni per la famiglia”, così l’imam Kamel Layachi, responsabile del dipartimento formazione e dialogo interreligioso nel Crii e imam delle comunità islamiche del Veneto:

“‘Percorsi comuni per la famiglia’ è una tappa che si inserisce all’interno di un progetto più ampio. Brescia 2012 coinvolgerà 50 città del Nord Italia, ma in contemporanea ci sono preparativi in corso in altre regioni d’Italia per far fare questa esperienza a famiglie musulmane e famiglie cristiane del Movimento dei Focolari, e dopo però prendere un impegno per costruire qualcosa di buono nelle proprie città”.

Ma perché la scelta di costruire un percorso comune proprio a partire dalla realtà della famiglia? Sentiamo Youssef Sbai, imam di Massa Carrara e vicepresidente nazionale Ucoii:

“Per noi, la famiglia è il nucleo essenziale nella costruzione della società. La società, per andare avanti, ha bisogno della famiglia, della famiglia che ha figli, della famiglia che dia una buona educazione ai figli affinché diventino buoni cittadini per questo Paese. Secondo me non c’è tanta differenza tra le problematiche che vive la famiglia musulmana e quelle che vive la famiglia cristiana. Per questo noi, secondo me, stiamo dando una grande lezione alle famiglie che saranno presenti, dimostrando che possono collaborare tra di loro, anche per aiutarsi nell’educazione dei figli. Penso che la mancanza del sentimento della presenza di Dio nella famiglia è un valore che manca nella famiglia e che, a volte, crea crisi all’interno di essa. Spesso le crisi si risolvono quando si torna alla spiritualità della famiglia”.

Brescia 2012 come punto d’arrivo, ma che già guarda a un evento nazionale a Roma nel maggio 2013, per continuare a costruire un futuro che è comune. Roberto Catalano, corresponsabile per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari:

“La giornata di Brescia è un punto d’arrivo di un lavoro di dialogo che si è fatto in questi anni, in Italia, a diversi livelli. Il dialogo del Movimento è nato e si è sviluppato per anni proprio a livello di dialogo della vita, quindi nel quotidiano. Ed è sulla base di questi tipi di rapporti che si è sviluppato tutto questo movimento di dialogo tra Focolari e comunità islamiche e che ha portato a questo evento di Brescia. Sarà un momento di valutazione, di confronto e di prospettiva futura. E’ stata scelta la famiglia perché la famiglia è forse l’istituzione che all’interno dell’islam e all’interno del cristianesimo, sebbene in prospettive diverse, attraversa un momento particolarmente delicato. Quindi, c’è l’interesse da entrambe le parti ad un approfondimento della problematica della famiglia, forse anche di un arricchimento reciproco che si potrebbe trovare. Se viviamo questo momento come un momento di comunione, può essere veramente un momento di integrazione. L’integrazione è sempre reciproca, non è mai unilaterale …”.

Lavorare insieme per il bene comune: in che modo questo impegno coinvolge le comunità islamiche residenti in Italia? Ancora l’imam Layachi:

“Ma senz’altro ci coinvolge, perché oggi l’Italia la sentiamo il nostro Paese, il nostro secondo Paese. E’ il Paese dove i nostri figli stanno crescendo, dove vanno a scuola e noi abbiamo il dovere di creare le condizioni per un’Italia migliore. Noi abbiamo questo compito, abbiamo questa responsabilità. Dobbiamo farlo assieme, perché insieme si lavora meglio e si va in profondità ai problemi veri della società. Per questo noi abbiamo avuto sempre un grande interesse a trovare quei momenti di sintesi con l’Ente pubblico, con la società civile, con il no-profit: appunto per risolvere i problemi che riguardavano l’integrazione. Abbiamo diffuso all’interno delle nostre comunità un concetto chiaro: noi non vogliamo sentirci vittime, nemmeno quando i toni si alzano, quando ci sono polemiche sui giornali. Noi cerchiamo di essere propositivi, abbiamo deciso di passare dalla protesta alla proposta. E quindi, lavorare per progetti significa anche mettersi in rete con gli attori, pubblici e privati, dei contesti in cui ci troviamo a vivere”.

Ultimo aggiornamento: 26 novembre







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