"La fabbrica delle malattie": un libro sul rapporto tra bambini e psicofarmaci
Bambini. Psicofarmaci sì, psicofarmaci no. Torna, ciclicamente, l’attenzione sul problema
del trattamento farmacologico di questo tipo ai bambini. In allarme, genitori e associazioni
che proteggono la salute dei minori. In Italia, la legge e le direttive dell'Aifa
(Agenzia Italiana del Farmaco) e dell'Istituto Superiore di Sanità prevedono particolare
prudenza nella somministrazione di psicofarmaci ai bambini, in considerazione dei
pericoli derivanti dall’assunzione di questi prodotti e degli effetti collaterali
a lungo termine. Particolare attenzione su Ritalin, Strattèra e Prozac, per il trattamento
dell’Adhd, disturbo da iperattività e deficit di attenzione. Negli Stati Uniti, il
numero di minori trattati è aumentato e oggi sono 11 milioni i bambini e gli adolescenti
che fanno uso di psicofarmaci. Sotto accusa, le multinazionali che producono questi
farmaci. Al microfoni di Eliana Astorri, la giornalista e autrice del libro
“La fabbrica delle malattie”, Rita Dalla Rosa, parla di questo fenomeno e della
situazione in Italia:
R. – L’Italia,
per fortuna, finora non è arrivata ai livelli degli Stati Uniti o anche di altri Paesi
europei, come l’Inghilterra, l’Olanda o la Germania. Questo anche perché, fin da subito,
c’è stata una forte attenzione da parte di alcune associazioni, che tutelano i bambini.
In Italia, dopo una lunga battaglia, è stato istituito un registro nazionale, presso
l’Istituto Superiore di Sanità, che tiene sotto controllo i bambini cui vengono dati
questi psicofarmaci.
D. – Ma la soluzione non sono gli psicofarmaci?
R.
– Gli psicofarmaci non sono mai la soluzione, per nessun tipo di disturbo o di disagio
mentale, perché intervengono sui sintomi. Possono aiutare ad attenuare dei sintomi
e rendere più gestibile il bambino, in modo che la psicoterapia, o comunque le varie
terapie della parola, che possono davvero andare a toccare le cause di certi disagi,
possano fare il loro lavoro. Che l’Adhd sia un disturbo biologico, fisico, genetico,
su questo il mondo scientifico ancora discute e il dibattito è aperto. Per questo
è molto, molto importante andare con i piedi di piombo, perché i sintomi che vengono
attribuiti all’Adhd, in base al manuale diagnostico, stilato dai pediatri americani,
sono sintomi molto vari e possono trovarsi in presenza di mille cause. Questa Adhd,
quindi, sta diventando una “moda” e per questo noi parliamo di “fabbrica delle malattie”.
D.
– Perché è vero che questi bambini trattati si calmano: ma ci sono anche degli effetti
collaterali nella loro crescita, delle conseguenze?
R. – Com’è facilmente intuibile,
uno psicofarmaco che va ad agire su quella delicatissima chimica che è il nostro cervello,
e soprattutto in un cervello che è in evoluzione, chiaramente crea dei problemi, dei
disturbi. Questi farmaci, poi – ormai è stato accertato, perché sono state riscontrate
molte occorrenze in tanti pazienti – hanno degli effetti collaterali molto forti,
ad esempio sul cuore, sul miocardio – ci sono stati casi di infarto in bambini che
prendevano questo tipo di psicofarmaci – oppure sul fegato, oppure quello che può
sembrare un miglioramento nei sintomi, perché il bambino sta più calmo, diventa più
attento, si focalizza sul compito che sta facendo, può invece essere una spia di un
inizio di una psicosi, perché a quel punto il bambino diventa maniacale e la psicosi
è molto più grave della sindrome Adhd.
D. – E’ il momento di parlare di chi
ha tutto l’interesse a divulgare l’uso degli psicofarmaci a bambini adolescenti...
R.
– Noi puntiamo il dito contro le multinazionali del farmaco, che per certi versi sono
benemerite – perché chiaramente i farmaci sono importanti e nessuno ne mette in dubbio
l’utilizzo – ma che, soprattutto in questo campo, esercitano una eccessiva pressione.
Negli Stati Uniti, ci sono dei procedimenti giudiziari, in cui alcune case farmaceutiche
sono state chiamate in causa proprio perché avevano tenuto nascosta tutta una serie
di effetti collaterali, che determinati farmaci potevano dare. Un genitore, non conoscendo
gli effetti collaterali, dà più tranquillamente lo psicofarmaco al bambino e lo stesso
medico, a cui non viene detto che ci sono determinati pericoli, può prescriverlo in
maniera più tranquilla.
D. – Il libro si conclude con consigli pratici per
genitori, insegnanti e poi con siti utili...
R. – Il consiglio più importante
è proprio quello di informarsi. Per questo, noi abbiamo dato i siti sia di “Giù le
mani dai bambini” sia dell’Istituto Superiore di Sanità sia di un altro centro per
la famiglia. Può essere utile, inoltre, non fermarsi al primo parere del primo psichiatra,
ma chiedere il parere di un altro psichiatra.