2012-11-16 12:18:15

Congo: intensi scontri a Goma. La paura dei civili


Dopo tre mesi circa di tregua informale, intensi scontri sono in corso nei pressi di Kibumba, 30 chilometri a nord di Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, tra forze armate regolari (Fardc) e ribelli del Movimento del 23 marzo (M23). La conferma arriva dall’emittente locale ‘Radio Okapi’ ma sia sui bilanci delle vittime che sulla dinamica delle violenze sono in circolazione versioni contrastanti. Il governatore dell’instabile provincia orientale, Julien Paluku - riferisce l'agenzia Misna - ha annunciato che 113 ribelli sono rimasti uccisi e pochi soldati feriti. Poche ore prima, da Kinshasa, il portavoce dell’esecutivo Lambert Mende ha confermato la morte di 51 miliziani. “I corpi senza vita che sono stati recuperati avevano tutti divise dell’esercito ruandese” ha precisato la fonte governativa, aggiungendo che un leader del M23, senza precisarne l’identità, ha perso la vita e che ingenti quantità di armi sono state sequestrate. Da Goma, il luogotenente colonnello Olivier Hamuli ha invece deplorato l’uccisione di un comandante delle Fardc.In comunicati diffusi dall’esercito regolare e dalla ribellione, le due parti rivali si accusano a vicenda per la ripresa degli scontri. “Non siamo stati noi ad attaccare. E’ un pretesto. Da due settimane sapevamo che si stavano rafforzando – ha dichiarato Hamuli – Siamo stati attaccati e ora stiamo solo recuperando le nostre posizioni”. Il portavoce dell’esercito a Goma ha poi precisato che “il piccolo gruppo ha lanciato l’offensiva dal Rwanda”, ma senza specificare se si sia trattato di soldati di Kigali o di ribelli con la divisa ruandese. Dalla nascita della nuova ribellione del M23, sette mesi fa, diversi rapporti dell’Onu hanno evidenziato la responsabilità diretta del Rwanda e dell’Uganda, Paesi confinanti con l’Est congolese, che fornirebbero sostegno politico, militare e logistico al M23. Dal canto loro i miliziani hanno avvertito che “siamo obbligati a difenderci dopo che siamo stati aggrediti e che la tregua è stata interrotta” ha detto il loro portavoce Vianney Kazarama. Sul terreno la situazione militare rimane confusa ed incerta. L’esercito sostiene che gli scontri sono terminati mentre un’operazione di rastrellamento sarebbe in corso nella zona di Kibumba e Rubari, confinante con il Rwanda, in cerca di ribelli. L’M23 denuncia invece “bombardamenti” in atto, blindati in azione sul terreno e l’apertura di tre nuovi fronti di combattimenti da parte delle Fardc. Per ora sembra però esclusa ogni minaccia diretta al capoluogo di Goma, attorno al quale da mesi sono stati allestiti campi che hanno accolto migliaia di sfollati. “La gente vive nella paura quotidiana e nell’incertezza per quanto potrebbe succedere” ha detto Omar Kavota, portavoce delle Ong della società civile del Nord-Kivu. Il riaccendersi delle violenze giunge mentre a New York è riunito il Comitato delle sanzioni dell’Onu che sta valutando misure individuali ai danni di responsabili ruandesi e ugandesi. Tra questi ci potrebbero essere il ministro della Difesa di Kigali, James Kabarebe, e il capo di stato maggiore dell’esercito ruandese Charles Kanyonga. Martedì Washington ha iscritto il capo del M23, Sultani Makenga, sulla lista nera delle persone coinvolte, fisicamente o moralmente, nel conflitto nell’Est del Congo. La decisione è stata annunciata poco dopo che l’Onu aveva disposto nei confronti dell’uomo – accusato di omicidi, stupri e vessazioni – un’interdizione a viaggiare e il congelamento dei beni. Solo 24 ore fa il governo di Kampala ha deciso, senza preavviso, di chiudere il confine di Bunagana, principale posto di frontiera con il Congo, fino a nuovo ordine. (R.P.)







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