Angelus. Benedetto XVI: guerre e calamità sconvolgono il mondo, Cristo è il "punto
fermo"
È Cristo il “fondamento stabile” nel mondo in un mondo reso instabile da violenze
e calamità. È l’insegnamento che Benedetto XVI ha proposto domenica all’Angelus, dalla
finestra del suo studio su Piazza San Pietro. Il Papa ha riflettuto sul Vangelo della
liturgia odierna, nel quale Cristo parla agli Apostoli della sua seconda venuta alla
fine dei tempi. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Sole che si
oscura, luna senza più riflessi, stelle che cadono dal cielo e le potenze del cosmo
che vengono “sconvolte”. È la fine del mondo, secondo le immagini del Vangelo. Gesù
la evoca davanti agli Apostoli, attingendo a sua volta alle antiche pagine della Bibbia.
Ma completa, anzi "relativizza" quelle stesse immagini – ha spiegato all’Angelus il
Papa – con un’altra più potente visione, la “venuta del Figlio dell’Uomo sulle nubi”:
“Il
‘Figlio dell’uomo’ è Gesù stesso, che collega il presente con il futuro; le antiche
parole dei profeti hanno trovato finalmente un centro nella persona del Messia nazareno:
è Lui il vero avvenimento che, in mezzo agli sconvolgimenti del mondo, rimane il punto
fermo e stabile”.
Lo scenario che Cristo tratteggia non è quindi allo scopo
di indurre inquietudine, ma per infondere una precisa certezza. Ed è fondato – afferma
Benedetto XVI – sulla consapevolezza che “tutto passa” ma che “la Parola di Dio non
muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento”,
l’unica cosa che davvero conterà alla fine dei tempi:
“Gesù non descrive
la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un ‘veggente’.
Al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per
le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale,
e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare
nella vita eterna”.
Tutti gli elementi del cosmo, ha ribadito il Papa,
“obbediscono alla Parola di Dio” ed è quindi su Gesù, Parola di Dio fatta carne, che
l’uomo è chiamato a riporre la sua fiducia, senza paura:
“Cari amici, anche
nei nostri tempi non mancano calamità naturali, e purtroppo nemmeno guerre e violenze.
Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra
speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi”.
Al termine
dell’Angelus e ai saluti nelle altre lingue rivolti alla folla radunata sotto la sua
finestra, Benedetto XVI ha ricordato la Beatificazione avvenuta ieri a Pergamino,
in Argentina, della religiosa María Crescencia Pérez. “Vissuta nella prima parte del
secolo scorso – ha detto – è modello di dolcezza evangelica animata dalla fede. Lodiamo
il Signore per la sua testimonianza”. Infine, un pensiero ai volontari del Banco Alimentare:
“Incoraggio ogni iniziativa – ha concluso – che educhi alla condivisione, come risposta
alle difficoltà di tante famiglie”.