2012-11-21 07:51:45

Congo: i ribelli del gruppo M23 entrati a Goma. Dall'Onu sanzioni ai rivoltosi


Il movimento M23 ha convocato i membri della polizia e dell’esercito congolese ancora presenti a Goma presso lo stadio della città, probabilmente per reclutarli nell’amministrazione che si apprestano a varare. Lo riferiscono all’agenzia Fides fonti missionarie locali. A seguito della conquista di Goma, capoluogo del nord Kivu, da parte dei ribelli dell’M23, il Presidente congolese Joseph Kabila ha lanciato un appello alla mobilitazione nazionale per riconquistare la città. Intanto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all'unanimità una risoluzione che prevede sanzioni contro i rivoltosi. I combattimenti stanno infliggendo enormi sofferenze alla popolazione. A lanciare l’allarme di una possibile catastrofe umanitaria, i salesiani del centro giovani Don Bosco di Ngangi alla periferia di Goma e i volontari della ong VIS, dove hanno trovato accoglienza oltre 8 mila persone.
Lucia Fiore
ha intervistato
Stefano Merante
esperto della questione congolese, del VIS, Volontariato Italiano per lo Sviluppo:RealAudioMP3

R. – La situazione è peggiorata in maniera incredibile negli ultimi giorni. C’è stato un peggioramento dello scontro tra i diversi gruppi di ribelli, il principale è l’M23, e le forze della repubblica democratica del Congo, che sono appoggiate dalla Monusco, la missione delle nazioni Unite. In questo contesto tutte le persone, sia dai campi profughi che erano stati precedentemente allestiti intorno alla città di Goma, che all’interno della città di Goma stessa, si stanno riversando in pochi punti sicuri e uno di questi è il centro dei salesiani dove il Vis, insieme ai salesiani, opera fin dal 1997.

D. – Come sta affrontando la Chiesa questo allarme?

R. – Ci stiamo concentrando specialmente sull’accoglienza e sulla soddisfazione dei bisogni primari di queste persone. Gli ultimi dati che abbiamo a disposizione ci dicono che circa 2.500 gruppi famigliari, quindi un numero orientativamente intorno alle 10mila persone, sono stati ospitati durante la notte e sono all’interno del centro dei salesiani. Quindi sicuramente siamo in prima linea. Nel momento in cui tutte le Ong e le organizzazioni internazionali stanno abbandonando le posizioni,noi vogliamo stare a fianco dei più poveri e dei più vulnerabili.

D. – La popolazione come sta affrontando la situazione nei villaggi?

R. – C’è grande paura. Si stanno abbandonando tutte le posizioni nei villaggi intorno a Goma per cercare di capire dove trovare riparo in posti più sicuri. Noi stiamo mettendo a disposizione tutti gli spazi al coperto che abbiamo, quindi sia una sala multifunzionale - dove in questo momento ci sono più di 1.500 persone - sia tutte le aule delle diverse scuole che sono presenti all’interno del centro per fare accoglienza, che abbiamo riallestito tra ieri e oggi.

D. – Cosa stanno facendo le organizzazioni umanitarie per arginare l’emergenza?

R. – Goma è quasi una città senza padrone perché il movimento dell’M23 è riuscito a penetrare nella città attraverso l’asse della strada dell’aeroporto e a prendere possesso dell’aeroporto. Il fronte si è spostato verso ovest, verso la frontiera, andando verso il sud Kivu, quindi sull’asse andando verso Masisi. Verso est, ieri c’erano stati scontri tra truppe congolesi e truppe ruandesi. Ci sono stati lanci di bombe e granate anche su Giseni che è la città ruandese al confine. Nell’ambito umanitario in questo momento la rete ancora non si è completamente messa in moto. Abbiamo ricevuto le prime telefonate e qualche aiuto. La Croce Rossa Internazionale ci ha fornito acqua e cloro, che sono importantissimi per cercare di arginare gli eventuali casi di colera che si possono creare in campi così sovraffollati. Anche dal Pam abbiamo avuto promesse di aiuti ma in questo momento il problema in questo momento è quello della sicurezza: non c’è un corridoio per poter portare questi aiuti al centro. Speriamo che la situazione possa migliorare nel giro delle prossime ore per poter far pervenire i primi aiuti alle persone che stiamo accogliendo, che dovrebbero essere all’incirca ottomila, novemila.







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