Striscia di Gaza. La testimonianza di un sacerdote: cuore lacerato dalla sofferenza
Un appello per la fine delle violenze tra israeliani e palestinesi era stato lanciato
qualche giorno fa dal Patriarcato Latino di Gerusalemme. Proprio nella città santa
vive don Mario Cornioli, sacerdote fidei donum della diocesi di Fiesole,
che ogni venerdì, da anni ormai, celebra la Messa presso gli ulivi di Cremisan e recita
il Rosario sotto il muro del check point di Betlemme. Al microfono di Benedetta
Capelli, don Mario racconta come stanno vivendo i cristiani nella Striscia di
Gaza:
R. – Conosco
Gaza perché, prima di tutto, lì abbiamo una parrocchia, un piccolo gruppo di cristiani,
due sacerdoti, quattro congregazioni di suore con 14 sorelle del Verbo Incarnato.
Abbiamo diverse scuole e diverse attività, ma soprattutto abbiamo questa piccola comunità
che, quando possiamo, andiamo a trovare perché è una comunità che sta soffrendo. Una
cosa che spesso non viene raccontata è che questi bombardamenti, iniziati un paio
di mesi fa, sono continui. È un popolo di disperati. Io, quando entro a Gaza, dico
sempre: “Questa è una discesa all’inferno”. Abbiamo il cuore lacerato dal dolore e
dalla sofferenza. Inoltre, qui dove viviamo facciamo anche fatica ad avere notizie
dai nostri religiosi... da Betlemme o da Gerusalemme. Ieri ho parlato con le suore
che fortunatamente stavano bene: erano preoccupate, impaurite; i nostri fratelli cristiani
le chiamano tutti i giorni, dicendo: “Non ci abbandonate, non lasciate la Striscia
di Gaza”. Molte delle nostre suore sono straniere, a parte le suore del Rosario che
sono locali. I cristiani hanno chiesto loro la possibilità di usufruire delle sale
parrocchiali, ritenendo la parrocchia un luogo più sicuro. Le suore stanno preparando
le sale sotto la parrocchia per accogliere i cristiani, se le violenze dovessero –
come purtroppo tutti temiamo – continuare ad aumentare.
D. – Il Patriarcato
Latino di Gerusalemme ha espresso inquietudine, in una nota, davanti a questa escalation
di violenzeed ha espresso l’auspicio che si possa trovare una soluzione al
conflitto, attraverso una collaborazione internazionale. Lei, da religioso, che appello
si sente di lanciare?
R. – Chiediamo che tutta questa violenza termini perché
questa non è assolutamente la strada. Questi bombardamenti stanno creando terrore,
la gente è terrorizzata. Io quando entro a Gaza, vedo il terrore negli occhi dei bambini,
e questo ti segna ...
D. – Le suore cosa le hanno raccontato: quali sono i
bisogni che hanno in questo momento e cosa chiedono di più?
R. – Ci chiedono
di pregare, chiedono di non essere lasciate sole nella preghiera. Umanamente in questo
momento sembra non esserci via di uscita, ma noi sappiamo bene che al Signore tutto
è permesso anzi dobbiamo "far pressione" sul cielo, perché ridoni un po’ di calma.
In questo momento, la Terra Santa non ha bisogno di altri massacri.