Il Papa ai giovani per la Gmg di Rio: siate voi il cuore e le braccia di Gesù
“Non temete di proporre ai vostri coetanei l’incontro con Cristo”: è l’esortazione
che Benedetto XVI rivolge a tutti i giovani del mondo, nel suo Messaggio per la Giornata
Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, in programma dal 23 al 28 luglio 2013 sul
tema “Andate e fate discepoli tutti i popoli!”. Nel messaggio, il Papa indica in Internet
uno dei campi principali in cui i giovani devono rafforzare il loro impegno missionario.
Il servizio di Alessandro Gisotti, sulle note dell’inno ufficiale della Gmg
di Rio:
Quando si pensa
a Rio de Janeiro, la prima immagine che viene alla mente è la grande statua del Cristo
Redentore che domina la baia dove sorge la metropoli brasiliana. Proprio questo imponente
simbolo di fede, scrive Benedetto XVI, indica la strada ai giovani che il prossimo
anno daranno vita alla Gmg di Rio. Come vediamo dalla statua sul Corcovado, afferma,
il cuore di Gesù “è aperto all’amore verso tutti, senza distinzioni, e le sue braccia
sono tese per raggiungere ciascuno”. Di qui l’esortazione ai giovani: “Siate voi il
cuore e le braccia di Gesù”, testimoniate il suo amore, “siate i nuovi missionari
animati dall’amore e dall’accoglienza”. Tutto il lungo messaggio del Papa è proprio
animato da questo incoraggiamento ai ragazzi ad essere nuovi evangelizzatori, missionari
nell’era della globalizzazione che, avverte, deve fondarsi sull’amore e non sul materialismo.
“Far conoscere Dio – scrive il Papa – è il dono prezioso che potete fare agli altri”,
specie oggi che molti giovani hanno bisogno della “luce della fede” perché “non vedono
chiarezza nel loro cammino”. L’uomo che “dimentica Dio – avverte – è senza speranza
e diventa incapace di amare il suo simile”. E con le parole del Beato Wojtyla rammenta
che “la fede si rafforza donandola”.
Ma cosa vuol dire, dunque, essere missionari
di Cristo, come chiede il tema della prossima Gmg. “Significa anzitutto - risponde
il Papa – essere discepoli di Cristo”. Evangelizzare significa allora “portare ad
altri la Buona Notizia”, che è una persona: Gesù Cristo. Benedetto XVI mette l’accento
sulla responsabilità dei giovani che devono conoscere la fede della Chiesa per essere
veri testimoni e missionari. “E’ necessario – soggiunge – conoscere ciò in cui si
crede per poterlo annunciare”. E ancora, “più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo.
Più parliamo con Lui, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo
parlare di Lui”. Il Papa sottolinea due campi in cui l’impegno missionario “deve farsi
ancora più attento”: Internet e mobilità. Ai giovani, ribadisce, “spetta in particolare
il compito della evangelizzazione” del “continente digitale”, usando Internet “con
saggezza”. Il secondo ambito, sottolinea il messaggio, è quello della mobilità giacché
oggi sempre più giovani viaggiano per motivi di studio, lavoro o divertimento. Né
meno rilevanti sono i movimenti migratori. Anche questi fenomeni, osserva il Papa,
“possono diventare occasioni provvidenziali per la diffusione del Vangelo”.
Il
Papa ha parole di speranza e incoraggiamento per i giovani: “Lasciatevi condurre dalla
forza dell’amore di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel
proprio mondo”. Abbiate, esorta ancora, “il coraggio di partire da voi stessi
per andare verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio”. Né, aggiunge,
bisogna avere timore quando ci si sente “inadeguati, incapaci, deboli nell’annunciare
e testimoniare la fede”. Per dare una testimonianza forte, rileva, bisogna però radicarsi
“nella preghiera e nei Sacramenti”. L’evangelizzazione, infatti, “nasce sempre dalla
preghiera ed è sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare
di Dio”. E non manca di ricordare quanti, anche giovani, sono chiamati a “dare prova
di perseveranza” e in alcune regioni del mondo non possono “testimoniare pubblicamente
la fede in Cristo per mancanza di libertà religiosa”. Il Papa conclude il suo messaggio
ricordando ai giovani che “per restare saldi nella confessione della fede cristiana”
hanno bisogno della Chiesa. “E’ dunque sempre come membri della comunità cristiana
– avverte – che noi offriamo la nostra testimonianza, e la nostra missione è resa
feconda dalla comunione che viviamo nella Chiesa”.