2012-11-15 16:38:53

Mons. Tomasi: civili, prime vittime nei conflitti, fallimento dell'umanità


Il diritto delle parti in conflitto a scegliere mezzi e metodi di guerra non è illimitato e non è accettabile. E’ quanto ribadito ieri da mons. Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio dell’Onu a Ginevra, nel suo intervento durante un incontro promosso sull’uso delle armi convenzionali. Mons. Tomasi ha quindi sollecitato interventi affinché si metta fine al coinvolgimento dei civili delle aree urbane, divenuti ormai le prime vittime dei conflitti armati. Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Tomasi: RealAudioMP3

Di seguito la sintesi dell'intervento di mons. Tomasi all'Onu:

Le vittime civili dei conflitti armati sono la prova del fallimento degli sforzi della comunità internazionale nel costruire civiltà pacifiche.

L’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, ha denunciato gli enormi costi umani dell’uso delle armi in particolare nelle zone urbanizzate. Durante gli attacchi – ha affermato il presule - viene data la priorità agli interessi etnici, religiosi o nazionali mentre i civili sono dimenticati. Nonostante le convenzioni internazionali, che cercano di limitare il diritto dei belligeranti ad usare mezzi di guerra particolarmente letali, i civili innocenti nelle aree urbane – ha affermato mons. Tomasi - continuano ad essere le prime vittime dei conflitti armati, vittime che i belligeranti definiscono danni collaterali: così, la stragrande maggioranza dei morti e dei feriti sono civili e i danni interessano soprattutto le infrastrutture civili e le risorse di base di sussistenza di intere popolazioni. Tutto ciò – denuncia il rappresentante vaticano - dimostra che i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario spesso non vengono rispettati. Inoltre, questi attacchi causano anche traumi psicologici e lo stop allo sviluppo per molti anni. I bambini e le donne sono particolarmente colpiti. Causano odi e ferite difficili da guarire. Rendono la riconciliazione più difficile, se non impossibile. I belligeranti, inoltre - ha aggiunto - devono riconoscere la loro responsabilità nei confronti delle vittime, in un modo o nell'altro. L'assistenza alle vittime è un diritto umano, un impegno umanitario e politico, e nasce dalla centralità della persona umana e dalla sua dignità inalienabile, che costituisce la base etica del diritto internazionale umanitario.

Mons. Tomasi sottolinea poi il fatto che i governi, le cui forze armate sono impegnate in conflitti armati, prendono molto sul serio l’opinione pubblica quando ci sono vittime tra le loro truppe. Ma, purtroppo, non accade lo stesso quando ci sono vittime civili non appartenenti alla loro comunità nazionale. Oggi – nota il presule - molte voci si alzano per mettere in discussione l'uso di queste armi letali in aree popolate, ma la strada da percorrere per realizzare l’obiettivo di proteggere i civili resta lunga.

In conclusione – afferma mons. Tomasi - si può affermare con sufficiente certezza che è impossibile usare armi esplosive in zone popolate e mantenere il rispetto dei principi del diritto internazionale umanitario che si tradurrebbe nella protezione dei civili.

Ultimo aggiornamento: 16 novembre







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