Congo. Nel Nord Kivu ribelli nel Masisi: pesante bilancio di vittime civili
Tra lo scorso aprile e settembre in più di 70 attacchi almeno 264 civili, di cui 83
bambini, sono stati uccisi da gruppi armati attivi nel territorio di Masisi, a sud
della turbolenta provincia orientale del Nord-Kivu. Il pesante bilancio - riferisce
l'agenzia Misna - è contenuto in un rapporto dell’Onu diffuso ieri, frutto di sei
missioni d’inchiesta realizzate dall’Ufficio congiunto delle Nazioni Unite per i diritti
umani in Congo nel corso delle quali sono state raccolte più di 160 testimonianze.
Nei villaggi bersagliati gli investigatori hanno riscontrato che “le vittime sono
spesso le persone che non possono o hanno difficoltà a fuggire agli assalitori, in
particolare bambini e anziani”. Le Nazioni Unite puntano il dito contro la milizia
di autodifesa Raia Mutomboki e gruppi alleati Mayi Mayi in rivalità con i ribelli
Nyatura (hutu). Il rapporto evidenzia che i crimini sarebbero stati commessi anche
su base etnica in quanto “i civili uccisi dai Raia Mutomboki erano per la maggior
parte di origine etnica hutu, mentre le vittime dei Nyatura principalmente tembo”.
Il documento sottolinea “l’estrema brutalità” degli aggressori che hanno ucciso le
vittime “a colpi di machete” o “sono state bruciate vive nelle proprie abitazioni”,
commesso stupri e violenze alle donne ma anche saccheggi su vasta scala, provocando
lo sfollamento massiccio e forzato dei civili. Di scena anche le Forze democratiche
di liberazione del Rwanda (Fdlr, hutu), che in alcuni casi hanno sostenuto i Nyatura.
L’ultimo episodio risale a tre giorni fa, quando almeno otto villaggi del Masisi sono
stati incendiati, portando alla morte di alcuni residenti e allo sfollamento di 5000
famiglie. “Le autorità congolesi devono prendere provvedimenti immediati per proteggere
le popolazioni, a cominciare dai bambini, e lottare all’impunità persistente che non
fa altro che incoraggiare gli assassini” ha dichiarato l’Alto commissario Onu per
i diritti umani, Navi Pillay. “Deploriamo il fatto che interessi politici ed economici
alimentino conflitti etnici legati a dispute per il controllo della terra. Raccomandiamo
al governo di far processare i responsabili di quei crimini” ha insistito Scott Campbell,
rappresentante dell’Alta commissione Onu per i diritti umani. A lanciare l’allarme
sul deteriorarsi della sicurezza e della situazione umanitaria nel Masisi è anche
il Jesuit Refugees Service (Jrs), che dal 2010 presta assistenza nella zona in cinque
campi sfollati. “Qui la popolazione si sente abbandonata dalle forze della Monusco,
la locale missione Onu, che ha fallito nella sua missione” si legge in un comunicato
del ‘Jrs’, evidenziando che “negli ultimi mesi lo spostamento delle truppe regolari
congolesi verso il nord della provincia ha lasciato spazio ai numerosi gruppi che
commettono violenze quotidiane”. Dallo scorso aprile la nuova sfida per le Forze armate
regolari congolesi (Fardc) è rappresentata dalla ribellione del Movimento del 23 marzo
(M23), costituita da ex ribelli del Congresso nazionale di difesa del popolo (Cndp,
tutsi) integrati nell’esercito nel 2009 dal quale hanno disertato sette mesi fa. Da
alcune ore pesanti combattimenti sarebbero in corso nella zona di Rugari, a 30 chilometri
da Goma, capoluogo provinciale, tra truppe regolari e l’M23. (R.P.)