Mesajul papei Benedict XVI pentru Ziua Mondială a Tineretului 2013, la Rio de Janeiro
(I)
RV 16 nov 2012."Mergeţi şi faceţi ucenici din
toate naţiunile!": mandatul lui Cristos cel înviat încredinţat primilor
săi apostoli - potrivit Evangheliei după Matei 28,19 – este tema
aleasă de Benedict XVI în Mesajul său pentru Ziua Mondială a Tineretului
de la Rio de Janeiro, publicat vineri de Sala de Presă a Sf. Scaun.
Ziua Mondială a Tineretului 2013 se va desfăşura în metropola braziliană
de la 23 la 28 iulie.
Papa îndeamnă tinerii să fie primii misionari
în mijlocul celor de o vârstă cu ei, în special pe "continentul" digital şi "universul"
internetului, pentru a împărtăşi frumuseţea întâlnirii cu Isus şi bucuria care se
naşte din această întâlnire. "Nu suntem adevăraţi credincioşi fără a vesti Evanghelia",
subliniază Benedict XVI în mesajul său, în care încurajează tinerii să trăiască împreună
cu Biserica: "nimeni nu poate fi mărturisitor al Evangheliei de unul singur".
Mai
jos, mesajul Sfântului Părinte, pentru moment în limba italiană, urmând să revenim
cu un rezumat în limba română:
«Andate e fate discepoli tutti i popoli!»
(cfr Mt 28,19)
Cari giovani,
vorrei far giungere a tutti voi il mio
saluto pieno di gioia e di affetto. Sono certo che molti di voi sono tornati dalla
Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid maggiormente «radicati e fondati in Cristo,
saldi nella fede» (cfr Col 2,7). Quest’anno, nelle varie Diocesi, abbiamo celebrato
la gioia di essere cristiani, ispirati dal tema: «Siate sempre lieti nel Signore!»
(Fil 4,4). E ora ci stiamo preparando alla prossima Giornata Mondiale, che si celebrerà
a Rio de Janeiro, in Brasile, nel luglio 2013. Desidero anzitutto rinnovarvi l’invito
a partecipare a questo importante appuntamento. La celebre statua del Cristo Redentore,
che domina quella bella città brasiliana, ne sarà il simbolo eloquente: le sue braccia
aperte sono il segno dell’accoglienza che il Signore riserverà a tutti coloro che
verranno a Lui e il suo cuore raffigura l’immenso amore che Egli ha per ciascuno e
per ciascuna di voi. Lasciatevi attrarre da Lui! Vivete questa esperienza di incontro
con Cristo, insieme ai tanti altri giovani che convergeranno a Rio per il prossimo
incontro mondiale! Lasciatevi amare da Lui e sarete i testimoni di cui il mondo ha
bisogno. Vi invito a prepararvi alla Giornata Mondiale di Rio de Janeiro meditando
fin d’ora sul tema dell’incontro: «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt
28,19). Si tratta della grande esortazione missionaria che Cristo ha lasciato alla
Chiesa intera e che rimane attuale ancora oggi, dopo duemila anni. Ora questo mandato
deve risuonare con forza nel vostro cuore. L’anno di preparazione all’incontro di
Rio coincide con l’Anno della fede, all’inizio del quale il Sinodo dei Vescovi ha
dedicato i suoi lavori a «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede
cristiana». Perciò sono contento che anche voi, cari giovani, siate coinvolti in questo
slancio missionario di tutta la Chiesa: far conoscere Cristo è il dono più prezioso
che potete fare agli altri.
1. Una chiamata pressante La storia ci ha mostrato
quanti giovani, attraverso il dono generoso di se stessi, hanno contribuito grandemente
al Regno di Dio e allo sviluppo di questo mondo, annunciando il Vangelo. Con grande
entusiasmo, essi hanno portato la Buona Notizia dell’Amore di Dio manifestato in Cristo,
con mezzi e possibilità ben inferiori a quelli di cui disponiamo al giorno d’oggi.
Penso, per esempio, al Beato José de Anchieta, giovane gesuita spagnolo del XVI secolo,
partito in missione per il Brasile quando aveva meno di vent’anni e divenuto un grande
apostolo del Nuovo Mondo. Ma penso anche a quanti di voi si dedicano generosamente
alla missione della Chiesa: ne ho avuto una sorprendente testimonianza alla Giornata
Mondiale di Madrid, in particolare nell’incontro con i volontari. Oggi non pochi
giovani dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel
loro cammino. Più in generale, di fronte alle difficoltà del mondo contemporaneo,
molti si chiedono: io che cosa posso fare? La luce della fede illumina questa oscurità,
ci fa comprendere che ogni esistenza ha un valore inestimabile, perché frutto dell’amore
di Dio. Egli ama anche chi si è allontanato da Lui o lo ha dimenticato: ha pazienza
e attende; anzi, ha donato il suo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente
dal male. E Cristo ha inviato i suoi discepoli per portare a tutti i popoli questo
annuncio gioioso di salvezza e di vita nuova. La Chiesa, nel continuare questa
missione di evangelizzazione, conta anche su di voi. Cari giovani, voi siete i primi
missionari tra i vostri coetanei! Alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, di
cui quest’anno celebriamo il 50° anniversario, il Servo di Dio Paolo VI consegnò ai
giovani e alle giovani del mondo un Messaggio che si apriva con queste parole: «E’
a voi, giovani uomini e donne del mondo intero, che il Concilio vuole rivolgere il
suo ultimo messaggio. Perché siete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei
vostri padri e vivrete nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni
della sua storia. Siete voi che, raccogliendo il meglio dell’esempio e dell’insegnamento
dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la società di domani: voi vi salverete
o perirete con essa». E concludeva con un appello: «Costruite nell’entusiasmo un mondo
migliore di quello attuale!» (Messaggio ai giovani, 8 dicembre 1965). Cari amici,
questo invito è di grande attualità. Stiamo attraversando un periodo storico molto
particolare: il progresso tecnico ci ha offerto possibilità inedite di interazione
tra uomini e tra popolazioni, ma la globalizzazione di queste relazioni sarà positiva
e farà crescere il mondo in umanità solo se sarà fondata non sul materialismo ma sull’amore,
l’unica realtà capace di colmare il cuore di ciascuno e di unire le persone. Dio è
amore. L’uomo che dimentica Dio è senza speranza e diventa incapace di amare il suo
simile. Per questo è urgente testimoniare la presenza di Dio affinché ognuno possa
sperimentarla: è in gioco la salvezza dell’umanità e la salvezza di ciascuno di noi.
Chiunque comprenda questa necessità, non potrà che esclamare con san Paolo: «Guai
a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16).
2. Diventate discepoli di Cristo
Questa chiamata missionaria vi viene rivolta anche per
un’altra ragione: è necessaria per il nostro cammino di fede personale. Il Beato Giovanni
Paolo II scriveva: «La fede si rafforza donandola» (Enc. Redemptoris missio, 2). Annunciando
il Vangelo voi stessi crescete nel radicarvi sempre più profondamente in Cristo, diventate
cristiani maturi. L’impegno missionario è una dimensione essenziale della fede: non
si è veri credenti senza evangelizzare. E l’annuncio del Vangelo non può che essere
la conseguenza della gioia di avere incontrato Cristo e di aver trovato in Lui la
roccia su cui costruire la propria esistenza. Impegnandovi a servire gli altri e ad
annunciare loro il Vangelo, la vostra vita, spesso frammentata tra diverse attività,
troverà la sua unità nel Signore, costruirete anche voi stessi, crescerete e maturerete
in umanità. Ma che cosa vuol dire essere missionari? Significa anzitutto essere
discepoli di Cristo, ascoltare sempre di nuovo l’invito a seguirlo, l’invito a guardare
a Lui: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Un discepolo,
in effetti, è una persona che si pone all’ascolto della Parola di Gesù (cfr Lc 10,39),
riconosciuto come il Maestro che ci ha amati fino al dono della vita. Si tratta dunque,
per ciascuno di voi, di lasciarsi plasmare ogni giorno dalla Parola di Dio: essa vi
renderà amici del Signore Gesù e capaci di far entrare altri giovani in questa amicizia
con Lui. Vi consiglio di fare memoria dei doni ricevuti da Dio per trasmetterli
a vostra volta. Imparate a rileggere la vostra storia personale, prendete coscienza
anche della meravigliosa eredità delle generazioni che vi hanno preceduto: tanti credenti
ci hanno trasmesso la fede con coraggio, affrontando prove e incomprensioni. Non dimentichiamolo
mai: facciamo parte di una catena immensa di uomini e donne che ci hanno trasmesso
la verità della fede e contano su di noi affinché altri la ricevano. L’essere missionari
presuppone la conoscenza di questo patrimonio ricevuto, che è la fede della Chiesa:
è necessario conoscere ciò in cui si crede, per poterlo annunciare. Come ho scritto
nell’introduzione di YouCat, il Catechismo per giovani che vi ho donato all’Incontro
Mondiale di Madrid, «dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con
cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer; dovete
conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente
radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con
forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo.» (Premessa).
3.
Andate!
Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione con questo
mandato: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà
e sarà battezzato sarà salvato» (Mc 16,15-16). Evangelizzare significa portare ad
altri la Buona Notizia della salvezza e questa Buona Notizia è una persona: Gesù Cristo.
Quando lo incontro, quando scopro fino a che punto sono amato da Dio e salvato da
Lui, nasce in me non solo il desiderio, ma la necessità di farlo conoscere ad altri.
All’inizio del Vangelo di Giovanni vediamo Andrea il quale, dopo aver incontrato Gesù,
si affretta a condurre da Lui suo fratello Simone (cfr 1,40-42). L’evangelizzazione
parte sempre dall’incontro con il Signore Gesù: chi si è avvicinato a Lui e ha fatto
esperienza del suo amore vuole subito condividere la bellezza di questo incontro e
la gioia che nasce da questa amicizia. Più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo.
Più parliamo con Lui, più desideriamo parlare di Lui. Più ne siamo conquistati, più
desideriamo condurre gli altri a Lui. Mediante il Battesimo, che ci genera a vita
nuova, lo Spirito Santo prende dimora in noi e infiamma la nostra mente e il nostro
cuore: è Lui che ci guida a conoscere Dio e ad entrare in amicizia sempre più profonda
con Cristo; è lo Spirito che ci spinge a fare il bene, a servire gli altri, a donare
noi stessi. Attraverso la Confermazione, poi, siamo fortificati dai suoi doni per
testimoniare in modo sempre più maturo il Vangelo. È dunque lo Spirito d’amore l’anima
della missione: ci spinge ad uscire da noi stessi, per «andare» ed evangelizzare.
Cari giovani, lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che questo
amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo, nei propri problemi, nelle
proprie abitudini; abbiate il coraggio di «partire» da voi stessi per «andare» verso
gli altri e guidarli all’incontro con Dio.
4. Raggiungete tutti i popoli Cristo
risorto ha mandato i suoi discepoli a testimoniare la sua presenza salvifica a tutti
i popoli, perché Dio nel suo amore sovrabbondante, vuole che tutti siano salvi e nessuno
sia perduto. Con il sacrificio di amore della Croce, Gesù ha aperto la strada affinché
ogni uomo e ogni donna possa conoscere Dio ed entrare in comunione di amore con Lui.
E ha costituito una comunità di discepoli per portare l’annuncio di salvezza del Vangelo
fino ai confini della terra, per raggiungere gli uomini e le donne di ogni luogo e
di ogni tempo. Facciamo nostro questo desiderio di Dio! Cari amici, volgete gli
occhi e guardate intorno a voi: tanti giovani hanno perduto il senso della loro esistenza.
Andate! Cristo ha bisogno anche di voi. Lasciatevi coinvolgere dal suo amore, siate
strumenti di questo amore immenso, perché giunga a tutti, specialmente ai «lontani».
Alcuni sono lontani geograficamente, altri invece sono lontani perché la loro cultura
non lascia spazio a Dio; alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo personalmente,
altri invece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse. A tutti apriamo
la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicità e nel
rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia, porterà frutto. I «popoli»
ai quali siamo inviati non sono soltanto gli altri Paesi del mondo, ma anche i diversi
ambiti di vita: le famiglie, i quartieri, gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi
di amici e i luoghi del tempo libero. L’annuncio gioioso del Vangelo è destinato a
tutti gli ambiti della nostra vita, senza alcun limite. Vorrei sottolineare due
campi in cui il vostro impegno missionario deve farsi ancora più attento. Il primo
è quello delle comunicazioni sociali, in particolare il mondo di internet. Come ho
già avuto modo di dirvi, cari giovani, «sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura
di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra
vita! [...] A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi
nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione
di questo “continente digitale”» (Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali, 24 maggio 2009). Sappiate dunque usare con saggezza questo mezzo, considerando
anche le insidie che esso contiene, in particolare il rischio della dipendenza, di
confondere il mondo reale con quello virtuale, di sostituire l’incontro e il dialogo
diretto con le persone con i contatti in rete. Il secondo ambito è quello della
mobilità. Oggi sono sempre più numerosi i giovani che viaggiano, sia per motivi di
studio o di lavoro, sia per divertimento. Ma penso anche a tutti i movimenti migratori,
con cui milioni di persone, spesso giovani, si trasferiscono e cambiano Regione o
Paese per motivi economici o sociali. Anche questi fenomeni possono diventare occasioni
provvidenziali per la diffusione del Vangelo. Cari giovani, non abbiate paura di testimoniare
la vostra fede anche in questi contesti: è un dono prezioso per chi incontrate comunicare
la gioia dell’incontro con Cristo.
5. Fate discepoli! Penso che
abbiate sperimentato più volte la difficoltà di coinvolgere i vostri coetanei nell’esperienza
di fede. Spesso avrete constatato come in molti giovani, specialmente in certe fasi
del cammino della vita, ci sia il desiderio di conoscere Cristo e di vivere i valori
del Vangelo, ma questo sia accompagnato dal sentirsi inadeguati e incapaci. Che cosa
fare? Anzitutto la vostra vicinanza e la vostra semplice testimonianza saranno un
canale attraverso il quale Dio potrà toccare il loro cuore. L’annuncio di Cristo non
passa solamente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi
in gesti di amore. L’essere evangelizzatori nasce dall’amore che Cristo ha infuso
in noi; il nostro amore, quindi, deve conformarsi sempre di più al suo. Come il buon
Samaritano, dobbiamo essere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, comprendere,
aiutare, per condurre chi è alla ricerca della verità e del senso della vita alla
casa di Dio che è la Chiesa, dove c’è speranza e salvezza (cfr Lc 10,29-37). Cari
amici, non dimenticate mai che il primo atto di amore che potete fare verso il prossimo
è quello di condividere la sorgente della nostra speranza: chi non dà Dio, dà troppo
poco! Ai suoi apostoli Gesù comanda: «Fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare
tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). I mezzi che abbiamo per «fare discepoli»
sono principalmente il Battesimo e la catechesi. Ciò significa che dobbiamo condurre
le persone che stiamo evangelizzando a incontrare Cristo vivente, in particolare nella
sua Parola e nei Sacramenti: così potranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno
della sua grazia. Vorrei che ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio di proporre
il Battesimo a giovani che non l’hanno ancora ricevuto? Ho invitato qualcuno a seguire
un cammino di scoperta della fede cristiana? Cari amici, non temete di proporre ai
vostri coetanei l’incontro con Cristo. Invocate lo Spirito Santo: Egli vi guiderà
ad entrare sempre più nella conoscenza e nell’amore di Cristo e vi renderà creativi
nel trasmettere il Vangelo.
6. Saldi nella fede Di fronte alle difficoltà
della missione di evangelizzare, talvolta sarete tentati di dire come il profeta Geremia:
«Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma anche a voi
Dio risponde: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò»
(Ger 1,6-7). Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell’annunciare e testimoniare
la fede, non abbiate timore. L’evangelizzazione non è una nostra iniziativa e non
dipende anzitutto dai nostri talenti, ma è una risposta fiduciosa e obbediente alla
chiamata di Dio, e perciò si basa non sulla nostra forza, ma sulla sua. Lo ha sperimentato
l’apostolo Paolo: «Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che
questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2 Cor 4,7). Per
questo vi invito a radicarvi nella preghiera e nei Sacramenti. L’evangelizzazione
autentica nasce sempre dalla preghiera ed è sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare
con Dio per poter parlare di Dio. E nella preghiera, affidiamo al Signore le persone
a cui siamo inviati, supplicandolo di toccare loro il cuore; domandiamo allo Spirito
Santo di renderci suoi strumenti per la loro salvezza; chiediamo a Cristo di mettere
le parole sulle nostre labbra e di farci segni del suo amore. E, più in generale,
preghiamo per la missione di tutta la Chiesa, secondo la richiesta esplicita di Gesù:
«Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt
9,38). Sappiate trovare nell’Eucaristia la sorgente della vostra vita di fede e della
vostra testimonianza cristiana, partecipando con fedeltà alla Messa domenicale e ogni
volta che potete nella settimana. Ricorrete frequentemente al Sacramento della Riconciliazione:
è un incontro prezioso con la misericordia di Dio che ci accoglie, ci perdona e rinnova
i nostri cuori nella carità. E non esitate a ricevere il Sacramento della Confermazione
o Cresima se non l’avete ricevuto, preparandovi con cura e impegno. Con l’Eucaristia,
esso è il Sacramento della missione, perché ci dona la forza e l’amore dello Spirito
Santo per professare senza paura la fede. Vi incoraggio inoltre a praticare l’adorazione
eucaristica: sostare in ascolto e dialogo con Gesù presente nel Sacramento diventa
punto di partenza di nuovo slancio missionario. Se seguirete questo cammino, Cristo
stesso vi donerà la capacità di essere pienamente fedeli alla sua Parola e di testimoniarlo
con lealtà e coraggio. A volte sarete chiamati a dare prova di perseveranza, in particolare
quando la Parola di Dio susciterà chiusure od opposizioni. In certe regioni del mondo,
alcuni di voi vivono la sofferenza di non poter testimoniare pubblicamente la fede
in Cristo, per mancanza di libertà religiosa. E c’è chi ha già pagato anche con la
vita il prezzo della propria appartenenza alla Chiesa. Vi incoraggio a restare saldi
nella fede, sicuri che Cristo è accanto a voi in ogni prova. Egli vi ripete: «Beati
voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di
male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli» (Mt 5,11-12).
7.
Con tutta la Chiesa Cari giovani, per restare saldi nella confessione della fede
cristiana là dove siete inviati, avete bisogno della Chiesa. Nessuno può essere testimone
del Vangelo da solo. Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione insieme: «fate discepoli»
è rivolto al plurale. È dunque sempre come membri della comunità cristiana che noi
offriamo la nostra testimonianza, e la nostra missione è resa feconda dalla comunione
che viviamo nella Chiesa: dall’unità e dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri
ci riconosceranno come discepoli di Cristo (cfr Gv 13,35). Sono grato al Signore per
la preziosa opera di evangelizzazione che svolgono le nostre comunità cristiane, le
nostre parrocchie, i nostri movimenti ecclesiali. I frutti di questa evangelizzazione
appartengono a tutta la Chiesa: «uno semina e l’altro miete», diceva Gesù (Gv 4,37). A
tale proposito, non posso che rendere grazie per il grande dono dei missionari, che
dedicano tutta la loro vita ad annunciare il Vangelo sino ai confini della terra.
Allo stesso modo benedico il Signore per i sacerdoti e i consacrati, che offrono interamente
se stessi affinché Gesù Cristo sia annunciato e amato. Desidero qui incoraggiare i
giovani che sono chiamati da Dio, a impegnarsi con entusiasmo in queste vocazioni:
«Si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). A coloro che lasciano tutto
per seguirlo, Gesù ha promesso il centuplo e la vita eterna! (cfr Mt 19,29). Rendo
grazie anche per tutti i fedeli laici che si adoperano per vivere il loro quotidiano
come missione là dove sono, in famiglia o sul lavoro, affinché Cristo sia amato e
servito e cresca il Regno di Dio. Penso in particolare a quanti operano nel campo
dell’educazione, della sanità, dell’impresa, della politica e dell’economia e in tanti
altri ambiti dell’apostolato dei laici. Cristo ha bisogno del vostro impegno e della
vostra testimonianza. Nulla - né le difficoltà, né le incomprensioni - vi faccia rinunciare
a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui vi trovate: ognuno di voi è prezioso
nel grande mosaico dell’evangelizzazione!
8. «Eccomi, Signore!» In conclusione,
cari giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profondo di voi stessi la chiamata
di Gesù ad annunciare il suo Vangelo. Come mostra la grande statua di Cristo Redentore
a Rio de Janeiro, il suo cuore è aperto all’amore verso tutti, senza distinzioni,
e le sue braccia sono tese per raggiungere ciascuno. Siate voi il cuore e le braccia
di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall’amore
e dall’accoglienza! Seguite l’esempio dei grandi missionari della Chiesa, come san
Francesco Saverio e tanti altri.
Al termine della
Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, ho benedetto alcuni giovani di diversi
continenti che partivano in missione. Essi rappresentavano i tantissimi giovani che,
riecheggiando il profeta Isaia, dicono al Signore: «Eccomi, manda me!» (Is 6,8). La
Chiesa ha fiducia in voi e vi è profondamente grata per la gioia e il dinamismo che
portate: usate i vostri talenti con generosità al servizio dell’annuncio del Vangelo!
Sappiamo che lo Spirito Santo si dona a coloro che, in umiltà di cuore, si rendono
disponibili a tale annuncio. E non abbiate paura: Gesù, Salvatore del mondo, è con
noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20)! Questo appello, che
rivolgo ai giovani di tutta la terra, assume un rilievo particolare per voi, cari
giovani dell’America Latina! Infatti, alla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano
che si è svolta ad Aparecida nel 2007, i Vescovi hanno lanciato una «missione continentale».
E i giovani, che in quel continente costituiscono la maggioranza della popolazione,
rappresentano una forza importante e preziosa per la Chiesa e per la società. Siate
dunque voi i primi missionari! Ora che la Giornata Mondiale della Gioventù fa il
suo ritorno in America Latina, esorto tutti i giovani del continente: trasmettete
ai vostri coetanei del mondo intero l’entusiasmo della vostra fede! La Vergine
Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, invocata anche con i titoli di Nostra
Signora di Aparecida e Nostra Signora di Guadalupe, accompagni ciascuno di voi nella
sua missione di testimone dell’amore di Dio. A tutti, con particolare affetto, imparto
la mia Benedizione Apostolica.