2012-11-15 15:02:31

Il Consiglio italiano per i rifugiati presenta il Rapporto sul diritto all'unità familiare


In Italia, dall’inizio del 2012, 65.300 cittadini stranieri hanno presentato domanda di ricongiungimento familiare. Il diritto all’unità delle famiglie è particolarmente importante per coloro che chiedono asilo e protezione umanitaria: proprio a loro è dedicato il Rapporto “Ritrovarsi per ricostruire”, presentato ieri dal Consiglio italiano per i rifugiati. Davide Maggiore ha chiesto a Christopher Hein, che ne è il direttore, quale quadro emerge dal dossier:RealAudioMP3

R. – Un rifugiato riconosciuto - che si trova quindi regolarmente in Italia ma che ha dovuto lasciare i propri familiari o nel Paese d’origine o in un Paese di transito - trova moltissime difficoltà a procedere alla realizzazione del suo diritto di riformare l’unità della famiglia. Le difficoltà sono innanzitutto dal punto di vista delle procedure amministrative, a volte molto complesse anche solo per evidenziare il vincolo familiare che esiste. Poi, c’è l’altro elemento delle condizioni materiali e sociali: è impossibile pensare che arrivi il coniuge o il familiare del rifugiato riconosciuto e che il rifugiato non abbia una casa, un lavoro e quindi le reali possibilità per accogliere i suoi cari.

D. – Da questo punto di vista, cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare?

R. – Si è fatto qualcosa, che è però ancora a livello di progetti che riguardano interventi mirati per determinati gruppi di rifugiati. Non c’è un vero programma che faccia sì che i rifugiati abbiano una effettiva possibilità di vivere in Italia.

D. – Quali sono le conseguenze di un prolungato distacco dalla famiglia, per un rifugiato?

R. – Il rifugiato tende a guardare verso ciò che ha dovuto lasciare nel Paese di origine e quindi una separazione prolungata fa sì che spesso le persone entrino in uno stato depressivo. La riunificazione della famiglia, invece, potrebbe essere d’aiuto per guardare al futuro, per costruirsi una nuova vita.

E sulle conseguenze positive delle riunificazioni familiari per i rifugiati, Davide Maggiore ha sentito il parere di Helena Behr, della sezione protezione dell’Acnur Italia:RealAudioMP3

R. – L’integrazione è una conseguenza dell’unità familiare. Grazie all’unità e al ricongiungimento familiare, si può iniziare a pensare a un processo di integrazione. L’unità e il ricongiungimento familiare sono estremamente importanti anche per i componenti della famiglia rimasti nei Paesi di origine o in Paesi di asilo di transito, nei quali possono essersi rifugiati: parliamo dei parenti dei rifugiati, di persone che sono fuggite per motivi di persecuzione o di guerra. Il ricongiungimento familiare, in alcuni casi, è anche un modo per garantire la loro sicurezza.

D. – Cosa possono fare gli Stati di destinazione, in particolare gli Stati dell’Unione Europea, per garantire al meglio questo diritto?

R. – Al diritto all’unità familiare corrisponde, chiaramente, un obbligo, una responsabilità degli Stati nel facilitare il più possibile il ricongiungimento familiare. L’Unhcr promuove l’istituzione di procedure che tengano conto delle condizioni specifiche dei rifugiati e delle loro difficoltà, ad esempio, a ottenere documenti - come un documento di viaggio, un visto - o a raggiungere zone sicure come le ambasciate, a dimostrare il legame di parentela… Quindi, procedure che tengano conto di tutti questi ostacoli e di queste difficoltà, così da poter facilitare il più possibile il ricongiungimento familiare.

Ultimo aggiornamento: 16 novembre







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