A Roma congresso dei medici cattolici italiani ed europei sul fine vita
Un confronto tra le legislazioni europee sul fine vita. Questo l’obiettivo del congresso,
in corso a Roma fino a domani presso l’Università Cattolica, promosso dall’Associazione
dei Medici Cattolici Italiani (Amci) e dalla Federazione Europea delle Associazioni
Mediche Cattoliche incentrato sul tema “Bioetica ed Europa cristiana”. “I Paesi del
Benelux, che hanno legalizzato l’eutanasia – ha detto il giurista francese Yves Maria
Doublet – raggiungono 28 milioni di abitanti, a fronte degli oltre 400 milioni che
non ce l’hanno”. Le tendenze che si sono manifestate dal 2005 riguardano la “costituzione
di un quadro giuridico sui trattamenti in fase terminale, l’accento posto sulle cure
palliative, il rafforzamento dell’espressione della volontà del paziente, il mantenimento
della proibizione dell’eutanasia”. C’è un “background comune”, costituito dalle indicazioni
del Consiglio d’Europa, basato sull’armonia tra “decisione medica e decisioni prese
in anticipo” e il “volere del paziente”. “La popolazione di non autosufficienti nel
2040 – ha aggiunto l’esperto francese Christian Brégeon – sarà raddoppiata”. Una simile
tendenza, ricorda il Sir, riguarderà anche la spesa sanitaria: “L’uso delle cure palliative
– ha osservato Brégeon – diventerà una priorità, insieme all’utilizzo di metodi per
controllare il dolore e dare assistenza psicologica e spirituale ancor prima delle
cure terminali”. A fronte di un forte “sovraccarico fiscale” che “peserà sui cinquantenni”,
i rapporti familiari saranno “fortemente stressati” e andrebbero, pertanto, “tutelati”,
anche perché il contesto “sarà meno solidale che nel passato”. Rispetto al fine vita,
la “rivoluzione demografica” farà sì che “non si rifiuteranno più sistematicamente
a un anziano i vantaggi tecnologici, dalle protesi articolari alla chemioterapia”,
sviluppando così una “nuova popolazione di persone molto anziane”, stabilizzate ma
“senza prospettiva di cura”. (A.L.)