2012-11-23 12:36:58

Hamas accusa Israele di aver infranto la tregua. Mons. Twal: "Occorre una pace giusta e duratura"


Ancora fragile la tregua israelo-palestinese. Hamas ha accusato ieri lo Stato ebraico di aver infranto il cessate il fuoco. Un giovane palestinese è stato ucciso a sud della città di Khan Yunes, nella Striscia di Gaza. Secondo Hamas si tratta della seconda infrazione dopo che giovedì altri quattro palestinesi sono stati feriti dal fuoco israeliano. L'uccisione è avvenuta immediatamente a ridosso dei reticolati che demarcano il confine tra Israele e la Striscia di Gaza. Restano comuqnue positivi i commenti sull'interruzione degli scontri armati. Il cessate il fuoco - ha detto mons. Giuseppe Lazzarotto, nunzio in Israele e delegato apostolico a Gerusalemme e Palestina - è motivo di “grande soddisfazione”. La speranza – ha aggiunto – è “che ci sia una tenuta”. Sul significato di questa tregua, Amedeo Lomonaco ha intervistato il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal:RealAudioMP3

R. - La tregua significa, in primo luogo, assenza di guerra e di violenza, ma non significa affatto una soluzione e una pace giusta e duratura per tutti. Tanti sono stati i promotori di questa tregua e ciascuno cercava di trovare il suo credito, da una parte e dall’altra. Non so… Ad ogni modo, questa tregua permetterà almeno alla gente di curare i feriti, che sono centinaia e centinaia.

D. - Quella della tregua è una storia che si ripete in Medio Oriente. Ma in questa tregua - rispetto a quelle del passato - c’è qualche speranza in più?

R. - No, perché rappresenta soltanto un ‘gioco’, portato avanti ormai da tanti attori. Quello che c’è in più questa volta è che i palestinesi sono stati uniti nel chiedere questa tregua e condannare la guerra.

D. - Nessuna guerra è santa, come sostengono alcuni gruppi fondamentalisti palestinesi e nessuna guerra è necessaria, come è invece ribadito dal governo israeliano. Si può uscire da questa empasse?

R. - Dopo tante esperienze, speriamo ora che i dirigenti politici abbiano il consenso per poter dire che sarebbe meglio per tutti quanti tornare alla pace, tornare ad una pace giusta e al rispetto della persona umana, non continuare a fare la prova delle armi e delle strategie per altri motivi. E’ tempo di ritornare a vivere, è tempo di tornare ad avere una vita normale per tutti quanti. Credo che tutti abbiano perso: chi ha perso meno, pensa di aver vinto! Non è bello per gli israeliani a Tel Aviv essere nascosti nei rifugi per cinque giorni con tutto l'impatto negativo per la loro economia. Non è bello vedere che tanti gruppi di pellegrini e turisti hanno cancellato il loro incontro con me al Patriarcato. E questo significa che tanti altri gruppi non sono arrivati in Terra Santa. E’ un male per tutti quanti: è un male per i palestinesi, è un male per gli israeliani, è un male anche per noi cristiani. Credo che tutti abbiano perso!

D. - Uno scenario drammatico in cui, però, si condivide il male, in cui si condividono le sofferenze. Il fatto di aver sofferto tanto, può finalmente far capire che bisogna andare oltre…

R. - Questo è il mio augurio. Questo è il nostro augurio. A livello di patriarcato e di diocesi, sia in Cisgiordania sia qui, abbiamo decretato tre giorni di preghiera e di digiuno per la pace.

Ultimo aggiornamento: 24 novembre







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