2012-11-16 08:14:17

Notte di violenze in Medio Oriente. Arrivato a Gaza il premier egiziano Kandil


E' muro contro muro tra Israele e il movimento fondamentalista palestinese di Hamas. Per tutta la notte si sono susseguiti i raid delle forze ebraiche sulla Striscia di Gaza, ai quali i miliziani hanno risposto con un fitto lancio di razzi, circa 400 caduti in territorio ebraico; ieri un paio hanno raggiunto anche Tel Aviv, gettando nel panico la città. Oltre una ventina i morti tra le due parti. Mobilitate le diplomazie internazionali per scongiurare l’apertura di un nuovo fronte bellico in Medio Oriente. Arrivato a Gaza il premier egiziano Hisham Kandil, inviato dal presidente Morsi per una mediazione diplomatica. Il servizio di Graziano Motta: RealAudioMP3

Le lancette dell’orologio indietro di 21 anni: nel 1991, durante la Guerra del Golfo, i missili di Saddam Hussein raggiungevano Tel Aviv, proprio come ieri i due lanciati da Gaza. I fondamentalisti islamici di Hamas negli ultimi due-tre anni hanno infatti dotato le loro milizie anche di missili sofisticati ricevuti dall’Iran. Ieri avevano colpito la “Città degli Angeli” – questo il nome di Kiryat Malachi – distante 25 km, uccidendo e ferendo i suoi abitanti. Alla luce di questi fatti si spiega la rappresaglia ebraica, con i raid quasi ininterrotti di aerei e droni su Gaza, per distruggere l’apparato bellico di Hamas, ma che pure hanno causato tante vittime civili, nonché il richiamo di 30 mila riservisti e lo spiegamento di carri armati ai confini. Un precipitare della situazione che ha indotto il presidente degli Stati Uniti, Obama, a sollecitare un intervento – potrebbe essere una mediazione – di quello dell’Egitto, Mursi, che ha ottimi rapporti con i leader di Gaza i quali hanno accolto oggi il suo inviato, il primo ministro Kandil. Sono, infatti, tutti Fratelli musulmani.
Quali sono i rischi reali di questa nuova esplosione di violenza tra israeliani e palestinesi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Eric Salerno, esperto di Medio Oriente: RealAudioMP3
R. – Il rischio vero è che questa tensione possa estendersi anche alla Siria, perché è evidente che una situazione di questo genere a Gaza, provocata in questo momento sia da Hamas, ovviamente, ma anche da questa accelerazione da parte di Israele, rischia di dare segnali ad Assad e alle persone che stanno dall’altra parte nel conflitto, per cercare di provocare un intervento internazionale.
A Israele non interessava un’accelerazione di questo tipo, in questo momento, se non per motivi preelettorali, perché si vota il 22 gennaio in Israele. Nethanyau può aver detto: “Mi serve una cosa di questo genere”. Ma c’è anche un altro motivo da non sottovalutare, che è quello di colpire e distruggere il più presto possibile l’arsenale missilistico di Hamas. Questo significa che Israele, in qualche modo, si vuole preparare a un eventuale attacco contro l’Iran e potrebbe scegliere un motivo qualsiasi per fare la stessa cosa con Hezbollah in Libano.

Sulle violenze israelo-palestinesi ascoltiamo il commento di mons. William Shomali, vescovo ausiliare del Patriarcato Latino di Gerusalemme, al microfono di Thomas Chabolle: RealAudioMP3
R. - Quello che succede da qualche giorno è un circolo vizioso di violenza: uno tira, l’altro risponde, senza misura, e si ci sono vittime da entrambe le parti. Specialmente a Gaza, perché Gaza è una città sovrappopolata e là dove arrivano gli attacchi, ci sono innocenti che muoiono. Siamo tristi per quello che accade e adesso possiamo solo accompagnarli con la nostra preghiera, aspettando che le Nazioni Unite, e specialmente gli Stati Uniti, intervengano con forza per impedire un’altra guerra.










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