Pubblicato il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de
Janeiro
E’ stato pubblicato oggi il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Gioventù
che si svolgerà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio 2013 sul tema «Andate e fate
discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19). Benedetto XVI invita i giovani ad essere
i primi missionari tra i loro coetanei, in particolare nel continente digitale, nel
mondo di internet per "condividere la bellezza" dell'incontro con Gesù "e la gioia
che nasce da questo incontro". "Lasciatevi condurre dalla forza dell'amore di Dio
- prosegue - lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo,
nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di 'partire' da voi stessi per 'andare'
verso gli altri e guidarli all'incontro con Dio"." Ricorda le parole di Giovanni Paolo
II: "La fede si rafforza donandola" e aggiunge: "Non si è veri credenti senza evangelizzare".
Li esorta a leggere il Catechismo, a conoscere la fede "con la stessa precisione con
cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer". Ricordando
la celebre statua del Cristo Redentore di Rio con le sue braccia aperte e accoglienti,
afferma: "Siate voi il cuore e le braccia di Gesù! Andate e testimoniate il suo amore,
siate i nuovi missionari animati dall'amore e dall'accoglienza!". E poi ancora: "A
tutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicità
e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia, porterà frutto".
"Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell'annunciare e testimoniare la
fede, non abbiate timore. L'evangelizzazione non è una nostra iniziativa e non dipende
anzitutto dai nostri talenti, ma è una risposta fiduciosa e obbediente alla chiamata
di Dio e perciò si basa non sulla nostra forza". "Nulla - né le difficoltà, né le
incomprensioni - vi faccia rinunciare a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in
cui vi troviate". Li esorta quindi a vivere la comunione con la Chiesa: "Nessuno può
essere testimone del Vangelo da solo". Di seguito il testo del Papa:
Cari
giovani,
vorrei far giungere a tutti voi il mio saluto pieno di gioia e di
affetto. Sono certo che molti di voi sono tornati dalla Giornata Mondiale della Gioventù
di Madrid maggiormente «radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (cfr Col 2,7).
Quest’anno, nelle varie Diocesi, abbiamo celebrato la gioia di essere cristiani, ispirati
dal tema: «Siate sempre lieti nel Signore!» (Fil 4,4). E ora ci stiamo preparando
alla prossima Giornata Mondiale, che si celebrerà a Rio de Janeiro, in Brasile, nel
luglio 2013.
Desidero anzitutto rinnovarvi l’invito a partecipare a questo
importante appuntamento. La celebre statua del Cristo Redentore, che domina quella
bella città brasiliana, ne sarà il simbolo eloquente: le sue braccia aperte sono il
segno dell’accoglienza che il Signore riserverà a tutti coloro che verranno a Lui
e il suo cuore raffigura l’immenso amore che Egli ha per ciascuno e per ciascuna di
voi. Lasciatevi attrarre da Lui! Vivete questa esperienza di incontro con Cristo,
insieme ai tanti altri giovani che convergeranno a Rio per il prossimo incontro mondiale!
Lasciatevi amare da Lui e sarete i testimoni di cui il mondo ha bisogno.
Vi
invito a prepararvi alla Giornata Mondiale di Rio de Janeiro meditando fin d’ora sul
tema dell’incontro: «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19). Si tratta
della grande esortazione missionaria che Cristo ha lasciato alla Chiesa intera e che
rimane attuale ancora oggi, dopo duemila anni. Ora questo mandato deve risuonare con
forza nel vostro cuore. L’anno di preparazione all’incontro di Rio coincide con l’Anno
della fede, all’inizio del quale il Sinodo dei Vescovi ha dedicato i suoi lavori a
«La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». Perciò sono
contento che anche voi, cari giovani, siate coinvolti in questo slancio missionario
di tutta la Chiesa: far conoscere Cristo è il dono più prezioso che potete fare agli
altri.
1. Una chiamata pressante La storia ci ha mostrato quanti giovani,
attraverso il dono generoso di se stessi, hanno contribuito grandemente al Regno di
Dio e allo sviluppo di questo mondo, annunciando il Vangelo. Con grande entusiasmo,
essi hanno portato la Buona Notizia dell’Amore di Dio manifestato in Cristo, con mezzi
e possibilità ben inferiori a quelli di cui disponiamo al giorno d’oggi. Penso, per
esempio, al Beato José de Anchieta, giovane gesuita spagnolo del XVI secolo, partito
in missione per il Brasile quando aveva meno di vent’anni e divenuto un grande apostolo
del Nuovo Mondo. Ma penso anche a quanti di voi si dedicano generosamente alla missione
della Chiesa: ne ho avuto una sorprendente testimonianza alla Giornata Mondiale di
Madrid, in particolare nell’incontro con i volontari. Oggi non pochi giovani dubitano
profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel loro cammino. Più
in generale, di fronte alle difficoltà del mondo contemporaneo, molti si chiedono:
io che cosa posso fare? La luce della fede illumina questa oscurità, ci fa comprendere
che ogni esistenza ha un valore inestimabile, perché frutto dell’amore di Dio. Egli
ama anche chi si è allontanato da Lui o lo ha dimenticato: ha pazienza e attende;
anzi, ha donato il suo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente dal male.
E Cristo ha inviato i suoi discepoli per portare a tutti i popoli questo annuncio
gioioso di salvezza e di vita nuova. La Chiesa, nel continuare questa missione
di evangelizzazione, conta anche su di voi. Cari giovani, voi siete i primi missionari
tra i vostri coetanei! Alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui quest’anno
celebriamo il 50° anniversario, il Servo di Dio Paolo VI consegnò ai giovani e alle
giovani del mondo un Messaggio che si apriva con queste parole: «E’ a voi, giovani
uomini e donne del mondo intero, che il Concilio vuole rivolgere il suo ultimo messaggio.
Perché siete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri e vivrete
nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni della sua storia. Siete
voi che, raccogliendo il meglio dell’esempio e dell’insegnamento dei vostri genitori
e dei vostri maestri, formerete la società di domani: voi vi salverete o perirete
con essa». E concludeva con un appello: «Costruite nell’entusiasmo un mondo migliore
di quello attuale!» (Messaggio ai giovani, 8 dicembre 1965). Cari amici, questo
invito è di grande attualità. Stiamo attraversando un periodo storico molto particolare:
il progresso tecnico ci ha offerto possibilità inedite di interazione tra uomini e
tra popolazioni, ma la globalizzazione di queste relazioni sarà positiva e farà crescere
il mondo in umanità solo se sarà fondata non sul materialismo ma sull’amore, l’unica
realtà capace di colmare il cuore di ciascuno e di unire le persone. Dio è amore.
L’uomo che dimentica Dio è senza speranza e diventa incapace di amare il suo simile.
Per questo è urgente testimoniare la presenza di Dio affinché ognuno possa sperimentarla:
è in gioco la salvezza dell’umanità e la salvezza di ciascuno di noi. Chiunque comprenda
questa necessità, non potrà che esclamare con san Paolo: «Guai a me se non annuncio
il Vangelo!» (1 Cor 9,16).
2. Diventate discepoli di Cristo Questa chiamata
missionaria vi viene rivolta anche per un’altra ragione: è necessaria per il nostro
cammino di fede personale. Il Beato Giovanni Paolo II scriveva: «La fede si rafforza
donandola» (Enc. Redemptoris missio, 2). Annunciando il Vangelo voi stessi crescete
nel radicarvi sempre più profondamente in Cristo, diventate cristiani maturi. L’impegno
missionario è una dimensione essenziale della fede: non si è veri credenti senza evangelizzare.
E l’annuncio del Vangelo non può che essere la conseguenza della gioia di avere incontrato
Cristo e di aver trovato in Lui la roccia su cui costruire la propria esistenza. Impegnandovi
a servire gli altri e ad annunciare loro il Vangelo, la vostra vita, spesso frammentata
tra diverse attività, troverà la sua unità nel Signore, costruirete anche voi stessi,
crescerete e maturerete in umanità. Ma che cosa vuol dire essere missionari? Significa
anzitutto essere discepoli di Cristo, ascoltare sempre di nuovo l’invito a seguirlo,
l’invito a guardare a Lui: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29).
Un discepolo, in effetti, è una persona che si pone all’ascolto della Parola di Gesù
(cfr Lc 10,39), riconosciuto come il Maestro che ci ha amati fino al dono della vita.
Si tratta dunque, per ciascuno di voi, di lasciarsi plasmare ogni giorno dalla Parola
di Dio: essa vi renderà amici del Signore Gesù e capaci di far entrare altri giovani
in questa amicizia con Lui. Vi consiglio di fare memoria dei doni ricevuti da Dio
per trasmetterli a vostra volta. Imparate a rileggere la vostra storia personale,
prendete coscienza anche della meravigliosa eredità delle generazioni che vi hanno
preceduto: tanti credenti ci hanno trasmesso la fede con coraggio, affrontando prove
e incomprensioni. Non dimentichiamolo mai: facciamo parte di una catena immensa di
uomini e donne che ci hanno trasmesso la verità della fede e contano su di noi affinché
altri la ricevano. L’essere missionari presuppone la conoscenza di questo patrimonio
ricevuto, che è la fede della Chiesa: è necessario conoscere ciò in cui si crede,
per poterlo annunciare. Come ho scritto nell’introduzione di YouCat, il Catechismo
per giovani che vi ho donato all’Incontro Mondiale di Madrid, «dovete conoscere la
vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce
il sistema operativo di un computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il
suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fede della generazione
dei vostri genitori, per poter resistere con forza e decisione alle sfide e alle tentazioni
di questo tempo.» (Premessa).
3. Andate! Gesù ha inviato i suoi discepoli
in missione con questo mandato: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo
a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato» (Mc 16,15-16). Evangelizzare
significa portare ad altri la Buona Notizia della salvezza e questa Buona Notizia
è una persona: Gesù Cristo. Quando lo incontro, quando scopro fino a che punto sono
amato da Dio e salvato da Lui, nasce in me non solo il desiderio, ma la necessità
di farlo conoscere ad altri. All’inizio del Vangelo di Giovanni vediamo Andrea il
quale, dopo aver incontrato Gesù, si affretta a condurre da Lui suo fratello Simone
(cfr 1,40-42). L’evangelizzazione parte sempre dall’incontro con il Signore Gesù:
chi si è avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo amore vuole subito condividere
la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce da questa amicizia. Più conosciamo
Cristo, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo parlare
di Lui. Più ne siamo conquistati, più desideriamo condurre gli altri a Lui. Mediante
il Battesimo, che ci genera a vita nuova, lo Spirito Santo prende dimora in noi e
infiamma la nostra mente e il nostro cuore: è Lui che ci guida a conoscere Dio e ad
entrare in amicizia sempre più profonda con Cristo; è lo Spirito che ci spinge a fare
il bene, a servire gli altri, a donare noi stessi. Attraverso la Confermazione, poi,
siamo fortificati dai suoi doni per testimoniare in modo sempre più maturo il Vangelo.
È dunque lo Spirito d’amore l’anima della missione: ci spinge ad uscire da noi stessi,
per «andare» ed evangelizzare. Cari giovani, lasciatevi condurre dalla forza dell’amore
di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo,
nei propri problemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di «partire» da
voi stessi per «andare» verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio.
4.
Raggiungete tutti i popoli Cristo risorto ha mandato i suoi discepoli a testimoniare
la sua presenza salvifica a tutti i popoli, perché Dio nel suo amore sovrabbondante,
vuole che tutti siano salvi e nessuno sia perduto. Con il sacrificio di amore della
Croce, Gesù ha aperto la strada affinché ogni uomo e ogni donna possa conoscere Dio
ed entrare in comunione di amore con Lui. E ha costituito una comunità di discepoli
per portare l’annuncio di salvezza del Vangelo fino ai confini della terra, per raggiungere
gli uomini e le donne di ogni luogo e di ogni tempo. Facciamo nostro questo desiderio
di Dio! Cari amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi: tanti giovani hanno
perduto il senso della loro esistenza. Andate! Cristo ha bisogno anche di voi. Lasciatevi
coinvolgere dal suo amore, siate strumenti di questo amore immenso, perché giunga
a tutti, specialmente ai «lontani». Alcuni sono lontani geograficamente, altri invece
sono lontani perché la loro cultura non lascia spazio a Dio; alcuni non hanno ancora
accolto il Vangelo personalmente, altri invece, pur avendolo ricevuto, vivono come
se Dio non esistesse. A tutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare
in dialogo, nella semplicità e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera
amicizia, porterà frutto. I «popoli» ai quali siamo inviati non sono soltanto gli
altri Paesi del mondo, ma anche i diversi ambiti di vita: le famiglie, i quartieri,
gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi di amici e i luoghi del tempo libero.
L’annuncio gioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della nostra vita, senza
alcun limite. Vorrei sottolineare due campi in cui il vostro impegno missionario
deve farsi ancora più attento. Il primo è quello delle comunicazioni sociali, in particolare
il mondo di internet. Come ho già avuto modo di dirvi, cari giovani, «sentitevi impegnati
ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i
valori su cui poggia la vostra vita! [...] A voi, giovani, che quasi spontaneamente
vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare
il compito della evangelizzazione di questo “continente digitale”» (Messaggio per
la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 maggio 2009). Sappiate
dunque usare con saggezza questo mezzo, considerando anche le insidie che esso contiene,
in particolare il rischio della dipendenza, di confondere il mondo reale con quello
virtuale, di sostituire l’incontro e il dialogo diretto con le persone con i contatti
in rete. Il secondo ambito è quello della mobilità. Oggi sono sempre più numerosi
i giovani che viaggiano, sia per motivi di studio o di lavoro, sia per divertimento.
Ma penso anche a tutti i movimenti migratori, con cui milioni di persone, spesso giovani,
si trasferiscono e cambiano Regione o Paese per motivi economici o sociali. Anche
questi fenomeni possono diventare occasioni provvidenziali per la diffusione del Vangelo.
Cari giovani, non abbiate paura di testimoniare la vostra fede anche in questi contesti:
è un dono prezioso per chi incontrate comunicare la gioia dell’incontro con Cristo.
5. Fate discepoli! Penso che abbiate sperimentato più volte la
difficoltà di coinvolgere i vostri coetanei nell’esperienza di fede. Spesso avrete
constatato come in molti giovani, specialmente in certe fasi del cammino della vita,
ci sia il desiderio di conoscere Cristo e di vivere i valori del Vangelo, ma questo
sia accompagnato dal sentirsi inadeguati e incapaci. Che cosa fare? Anzitutto la vostra
vicinanza e la vostra semplice testimonianza saranno un canale attraverso il quale
Dio potrà toccare il loro cuore. L’annuncio di Cristo non passa solamente attraverso
le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di amore. L’essere
evangelizzatori nasce dall’amore che Cristo ha infuso in noi; il nostro amore, quindi,
deve conformarsi sempre di più al suo. Come il buon Samaritano, dobbiamo essere sempre
attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, comprendere, aiutare, per condurre chi
è alla ricerca della verità e del senso della vita alla casa di Dio che è la Chiesa,
dove c’è speranza e salvezza (cfr Lc 10,29-37). Cari amici, non dimenticate mai che
il primo atto di amore che potete fare verso il prossimo è quello di condividere la
sorgente della nostra speranza: chi non dà Dio, dà troppo poco! Ai suoi apostoli Gesù
comanda: «Fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato»
(Mt 28,19¬-20). I mezzi che abbiamo per «fare discepoli» sono principalmente il Battesimo
e la catechesi. Ciò significa che dobbiamo condurre le persone che stiamo evangelizzando
a incontrare Cristo vivente, in particolare nella sua Parola e nei Sacramenti: così
potranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno della sua grazia. Vorrei che
ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio di proporre il Battesimo a giovani
che non l’hanno ancora ricevuto? Ho invitato qualcuno a seguire un cammino di scoperta
della fede cristiana? Cari amici, non temete di proporre ai vostri coetanei l’incontro
con Cristo. Invocate lo Spirito Santo: Egli vi guiderà ad entrare sempre più nella
conoscenza e nell’amore di Cristo e vi renderà creativi nel trasmettere il Vangelo.
6.
Saldi nella fede Di fronte alle difficoltà della missione di evangelizzare, talvolta
sarete tentati di dire come il profeta Geremia: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non
so parlare, perché sono giovane». Ma anche a voi Dio risponde: «Non dire: “Sono giovane”.
Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,6-7). Quando vi sentite inadeguati,
incapaci, deboli nell’annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore. L’evangelizzazione
non è una nostra iniziativa e non dipende anzitutto dai nostri talenti, ma è una risposta
fiduciosa e obbediente alla chiamata di Dio, e perciò si basa non sulla nostra forza,
ma sulla sua. Lo ha sperimentato l’apostolo Paolo: «Noi abbiamo questo tesoro in
vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio,
e non viene da noi» (2 Cor 4,7). Per questo vi invito a radicarvi nella preghiera
e nei Sacramenti. L’evangelizzazione autentica nasce sempre dalla preghiera ed è sostenuta
da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare di Dio. E nella preghiera,
affidiamo al Signore le persone a cui siamo inviati, supplicandolo di toccare loro
il cuore; domandiamo allo Spirito Santo di renderci suoi strumenti per la loro salvezza;
chiediamo a Cristo di mettere le parole sulle nostre labbra e di farci segni del suo
amore. E, più in generale, preghiamo per la missione di tutta la Chiesa, secondo la
richiesta esplicita di Gesù: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi
operai nella sua messe!» (Mt 9,38). Sappiate trovare nell’Eucaristia la sorgente della
vostra vita di fede e della vostra testimonianza cristiana, partecipando con fedeltà
alla Messa domenicale e ogni volta che potete nella settimana. Ricorrete frequentemente
al Sacramento della Riconciliazione: è un incontro prezioso con la misericordia di
Dio che ci accoglie, ci perdona e rinnova i nostri cuori nella carità. E non esitate
a ricevere il Sacramento della Confermazione o Cresima se non l’avete ricevuto, preparandovi
con cura e impegno. Con l’Eucaristia, esso è il Sacramento della missione, perché
ci dona la forza e l’amore dello Spirito Santo per professare senza paura la fede.
Vi incoraggio inoltre a praticare l’adorazione eucaristica: sostare in ascolto e dialogo
con Gesù presente nel Sacramento diventa punto di partenza di nuovo slancio missionario. Se
seguirete questo cammino, Cristo stesso vi donerà la capacità di essere pienamente
fedeli alla sua Parola e di testimoniarlo con lealtà e coraggio. A volte sarete chiamati
a dare prova di perseveranza, in particolare quando la Parola di Dio susciterà chiusure
od opposizioni. In certe regioni del mondo, alcuni di voi vivono la sofferenza di
non poter testimoniare pubblicamente la fede in Cristo, per mancanza di libertà religiosa.
E c’è chi ha già pagato anche con la vita il prezzo della propria appartenenza alla
Chiesa. Vi incoraggio a restare saldi nella fede, sicuri che Cristo è accanto a voi
in ogni prova. Egli vi ripete: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno
e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi
ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,11-12).
7.
Con tutta la Chiesa Cari giovani, per restare saldi nella confessione della fede
cristiana là dove siete inviati, avete bisogno della Chiesa. Nessuno può essere testimone
del Vangelo da solo. Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione insieme: «fate discepoli»
è rivolto al plurale. È dunque sempre come membri della comunità cristiana che noi
offriamo la nostra testimonianza, e la nostra missione è resa feconda dalla comunione
che viviamo nella Chiesa: dall’unità e dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri
ci riconosceranno come discepoli di Cristo (cfr Gv 13,35). Sono grato al Signore per
la preziosa opera di evangelizzazione che svolgono le nostre comunità cristiane, le
nostre parrocchie, i nostri movimenti ecclesiali. I frutti di questa evangelizzazione
appartengono a tutta la Chiesa: «uno semina e l’altro miete», diceva Gesù (Gv 4,37). A
tale proposito, non posso che rendere grazie per il grande dono dei missionari, che
dedicano tutta la loro vita ad annunciare il Vangelo sino ai confini della terra.
Allo stesso modo benedico il Signore per i sacerdoti e i consacrati, che offrono interamente
se stessi affinché Gesù Cristo sia annunciato e amato. Desidero qui incoraggiare i
giovani che sono chiamati da Dio, a impegnarsi con entusiasmo in queste vocazioni:
«Si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). A coloro che lasciano tutto
per seguirlo, Gesù ha promesso il centuplo e la vita eterna! (cfr Mt 19,29). Rendo
grazie anche per tutti i fedeli laici che si adoperano per vivere il loro quotidiano
come missione là dove sono, in famiglia o sul lavoro, affinché Cristo sia amato e
servito e cresca il Regno di Dio. Penso in particolare a quanti operano nel campo
dell’educazione, della sanità, dell’impresa, della politica e dell’economia e in tanti
altri ambiti dell’apostolato dei laici. Cristo ha bisogno del vostro impegno e della
vostra testimonianza. Nulla - né le difficoltà, né le incomprensioni - vi faccia rinunciare
a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui vi trovate: ognuno di voi è prezioso
nel grande mosaico dell’evangelizzazione!
8. «Eccomi, Signore!» In conclusione,
cari giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profondo di voi stessi la chiamata
di Gesù ad annunciare il suo Vangelo. Come mostra la grande statua di Cristo Redentore
a Rio de Janeiro, il suo cuore è aperto all’amore verso tutti, senza distinzioni,
e le sue braccia sono tese per raggiungere ciascuno. Siate voi il cuore e le braccia
di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall’amore
e dall’accoglienza! Seguite l’esempio dei grandi missionari della Chiesa, come san
Francesco Saverio e tanti altri. Al termine della Giornata Mondiale della Gioventù
a Madrid, ho benedetto alcuni giovani di diversi continenti che partivano in missione.
Essi rappresentavano i tantissimi giovani che, riecheggiando il profeta Isaia, dicono
al Signore: «Eccomi, manda me!» (Is 6,8). La Chiesa ha fiducia in voi e vi è profondamente
grata per la gioia e il dinamismo che portate: usate i vostri talenti con generosità
al servizio dell’annuncio del Vangelo! Sappiamo che lo Spirito Santo si dona a coloro
che, in umiltà di cuore, si rendono disponibili a tale annuncio. E non abbiate paura:
Gesù, Salvatore del mondo, è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr
Mt 28,20)! Questo appello, che rivolgo ai giovani di tutta la terra, assume un
rilievo particolare per voi, cari giovani dell’America Latina! Infatti, alla V Conferenza
Generale dell’Episcopato Latinoamericano che si è svolta ad Aparecida nel 2007, i
Vescovi hanno lanciato una «missione continentale». E i giovani, che in quel continente
costituiscono la maggioranza della popolazione, rappresentano una forza importante
e preziosa per la Chiesa e per la società. Siate dunque voi i primi missionari! Ora
che la Giornata Mondiale della Gioventù fa il suo ritorno in America Latina, esorto
tutti i giovani del continente: trasmettete ai vostri coetanei del mondo intero l’entusiasmo
della vostra fede!
La Vergine Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, invocata
anche con i titoli di Nostra Signora di Aparecida e Nostra Signora di Guadalupe, accompagni
ciascuno di voi nella sua missione di testimone dell’amore di Dio. A tutti, con particolare
affetto, imparto la mia Benedizione Apostolica.