Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, la liturgia ci propone
il passo del Vangelo in cui Pilato interroga Gesù: vuole sapere se sia il re dei Giudei.
Gesù gli risponde:
«Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per
questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla
verità, ascolta la mia voce».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il
commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia
spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Non è molto
solenne questa scena evangelica con cui si chiude l’anno liturgico: un governatore
che presume di tenere stretto in pugno un rabbì malmesso, mite e vestito in modo rabberciato,
con un manto rosso che lo rende strano. Un dialogo fra loro che sembra non portare
a nulla: Pilato nervoso e scettico, che non sa spiegarsi che tipo sia quello che gli
sta davanti; Gesù che dice di essere re e di avere un regno, ma non in questo mondo,
non alla maniera che pensa Pilato. E si passa dal regno alla verità, dall’immaginario
della forza a quello della testimonianza per una verità che non opprime né inganna,
ma cerca cuori che ascoltano, servitori che non pensano di perdere la dignità dando
la precedenza agli altri, insegnando solidarietà, abbracciando lebbrosi e bambini.
Questa icona finale che chiude l’anno liturgico è sigillo di quanto abbiamo celebrato
di domenica in domenica: abbiamo onorato e amato un re che non ha armate e non ha
successo; abbiamo ascoltato un maestro che ha chiesto interiorità pulita e mani solidali;
abbiamo condiviso con lui pane e speranza, abbiamo da lui imparato a conoscere e amare
Dio Padre, che ha mandato il Figlio per donarci amore. Signore, venga il tuo Regno!