2012-11-15 12:59:32

Oncologia integrata: un nuovo approccio alla cura dei tumori


Le cure per i malati di tumore possono essere migliorate attraverso la collaborazione tra le metodologie tradizionali, come quella chirurgica e internistica, e le medicine non convenzionali. Si tratta di un’attività medico-scientifica già sviluppata in molti Paesi e che sta prendendo piede anche in Italia. Sul tema è dedicato un convegno a Roma promosso dall’Artoi, l’associazione per la ricerca su questo tipo di cure. Ma che cosa è l’oncologia integrata? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al dott. Massimo Bonucci, specialista in Anatomia patologica e Oncologia medica:RealAudioMP3

R. – Oncologia integrata significa ricerca, soprattutto di una condivisione, di metodologie che sfruttano sostanze naturali e non, per vedere di riuscire a diminuire gli effetti collaterali della chemioterapia e l’impatto fisico nei pazienti per quanto riguarda la chemioterapia stessa. In più, è stato visto che l’uso di queste sostanze porta – spesso e volentieri – anche ad un miglioramento dei risultati.

D. – Inizialmente, il tumore veniva trattato o per via chirurgica o per via internistica. Come il mondo medico ha accolto questo allargamento di competenze?

R. – Diciamo che, a livello internazionale sono già presenti società di oncologia integrata, quindi l’uso combinato è una realtà. In Italia si sta lavorando in questo senso. Noi lo facciamo anche attraverso le università, lo stiamo facendo anche con altre strutture, come l’Istituto Superiore di Sanità, in cui c’è un dipartimento che si occupa dell’uso di sostanze naturali in oncologia. Dal punto di vista strettamente terapeutico, poi, vi sono già anche in altre realtà nazionali e internazionali possibilità di utilizzo delle metodologie classiche – la chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia – in associazione con le sostanze naturali. Sembra che piano piano si stia sempre più allargando il consenso medico nei confronti di questo tipo di terapia.

D. – C’è stato un progresso nelle guarigioni? E poi, soprattutto, come i pazienti stanno accogliendo questo approccio?

R. – Già a livello internazionale ed anche in Italia, sono i pazienti che vanno alla ricerca di questo tipo di approccio, che - lo sottolineo - non è legato a fatti miracolistici: l’aspetto importante è che il malato vuole comunque stare meglio. E uno dei risultati è stato proprio questo: la qualità della vita che è migliorata. Dall’altro lato, ci sono risultati sempre più interessanti nell’uso combinato. Quindi è quasi – come dire, – il movimento popolare dei pazienti che promuove questo nuovo tipo di cure. E noi vogliamo che i pazienti, che hanno questa esigenza, non si rivolgano a persone che non siano qualificate: tutto questo deve essere sempre dedicato a trovare qualcosa di cui noi possiamo dimostrare la validità. La nostra attenzione è proprio riguardo a tutto quello che sia scientificamente provato. Diversamente, molte persone si rivolgeranno ai ciarlatani e questo deve essere assolutamente evitato.

D. – Quali sono le patologie in campo oncologico che hanno risposto meglio?

R. – Un po’ tutte le patologie ne risentono positivamente: i pazienti, poi, stanno meglio, sia che ci siano patologie del sangue, quindi quelle ematologiche, sia per quanto riguarda i tumori solidi. In più – e questo è interessante – c'è che noi pensiamo che la nutrizione sia uno dei cardini importanti nel trattamento dei pazienti oncologici.







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