Arezzo. Convegno nel 50.mo della "Pacem in Terris": pace dono e compito
Pace e guerra tra le nazioni a 50 anni dalla Pacem in Terris”: è il tema del
convegno, che si è chiuso oggi ad Arezzo, organizzato congiuntamente dall’associazione
“Rondine Cittadella della pace” e dall’istituto internazionale “Jacques Maritain”.
L’attualità del tema non poteva non tenere in debito conto la situazione a Gaza. “Affiancare
la diplomazia popolare a quella istituzionale e politica per trovare soluzione ai
conflitti in atto nel mondo”: è priorità indicata da Franco Vaccari, presidente dell’associazione
Rondine Cittadella della pace. “Davanti al conflitto a Gaza – ha dichiarato al Sir
– si rafforza “la scelta di ripartire dalla persona e dalle relazioni concrete”. “Tutto
il resto si rivela fragile. Rafforzare le ragioni dell’amicizia per indebolire ed
eliminare quelle dell’inimicizia. Sono relazioni nuove che si costruiscono negli anni,
per cui bisogna avere visioni di lungo termine”. “Fatti di oggi, come quelli di Gaza
– aggiunge Vaccari – si evitano con un profondo lavoro culturale da portare avanti
sin dall’adolescenza, educando i giovani all’amicizia sin da piccoli”. Rondine Cittadella
della pace vive l’esperienza della diplomazia popolare, l’amicizia che contagia e
che chiama le Istituzioni politiche, economiche e civili a dare risposte importanti
alle crisi. “Diplomazia popolare e ufficiale – sottolinea Vaccari – devono per questo
camminare di pari passo e lavorare in sinergia. Dove fallisce l’una può riuscire l’altra,
perché l’amicizia sogna e vuole il futuro”. Sulla pace come “dono e compito” si è
soffermato poi mons. Ettore Balestrero, sottosegretario vaticano per i rapporti con
gli Stati, in un messaggio inviato agli organizzatori e letto al convegno. La Pacem
in terris – sottolinea mons. Balestrero - é “un punto di partenza” e “laddove papa
Roncalli indicava che la pace sorge dal rispetto per l’ordine costituito da Dio, sembrava
profeticamente prefigurare una delle attuali minacce alla pace, il relativismo”. “La
pace – osserva – è dono e compito. Dono perché non è un’opera umana ma proviene da
Dio, compito perché esige la risposta libera e consapevole di ciascuno nel rispetto
di quella grammatica inscritta nel cuore dell’uomo dal suo Creatore”. (A.L.)