2012-11-14 15:56:25

L'attivista siriana Hanadi Zalhout: appoggio la nuova Coalizione nazionale


“Dall’inizio delle rivolte in Medio Oriente e Nordafrica migliaia di donne hanno messo a repentaglio la loro vita, sfidando vecchi e nuovi regimi repressivi”. Lo ricorda Amnesty International chE, nell’ambio della Settimana Premio Sakharov 2012 del Parlamento europeo, ha organizzato un convegno a Roma dedicato alle "primavere arabe" e alle loro protagoniste. A partecipare anche un’attivista per i diritti delle donne in Siria. Il servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

La Coalizione nazionale siriana ha incassato finora il riconoscimento di Francia e Stati Uniti, ma ad appoggiare la nuova alleanza e il suo capo, l’ex imam sunnita Ahmed Moaz el Khatib è soprattutto la dissidenza siriana. L’attivista Hanadi Zahlout, in questi giorni a Roma, è molto fiduciosa:

"Sono molto ottimista, perché mi fido tanto del dott. Moaz el Khatib: è un uomo di religione, ma a titolo personale, a livello sociale e pubblico è una persona molto moderata, è un uomo laico ed anche un uomo d’onore. Sono ottimista sul fatto che almeno tutti i segmenti dell’opposizione in questo modo siano uniti, è ovviamente molto meglio che essere divisi".

Hanadi Zahlout, nata nel 1982 a Latakia, è entrata a far parte di una rete di comitati incaricati di organizzare e pianificare le manifestazioni contro il governo del presidente al-Assad. All'inizio della rivolta siriana, con lo pseudonimo di "Hiam la bella", ha diffuso attraverso Facebook i video girati dagli attivisti per documentare le violenze perpetrate dalle forze governative contro la popolazione civile. Scoperta dalle autorità è stata arrestata tre volte, l’ultima nell’aprile scorso, e sempre con l’accusa di aver attentato alla sicurezza nazionale diffondendo informazioni segrete o false. Nelle sue parole, la dura esperienza nelle carceri siriane:

"Sono un’attivista nel campo dei diritti umani, dei diritti dei prigionieri politici e di coscienza. Scrivevo report giornalistici. Era importante costruire una rete e informare la gente dei numeri dei caduti, dei martiri, degli scomparsi, dell’andamento della rivoluzione, delle manifestazioni. Io facevo parte di questo gruppo. Era lotta giornalistica, lotta di pensiero, non era lotta armata. La prima volta che sono stata arrestata sono rimasta 50 giorni in isolamento, in una cella di 2 metri per 1 metro, dopo di che sono stata trasportata alla prigione centrale di Adra, dove sono rimasta per due mesi. Ho subito violenza fisica una volta, però ho subito una violenza psicologica continua: non mi era permesso di dormire, dovevo addormentarmi molto tardi e mi facevano svegliare molto presto. Usavano tutti i metodi psicologici di tortura, oltre al terrorismo psicologico, al ricatto psicologico, strumentalizzando la famiglia, i vicini e così via".

Oggi, Hanadi è riparata in Francia, la sua lotta la porta avanti da lì, è in contatto con l’opposizione fuori dalla Siria e con chi si trova ancora all’interno del Paese. Continua a scrivere i suoi articoli, racconta la sua esperienza in Siria e ciò che ora fa a Parigi. Ed ecco come risponde a chi chiede del rischio di islamizzazione della rivolta:

"Le manifestazioni sono cominciate in maniera pacifica, ma la grande repressione da parte del regime nel soffocare queste manifestazioni pacifiche ha fatto sì che la gente cominciasse a vedere come unica soluzione per abbattere questo regime una rivoluzione armata. La soluzione ora è la caduta veloce del regime. Noi dobbiamo fare in modo che il regime cada il prima possibile, in modo da evitare al Paese un’islamizzazione, perché più dura il regime, più i segmenti fondamentalisti all’interno dell’Esercito libero siriano diventano più forti. Tutto questo non è nell’interesse del futuro del Paese. Però c’è il rischio, perché quelli che sostengono materialmente, finanziariamente, l’Esercito libero siriano sono i Paesi islamici. L’unico colpevole, però, è il regime. E la soluzione per limitare la crescente corrente islamica è che il regime cada il prima possibile".

Fino al 25 novembre, con un sms solidale di due euro al numero 45509, sarà possibile contribuire alla campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi di Amnesty International “Io sono la voce”, per i diritti delle donne in Medio Oriente e in Africa del Nord.







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